ItaliaOggi, 25 agosto 2021
Bergoglio potrebbe dimettersi
Rifletti, rimedita, verifica, e alla fine pure sulla stampa è comparsa una sconvolgente novità: Jorge Bergoglio potrebbe rinunciare al munus petrino. Così accanto al papa emerito Benedetto XVI avremmo un secondo emerito, Francesco I. Se l’emeritato pontificio conosceva l’ultimo vero precedente nella rinuncia di Celestino V (nel lontano 1294), la convivenza di due emeriti costituirebbe una novità.
Per tutti, o quasi, ma non per ItaliaOggi, che più volte ha parlato del coesistere di più pontefici rinunciatari: «Rinuncia o destituzione di Papa» (28 luglio) e «Possibile un altro Papa emerito?» (14 agosto). Adesso è Antonio Socci a farsi portavoce del «tam tam sulle dimissioni di papa Bergoglio per motivi di salute». È bene rammentare che lo stesso Socci aveva fornito un’anticipazione della rinuncia di Joseph Ratzinger, nel settembre 2011. Oggi si riferisce alla salute del pontefice, il quale ha subito un intervento chirurgico lo scorso 4 luglio, i cui lavori ed esiti sono stati comunicati in maniera mediocre, tenendo celata o oscura o in ogni caso non trasparente la verità. Ha giustamente notato un cronista bergogliano: «Tutta la retorica su un Jorge Mario Bergoglio superman danneggia la sua immagine e il suo carisma. Lui sa che dovrà cambiare molto la sua vita: fatiche, riposi, limiti, alimentazione, esercizi fisici riabilitativi».
Emerge dunque quanto si sussurrava sotto Paolo VI e poi si proclamava ad alta voce con Giovanni Paolo II, distrutto a poco a poco da mali che il diretto interessato accoglieva fatalisticamente (cristianamente, direbbe qualcun altro), e che infine si seppe con lucidità con la rinuncia di Benedetto XVI. Il pontefice può soffrire, indebolirsi, debilitarsi, essere abbattuto da malattie sovente gravi. Segretario particolare di papa Wojtya fu Stanisaw Dziwisz, la cui precisa attività negli ultimi anni di vita (rectius: sopravvivenza) del suo pontefice non è mai stata chiarita. Certo, egli era testardamente contrario alla rinuncia, come dimostra la la sua polemica battuta contro l’abbandono di Benedetto XVI: «Papa Wojtya decise di rimanere sul soglio pontificio fino alla fine della sua vita perché riteneva che dalla croce non si scende». A nulla in effetti valsero i consigli richiesti da Giovanni Paolo II, senza dubbio allo stesso Ratzinger, posto che il suo segretario particolare preferiva un vecchio sconvolto dal Parkinson e da svariati morbi, in tal modo forzatamente da lui dipendente.
Benedetto XVI comprese che non si doveva e non si poteva affidare la nave di Pietro a un nocchiero cadente: scelse quindi la via della rinuncia, gradita o no che fosse a credenti ciecamente nel pontificato di durata a vita. È quindi divenuto un papa emerito, facendo affermare al suo successore che altri potrebbero contemporaneamente esservi. Socci nota che papa Bergoglio ha più volte fatto cenno a una propria rinuncia, come possibile ma non immediata. La novità è oggi creata dalle condizioni di salute del pontefice, dopo le operazioni e un rientro forse troppo precipitoso al lavoro ordinario (ammesso sempre che la sua attività non abbia invece subito rallentamenti, che ai suoi anni sarebbero più che comprensibili). La Nación, voce dell’Argentina papale (nota: Bergoglio non ha mai messo piede nella propria patria, dopo l’elezione), si è posta di fronte alle «domande difficili sollevate» dai quasi 85 anni raggiunti dal pontefice, accennando a dimissioni come evento nell’ordine delle cose.
Ecco, allora, che si accende la possibilità di una rinuncia al soglio mentre già un collega ha lasciato. Dunque, sorgerebbe un secondo emeritato. Si è scritto di confusione che emergerebbe con la coesistenza di ben tre pontefici. Bisogna risalire al primo Quattrocento, dopo il concilio di Pisa che avrebbe dovuto cassare due papi-antipapi e invece ne creò un terzo, per trovarsi in simili condizioni, che tuttavia non sarebbero assolutamente assimilabili alle due rinunce. Non sarà un caso se teologi, storici, canonisti s’interrogano, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, su chi sia di fatto un papa emerito e quali siano le sue prerogative. E il caso trova una sorta di motus in fine velocior dopo che circolano ipotesi di abbandono di forze e quindi di possibili dimissioni, per usare un’espressione accessibile benché impropria, di Bergoglio.
Benedetto XVI, papa emerito. Francesco I, papa emerito. Perché non dovrebbe essere possibile? A meno che non si preferisca, sullo stile di Dziwisz, un pontefice in carica ma sempre più travolto dal male. O, ancora, a meno che Bergoglio cassi la denominazione medesima di papa emerito (in coincidenza col proprio abbandono?) ed emani disposizioni sull’emeritato. Sarebbero, inutile ricordarlo, altrettanti insulti al successore vivente.