il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2021
Intervista a Paolo Pejrone
“Adattare poco per volta i giardini al mutato contesto attraverso l’uso ragionato di una flora ‘delicata’ e sensibile alle basse temperature può contribuire e non poco alla causa”. Dopo La pazienza del giardiniere e Un giardino semplice Paolo Pejrone torna in libreria con I dubbi del giardiniere. Storie di slow gardening (Einaudi). Piemontese, architetto, allievo di Russel Page e Roberto Burle Marx, Pejrone è il Maestro giardiniere per antonomasia, un equilibrio di saggezza, creatività e tradizioni portate avanti con tenacia e passione. Il suo ultimo libro, scritto durante la pandemia, descrive aneddoti e piccole malizie da mestieranti atte a costruire un giardino sostenibile.
Ama essere definito giardiniere, non architetto. Il libro è rivolto a chi vuole capire l’arte del coltivare
Io sono spaventato dalla superficialità dei rapporti con le piante, con il giardino, con la natura. I miei concittadini si relazionano alla natura come a una cosa di poca importanza mentre dal mio punto di vista necessita di molto, molto rispetto e, soprattutto, conoscenza.
Anche perché altrimenti si ribella
Fa tutto ciò che può… Noi cretini facciamo finta di non accorgerci dei segnali forti.
Ci sono chicchi di grandine grandi come palline da golf…
Dei mandarini! In campagna dove risiedo si trovano campi completamente distrutti.
E le stagioni arrivano in anticipo di due mesi…
Un giardiniere, con la sua abilità di sentire la terra con le mani, non può non accorgersi dei cambiamenti in atto. Dobbiamo prendere atto che c’è un cambiamento climatico.
“Coltivare è un grande e serio gioco, un perenne sforzo di previsione e immedesimazione”
Accipicchia, io sento la pianta! Creare la situazione nella quale le piante si possono coltivare è una forma di intelligenza, di lusso e di bellezza. Oltre al buon senso, ci vuole anche la buona sorte. A ottant’anni sono ancora a contatto con la terra: ha un senso, significa diventare parte di un sistema e riconoscerlo, agevolarlo, esserne complice.
Cosa riceve da una pianta ben curata?
Mi restituisce un grande benessere, della tranquillità e la sicurezza di essere nel giusto. E allontana l’incertezza.
Nel libro elogia la saggezza della campagna: ottimizzazione delle risorse, niente sprechi. Quindi quello che vede oggi in giro le piacerà poco.
Mi accorgo che intorno a me i valori per cui si fanno delle battaglie svaniscono, c’è molta ignoranza: si guarda all’avere e poco al sapere per capire.
Una pianta che sta germogliando può anche essere poetica?
Tre giorni fa uno stupidissimo geranio che ho raccolto due anni fa all’Isola d’Elba sul bordo di una strada è fiorito. Non ha idea della gioia che mi ha procurato. Mi ricordo che l’avevo scelto perché aveva un colore rosso fortissimo, accecante. È come se mi avesse detto “dai, facciamo un pezzo di vita insieme”.
Spesso dei piccoli fiorellini nascono anche in mezzo alle rotaie o in posti apparentemente privi di vita. C’è una forza enorme nelle piante?
E quelle più forti sono proprio quelle less is more. L’importanza del poco, quello definito dai più ‘insignificante’: le piante che viaggiano da un continente all’altro come le petunie selvatiche sono sparse in tutto il mondo. Hanno un attaccamento alla vita estremo e sono lì a dimostrarcelo. Prima di Cristoforo Colombo tutti stavano al proprio posto, poi hanno iniziato a viaggiare (ride, ndr).
Lei paragona le piante agli esseri umani nel tema della migrazione
Stamani guardavo cinque piccole piante di cappero che dal terreno povero si abbarbicano nei posti più impensabili. E mi guardavano con aria felice nonostante il gran caldo. Cinque piccoli ‘pizzini’ di vita. L’immigrato non deve essere per forza visto come un nemico.
A Revello in provincia di Cuneo c’è il suo giardino Bramafam
È mio figlio. È cresciuto lavorandoci giorno dopo giorno con tanta tranquillità, mi ha sorpassato. Certe notti mi sveglio solo per appuntarmi su un foglio “bagnare quella pianta”. È un insieme di armonie, di piccole guerre e di lungimiranza. Ogni angolo ha una sua valenza. È un cosmico soufflé!
Non ama la filosofia ma avrà letto Rudolf Steiner e la sua tesi dell’energia delle piante.
Per me non c’è solo bianco o nero: c’è anche il grigio ed è il mio messaggio. Certamente il vivere con le piante è bellissimo, ha un effetto benefico sul nostro sistema nervoso e sulla nostra sensibilità.
Nel libro emergono anche le fobie botaniche.
Quelli che hanno paura della robinia, bambù, ailanto o di qualunque pianta che possa invadere molti spazi. Sono battaglie impari. Non bisogna averne paura, noi siamo più forti nel sopravvivere di loro. Deve essere un buon esempio per far capire a tutti il valore della accettazione della convivenza.