La Stampa, 25 agosto 2021
Biografia di Tim Cook
A volte, il destino è scritto nelle stelle, altre volte nel luogo di nascita.
Tim Cook, che ieri ha festeggiato un decennio alla guida di Apple, è nato a Mobile, una piccola città dell’Alabama, nel profondo sud degli Stati Uniti. "Mobile", proprio come il telefonino che ha catapultato Apple dall’orlo della bancarotta al primato di azienda di maggior valore al mondo, e Cook da meticoloso programmatore di software all’amministratore delegato migliore della storia.
Non che Cook sia mai stato un predestinato, anzi. L’idea che questo spilungone allampanato, timido e un po’ goffo potesse prima rimpiazzare, e poi superare, il leggendario Steve Jobs, il PT Barnum della tecnologia, non è mai stata una certezza né per i mercati, né per colleghi e rivali di Silicon Valley.
«Apple ha perso il suo cuore e la sua anima» disse Michael Cusumano, professore al prestigioso Massachusetts Institute of Technology, al New York Times nel 2014, tre anni dopo la morte di Jobs.
Era una posizione comprensibile. La tragica scomparsa di Jobs a soli 56 anni a causa di un cancro al pancreas aveva amplificato la sua giustificatissima fama di supremo inventore, designer senza pari e tostissimo perfezionista.
Ma se Jobs era il "cuore e l’anima" di Apple, Cook ne è stato il cervello, il grande stratega che ha trasformato un fenomenale produttore di gadget in un ecosistema tecnologico che vale migliaia di miliardi di dollari e ha cambiato la vita (nel bene e nel male) di milioni di persone.
E non solo. Cook è riuscito ad introdurre uno stile manageriale diametralmente opposto a quello di Jobs – pacato, misurato e collegiale piuttosto che aggressivo, impetuoso e dittatoriale – in un’azienda creata ad immagine e somiglianza del suo fondatore.
E a parlare di temi sociali - soprattutto i diritti della comunità LGBT, visto che Cook è l’unico grande capitano d’industria ad aver dichiarato di essere gay – senza rinunciare alla privacy. (Cook concede pochissime interviste).
I numeri di Cook sono stratosferici. Durante il suo regno, la valutazione di mercato di Apple è passata da circa $350 miliardi ai 2,500 miliardi attuali, più di ogni altra azienda al mondo. Gli utili sono raddoppiati, raggiungendo $57 miliardi l’anno scorso e trasformando Apple nella società più redditizia del pianeta. Nessuno ha mai creato un "tesoro" così grande per gli azionisti.
Ma il dato più impressionante riguarda "l’economia di Apple" - la somma del fatturato della società, più le vendite di tutte le altre aziende che utilizzano le sue piattaforme: secondo l’Economist, vale circa 1,000 miliardi di dollari l’anno, sette volte più grande di quando Cook divenne amministratore delegato.
Come ha fatto Cook ad ottenere questi risultati? Avere un prodotto come l’iPhone lo ha sicuramente aiutato. Il merito di Cook è stato quello di prendere la geniale invenzione di Jobs e farne il centro di gravità della nostra "vita digitale".
Chi lo conosce dice che Cook spinge continuamente l’azienda a migliorare l’iPhone per venderlo non solo a nuovi utenti ma anche a chi vuole un upgrade. E l’iPhone ne ha fatta di strada, dalla modesta versione 4s - annunciata poco dopo la sua nomina - alla versione 13 che probabilmente vedremo a settembre, un supercomputer compatto e veloce con applicazioni che avrebbero stupefatto Jobs.
Non è un caso che, nonostante il fatto che ci siano un miliardo di iPhone in giro – uno per ogni sette esseri umani - l’anno scorso Apple abbia venduto 200 milioni nuovi telefonini. L’altra grande intuizione (e fortuna) di Cook è stata quella di usufruire di una filiera produttiva globale. Costruire i gadget in China ha permesso ad Apple di mantenere quei margini di profitto principeschi tanto amati da Wall Street. E non dimentichiamoci dell’App Store, il supermercato della tecnologia creato da e per Apple. Qui l’idea-chiave di Cook è stata quella di costruire un sistema solare che ruota intorno ad Apple. Ciò gli permette di far pagare un salato dazio ai "venditori" esterni sapendo che quest’ultimi non lo possono ignorare viste la massa di utenti della società californiana.
È proprio questo "giardino murato" che ha scatenato le ire dei regolatori di USA e Europa e che potrebbe portare ad azioni legislative contro l’azienda. Se a ciò si aggiunge il declino, lento ma inesorabile, nelle vendite di iPhone, è chiaro che nella seconda parte del suo mandato Cook avrà bisogno di nuove strategie per continuare a crescere.
Per la prima volta dalla scomparsa di Jobs, Apple si giocherà il futuro su prodotto che non è l’iPhone. Le voci di corridoio dicono che Cook punterà su due invenzioni: degli occhiali "digitali" e un’automobile elettrica che si guida da sola. Il ragazzo di Mobile ora ha 60 anni, i capelli bianchi e il viso segnato dallo stress. Ma la prossima battaglia è la più importante: tenere Apple in cima al capitalismo mondiale.