Corriere della Sera, 25 agosto 2021
San Teodoro, il carnaio e i sospiri
«Benvenuti nel carnaio di San Teodoro, che all’anagrafe conta 5 mila abitanti e in alta stagione ha sfiorato le 120 mila presenze». Un servizio di Salvatore Santoni sulla Nuova Sardegna ha spaccato i sardi e gli amici della Sardegna come un coltello un cocomero. Di qua gli «hurrà!» di operatori elettrizzati dalla massa di turisti entusiasti come fossero stati scarcerati dalla Cayenna. Di là i tanti che, tirato un sospiro di sollievo per il ritorno di visitatori (sobri) dopo quarantene e zone rosse, si sentono però mancare il fiato: è questo il destino delle coste sarde? Il caos?
Dicono i numeri reali che, tolti i residenti nominali, quelli che abitano davvero d’inverno a San Teodoro, sulla costa orientale dell’isola, sotto Olbia, sono tra i 3.500 e i 4.000. Meno degli abitanti di Zocca, il paese appenninico di Vasco Rossi. E che possono contare su un totale di 38 dipendenti comunali tra cui 4 vigili urbani: quattro. Forse sufficienti in paesotti di taglia simile da altre parti della Penisola. Ma spropositatamente pochi se quel paesotto per due mesi esplode raggiungendo le dimensioni di città medie come Savona, Campobasso, Pavia... Tanto più se, oltre che di turisti balneari, si riempie di folle di giovani e giovanissimi attirati fin da Sassari dalla fama di San Teodoro di essere, grazie alle discoteche, il centro della movida dei dintorni. Le discoteche sono chiuse? Chissenefrega. Basta far casino. In spiaggia. Per strada. Dovunque ci siano vino, birra, spinelli, musica a palla. Come potrebbero quattro vigili, sia pure aiutati da otto colleghi temporanei, reggere l’urto di una inondazione del genere? In un paese dominato dalla monocultura turistica dove le seconde case sarebbero 13 mila su 14 mila (vai a saperli, i numeri esatti...) e la toponomastica è talmente piena di buchi a causa della cementificazione tumultuosa, senza uno straccio di programmazione, che ci sono strade ancora senza un nome, per non dire dei numeri civici?
«Non è questo il turismo che volevamo», dice la sindaca Rita Deretta, funzionaria all’Asl, eletta lo scorso autunno, sospirando sugli errori del passato. «Abbiamo chiesto aiuto a tutti. Così è impossibile reggere». Il timore è che un giorno se lo chiedano sempre più turisti: splendido mare, ma se c’è da stare appiccicati come nei carnai del discount balneare perché mai prendere un traghetto per arrivarci?