Il Messaggero, 26 agosto 2021
Biografia di Louisa May Alcott
«Un Natale senza regali che Natale è? – brontolò Jo, pigramente distesa su un ruvido tappeto. vero. Quanto è brutto essere poveri! – le fece eco Meg, abbassando gli occhi sul suo vecchio vestito. Non è giusto che alcune ragazze abbiano le cose più belle e altre non abbiano nulla – aggiunse la piccola Amy, tirando su con il naso per il dispetto. Ma cosa ci manca? Abbiamo il papà e la mamma e l’affetto che ci tiene unite. Accontentiamoci, dunque – intervenne tranquillamente Beth, dall’angolino in cui era seduta. Per un attimo, le sue rincuoranti parole accesero un lampo di gioiosa allegria sui quattro visetti, illuminati dalla fiamma che divampava nel camino».
LA SECESSIONE
Questo incipit è stato, e forse rimane, uno dei più noti della letteratura per ragazze. Si tratta infatti di Piccole Donne, famosissimo romanzo di Louisa May Alcott pubblicato nel 1868. La storia delle quattro ragazze March, che comincia durante il difficile periodo della Secessione americana e si snoda attraverso le vicissitudini di ognuna, ha appassionato intere generazioni ed è stata ripresa in molte opere cinematografiche.
Che l’identificazione scattasse con la graziosa e romantica Meg, con l’irrequieta scrittrice in erba Jo – un maschiaccio che è il doppione della Alcott – con la generosa e sfortunata Beth, o con la bella e viziata Amy, o invece che si rifiutassero in blocco i modelli proposti, poco importa. La serie – composta da quattro libri, Piccole Donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini, I ragazzi di Jo – ha comunque inciso in un modo o in altro sulla personalità di ragazze appartenenti a epoche e paesi diversi.
Difficilmente l’autrice – seconda di quattro sorelle, nata a Germantown (ora Philadelphia) il 29 novembre 1832 da un filosofo trascendentalista, Amos Bronson Alcott, e da Abby May, colta e benestante attivista – avrebbe potuto prevedere tale successo. Dopo la sua nascita, la famiglia Alcott si era spostata a Boston, dove Amos aveva fondato una scuola; quindi a Concord, nel Massachussetts. Per un certo periodo aveva anche vissuto in una comune, Fruitlands. Louisa e le sorelle erano state educate in casa, con insegnanti dell’élite intellettuale. Ralph Waldo Emerson, Nathaniel Hawthorne, Margaret Fuller (la giornalista che avrebbe raccontato il nostro Risorgimento) la influenzarono molto. Le difficoltà finanziarie che la famiglia attraversava – i tentativi di Alcott di fondare scuole per l’epoca rivoluzionarie, con classi miste e aperte ai bambini di colore, erano destinati al fallimento – spinsero tuttavia Louisa a cercare l’autonomia economica e l’affermazione attraverso la scrittura, dopo aver tentato lavori diversi.
L’INDIPENDENZA
Quello che è stato definito il contrasto fra idealità e necessità, il legame con le sorelle (la sisterhood, la sorellanza, destinata a estinguersi), il rapporto con la madre, l’insegnamento del padre, un contesto familiare a contatto con la natura, la passione per il teatro, sono elementi che si riflettono nella sua opera. Ancora, le ferite della Guerra di secessione, il culto della domesticità ma al tempo stesso la volontà americana di indipendenza al femminile, l’importanza del lavoro, il mito dei Padri pellegrini del Mayflower, la necessità di dare spazio a aspirazioni e talenti individuali, pervadono l’animo della scrittrice e le sue opere.
D’altro canto, la femminilizzazione della cultura caratterizza l’America del tempo: la dannata massa di scribacchine – così le stigmatizzava Hawthorne – è composta da donne di talento come Harriet Beecher Stowe (autrice de La capanna dello zio Tom), femministe e abolizioniste della schiavitù, che hanno trovato nel mestiere di scrittrici la chiave dell’indipendenza e della valorizzazione del merito, nonché del contributo alla collettività.
IL SOLLIEVO
La vita di Louisa è stata costellata di difficoltà e lutti, al punto che per un certo periodo ella pensò di suicidarsi. Pur tuttavia, la sua incessante attività – ha scritto così tanto, da avere problemi alla mano destra – è stata per lei un sollievo spirituale, oltre che un sostegno economico. Femminista, favorevole al suffragio universale esteso alle donne, abolizionista, impegnata per i diritti civili delle minoranze, la Alcott ha creato un archetipo femminile nuovo, scegliendo di aderire a un modello assai indipendente: non si sposerà mai e il suo alter ego, Jo, ha un soprannome maschile. L’intellettuale francese Simone de Beauvoir scriverà che la sua vita sarebbe stata differente se non avesse letto Piccole Donne.
LA SCOMPARSA
L’idea di fondo della Alcott, trasmessale anche dall’educazione paterna, è quella dell’impegno e del sacrificio per diventare ciò che si è destinati a essere, accompagnata però da senso dell’umorismo e ribellione al perbenismo. La scrittrice sarebbe morta il 6 marzo 1888 a Boston, forse per avvelenamento da mercurio o a seguito di un ictus, subito dopo la scomparsa del padre. La casa di Concord, dove è stato scritto Piccole Donne, è ancor oggi meta di pellegrinaggi di appassionati del romanzo. Jo ne sarebbe divertita.