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 2021  agosto 24 Martedì calendario

Casaleggio e lo statuto che lancia Camelot

Se Luigi Di Maio arrivò ad annunciare «abbiamo abolito la povertà», e Giuseppe Conte s’insediò intimando «ora l’Europa deve ascoltare il popolo», Davide Casaleggio, ormai lontano da entrambi, per non essere da meno scrive, nello statuto della sua nuova srl che La Stampa ha potuto consultare: «Il nostro principale dovere fiduciario è nei confronti dell’umanità».
La frase potrà far sorridere ma compare testualmente al punto “Benefici ampiamente distribuiti” del nuovo statuto di Casaleggio, che contiene altri passaggi notevoli. «Abilitare le persone ad esprimere a pieno le proprie potenzialità, connettendo i temi di interesse delle comunità alle competenze dei singoli individui e amplificando la loro capacità d’azione. Contribuire allo sviluppo, crescita e miglioramento continui delle persone applicando il principio di interdipendenza: lo sviluppo, la felicità e miglioramento di ciascuno si alimentano con quelli di ciascun altro».
Vaste programme, per una società a responsabilità limitata. E è solo uno dei punti programmatici della Camelot srl, la nuova creatura di Davide Casaleggio, fondata il 19 luglio scorso dopo il divorzio dell’erede di Gianroberto dal Movimento 5 Stelle ormai egemonizzato dall’avvocato del popolo Giuseppe Conte, e la fine dell’Associazione Rousseau.
Come annunciato dallo stesso Casaleggio il mese scorso, Camelot è una “società benefit”, ovvero un’azienda che accanto al profitto (proprio) deve perseguire anche delle finalità sociali e un “beneficio comune”. Struttura, quelle delle società benefit, che nel nostro ordinamento esiste dal 2016 ma che finora non è che abbia avuto grande successo. Ci riuscirà Casaleggio, ormai distante e in polemica aperta con il Movimento fondato da suo padre e a suo giudizio, tradito da Conte?
L’oggetto principale, sottolineato e in grassetto, è quello di prendere il posto della piattaforma Rousseau: ovvero «lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un innovativo sistema di sistemi (sic) di votazione e di partecipazione digitale».
Oltre a questo, e al punto iniziale che si propone di abilitare le persone a esprimere le proprie potenzialità, tra gli scopi di beneficio comune lo statuto elenca anche il «contribuire alla trasformazione dello strumento della delega in una partecipazione attiva, consapevole, efficace e trasparente tramite la creazione di un ecosistema digitale in cui le persone, organizzandosi e amplificando l’influenza del singolo, possano essere parte attiva della comunità ed esercitare il diritto di azione sui temi che ritengono più importanti», e «agire come riferimento a livello internazionale nella promozione della cultura della partecipazione, ingaggiando individui, movimenti, associazioni e organizzazioni attraverso un modello trasparente nei processi, efficace nel funzionamento, affidabile e completo nella rendicontazione dei risultati per far sviluppare il pieno potenziale delle comunità». Resta da vedere chi nel mondo possa essere interessato.
In sostanza, l’imprenditore milanese ha creato il potenziale contenitore delle sue (eventuali) attività politiche. Ma siccome un altro movimento è di là da venire, e l’unico frontman possibile, Alessandro Di Battista, è corteggiatissimo dall’avvocato del popolo, che anzi ne vorrebbe fare un simbolo del suo movimento di lotta e di governo, Casaleggio presenta uno statuto di quella che – leggendo le altre finalità – appare pur sempre un’impresa: produzione e vendita di software, servizi in cloud, formazione e consulenza informatica, noleggio di hardware e software.
Soci di Casaleggio (che l’85% di Camelot) sono due figure di spicco della fu Associazione Rousseau: Enrica Sabatini, attuale compagna di Davide, socia di Rousseau e suo braccio destro nell’associazione fin dal 2018, con il 10%. E Cristian Laurini, già responsabile tecnico della piattaforma legata al Movimento e aspramente criticata per i problemi di sicurezza e tutela della privacy degli iscritti, con il 5%.