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 2021  agosto 27 Venerdì calendario

Nirmal, lo sherpa re degli Ottomila

Nirmal Purja è una divinità delle montagne, è l’uomo capace di sovvertire ogni legge naturale. «Oltre il possibile» è il suo mantra, e lo ha messo in pratica scalando tutti gli Ottomila del pianeta in 189 giorni (il record precedente era di quasi otto anni). Insaziabile, lo scorso 16 gennaio ha domato con un gruppo di alpinisti d’élite, tutti sherpa come lui, anche il K2 d’inverno. «È stato quasi facile, in confronto», ha sorriso. 
Nimsdai – il suo soprannome, che il nepalese significa «fratello» – ieri era con il suo sponsor Scarpa a Cortina d’Ampezzo: per destino, la città che diede i natali a Lino Lacedelli, il primo a conquistare il K2 nel 1954. 
Nirmal, è la prima volta che vieni in Italia dopo la conquista invernale del K2. Cosa ti lega a questa terra? 
«Reinhold Messner è sempre stato fonte di ispirazione per me. È uno dei più grandi alpinisti di sempre, è stato il primo a scalare tutti gli Ottomila. È un modello per me e anche per tutto il gruppo di fratelli nepalesi con i quali ho scalato il K2 d’inverno, finalmente adesso una grande ascesa ha la nostra bandiera». 
Un divoratore di Ottomila come lei come si sente nelle Dolomiti? 
«Stasera è la prima volta che le vedo, sono davvero curioso di camminare e scalare su questi monti: tutti ne parlano in modo entusiasta. Vorrei davvero riuscire a volare attraverso queste cime con il mio parapendio, per vederle tutte dall’alto. Sarebbe davvero eccitante». 
Sei a Cortina anche per raccontare la tua esperienza in un talk. Dopo le imprese che hai compiuto, qual è la tua prossima missione? 
«Tornerò sul Manaslu, la Montagna dello Spirito (la vetta è a 8.163 metri di altezza, ndr), in Nepal. La ripuliremo dai rifiuti lasciati dagli alpinisti. Porteremo a valle più spazzatura possibile, è questo il primo progetto che parte dopo la nascita della Nimsdai Foundation. Combattere il cambiamento climatico, difendere la bellezza dei monti e tutelare chi vi vive è ciò che mi dà forza e coraggio». 
Il tuo desiderio di rompere ogni barriera trasuda peraltro dal tuo libro, dove hai raccontato l’avventura «Oltre il possibile», la tua vita nella zona della morte in alta quota. 
«Ciò che mi ha mosso fin dall’inizio è il desiderio di dimostrare che tutto è realizzabile se lo si vuole veramente e se si lotta per ottenerlo. Il pensiero positivo mi aiuta, penso che la speranza sia Dio. Ho anche la fortuna di avere un fisico particolare, in quota fatico meno degli altri a respirare». 
Dunque, qual è il tuo segreto? 
«La formazione militare nei corpi speciali, gli allenamenti durissimi per prepararmi ai combattimenti in guerra e una predisposizione naturale aiutano. Ma è fondamentale la mente: credere che sia possibile raggiungere una meta, e impegnarsi al massimo in ogni dettaglio, lo fa accadere. Credo che il merito delle mie imprese sia per il 90 per cento mentale e solo per il 10 per cento fisico». 
Dopo aver battuto tutti questi record, cos’altro potrai fare? 
«Ho molte idee in testa, molti progetti e sicuramente proverò a battere qualche altro record. Ma prima di parlarne, voglio essere sicuro di portarli a termine. Sono nato povero, per realizzare Project Possible ho dovuto ipotecare la mia casa. E oggi, quando mi chiedono chi sono, rispondo che sono Nimsdai, che vive il suo sogno a Ottomila metri. Il mio messaggio è questo: sono la prova vivente che serve soltanto la forza di volontà per raggiungere e realizzare i propri sogni».