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 2021  agosto 26 Giovedì calendario

Monica Cirinnà è rimasta senza cameriera

Il sottobosco complottista ha trovato il suo giallo dell’estate, che come i gialli migliori si nutre di contrasti. Quarantotto banconote da cinquecento euro arrotolate e nascoste dentro una cuccia, circondata a sua volta da vitigni Merlot e Sauvignon; il gusto fruttato del vino che verrà e la polvere di un capannone da ripulire, l’odore dei soldi e il ferro degli attrezzi da campagna, l’ideale erre moscia della Capalbio ch’è stata il tempio della sinistra ai tempi della superiorità morale, gli aperitivi al tramonto, il mare e la campagna. E, sopra tutto, un’inquietante iconografia canina che tutto tiene insieme, il presente e il passato remoto, come il filo conduttore dei gialli migliori. Dice lui: «Per i romani sono stato l’uomo che ha realizzato il canile della Muratella, quand’ero assessore della giunta Rutelli. E ora mi trovo in questa storia a causa di una cuccia che ho costruito con le mia mani anni fa». Dice lei: «Ero già nei pasticci di mio, nelle ultime settimane. Nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciati da un momento all’altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: “Me ne vado perché mi annoio a stare da sola col cane”». 
Lui e lei sono Esterino Montino e Monica Cirinnà, marito e moglie, due calibri pesantissimi del progressismo capitolino comunista prima e post-comunista dopo, sindaco di Fiumicino lui, senatrice del Pd e madre della legge sui diritti alle coppie di fatto lei. Lavorando alla pulizia di un vecchio capannone, mercoledì 18 agosto, alcuni operai hanno trovato, nascosti in una cuccia per cani abbandonata, la bellezza di ventiquattromila euro in banconote da cinquecento. Insieme a uno dei figli dei padroni di casa hanno immediatamente avvertito le forze dell’ordine e poi telefonato alla coppia, che stava rientrando da Roma dove aveva partecipato ai funerali dell’amico avvocato Luca Petrucci. 
Se all’inizio degli anni Sessanta Adriano Celentano e Claudia Mori erano stati la coppia dei ventiquattromila baci, Montino e Cirinnà – nell’estate 2021 – si guadagnano loro malgrado lo scherzoso appellativo dei proprietari della cuccia da ventiquattromila euro. 
Scherzoso ma neanche troppo, sottolinea lei, visto che su questa storia c’è pure chi sta uscendo un po’ fuori dal seminato delle battute. «Dal mio partito ho ricevuto una sola telefonata di solidarietà, da Goffredo Bettini. Lo scriva», scandisce. «E anche gli assessori della giunta di Fiumicino, va detto, sono intervenuti a difesa di mio marito rispondendo ad assurde richieste di dimissioni...». 
La cuccia del mistero, intanto. «È molto vicina alla strada asfaltata che passa accanto alla proprietà e molto distante da dove abbiamo la casa, un punto in cui non passiamo quasi mai e che dall’abitazione non si vede nemmeno. Prendiamo il Senato: faccia conto che la casa sta alla buvette e la cuccia al bar di Sant’Eustachio», racconta Cirinnà, evocando l’immagine – per chi non fosse esperto della geografia politica della Capitale – di due luoghi che sono vicini ma vengono percepiti come molto distanti. 
«Anni fa avevamo un pastore come vicino. Aveva una cana che ci ritrovavamo spesso fuori dal nostro cancello e che, a un certo punto, fa una cucciolata. Decidiamo di ospitare quei cuccioli fino allo svezzamento ma, visto che i nostri cani erano gelosi, Esterino costruisce questa cuccia che posizioniamo distante ma sempre nella nostra proprietà. Pensi che la cucciolata arrivò l’8 marzio 2013, il giorno in cui mi insediavo al Senato. Poi la cuccia non ci è servita più e mio marito, con una ruspa, l’ha spostata dove sta adesso. Consideri che era lì abbandonata da quasi otto anni...». 
Lì qualcuno, probabilmente approfittando della vicinanza alla strada principale e dalla distanza dall’abitazione, ha infilato i ventiquattromila euro in contanti su cui adesso le forze dell’ordine stanno indagando. 
«Certo che l’ho costruita bene, anche all’interno è ben isolata», sorride Montino a proposito dello stato di conservazione delle quarantotto banconote da cinquecento euro arrotolate. Lo stato delle banconote potrebbe non essere un indicatore del periodo in cui sono state nascoste là dentro. 
Erano nuove o vecchie? «Consunte», risponde Cirinnà, simulando scherzosamente familiarità con gli aggettivi che si trovano nei verbali di sommaria informazione che riempiono gli archivi delle stazioni di polizia e delle caserme dei carabinieri. 
A far loro ombra, chissà per quanto tempo, vitigni di Merlot e Sauvignon. Più in là, tutto il biologico che uno potrebbe aspettarsi dalla campagna capalbiese e anche di più, «marmellate, pomodori, conserve». E il capannone degli attrezzi, con il ferro vecchio da smaltire, a cui gli operai stavano lavorando prima che lo strano ritrovamento delle banconote facesse sobbalzare la famiglia Montino-Cirinnà e far accorrere in campagna le forze dell’ordine. 
Qualcuno potrebbe figurarselo come il capannone degli attrezzi di Presunto innocente, il libro di Scott Turow in cui a un certo punto il protagonista – dopo mille disavventure giudiziarie – riesce a ricostruire il dettaglio decisivo di un delitto di sangue di cui era stato ingiustamente accusato. 
Ma a Capalbio, per fortuna, niente sangue. Il giallo estivo dei complottisti ha il colore di un Sauvignon rigorosamente biologico, l’odore dei soldi e un’inquietante iconografia canina che tutto tiene assieme, presente e passato. Come nei gialli migliori, come nei complotti.