la Repubblica, 24 agosto 2021
Solo l’obbligo di vaccino può salvarci dalla Dad
Mancano solo due settimane all’inizio dell’anno scolastico in Alto Adige, tre in molte altre regioni e il caos sulle regole della riapertura regna sovrano al punto che alcuni presidenti di Regione hanno minacciato di ritardare l’inizio delle lezioni. Dobbiamo assolutamente evitarlo: non possiamo permetterci un altro anno di chiusure ricorrenti e di didattica a distanza: gli effetti sull’apprendimento, sulla socializzazione e sull’autostima di una intera generazione di studenti sono stati disastrosi.
Per evitarlo c’è una sola soluzione: la vaccinazione obbligatoria per i docenti di scuole e università e almeno per gli studenti universitari, con esenzioni solo per motivi religiosi o comprovati e gravi motivi di salute. Ogni altro provvedimento è un pannicello caldo. Vediamo perché.
Attualmente per il personale scolastico è in vigore l’obbligo di Green Pass, che differisce dalla vaccinazione obbligatoria perché può essere soddisfatto anche con un tampone negativo effettuato nelle ultime 48 ore (o se si è certificati guariti dal Covid). Attualmente il 12,8 per cento del personale scolastico non è vaccinato; ora che sappiamo con certezza che il virus sarà con noi per molti anni, è semplicemente ipocrita pensare che fare un tampone ogni due giorni possa essere un’alternativa permanente al vaccino per tutte queste persone.
Secondo le norme attuali sulla privacy, un dirigente scolastico non ha il diritto di chiedere se il Green Pass è soddisfatto con la vaccinazione o un tampone. Quindi ogni mattina prima di consentire l’accesso il dirigente deve controllare su una app che ogni insegnante e il personale non docente abbia un Green Pass valido. Semplicemente impossibile. Anche le regole sulle quarantene differenziate (7 giorni per chi è vaccinato, 14 per gli altri) sono attualmente inapplicabili. Con la vaccinazione obbligatoria questi problemi sono risolti.
Si dirà che andrebbe cambiata la norma sulla privacy, in modo che il dirigente possa controllare “solo” quella minoranza che deve fare il tampone ogni due giorni. Verissimo. Ma anche questa rischia di essere una soluzione inapplicabile in pratica, perché i tamponi molecolari già oggi richiedono quasi ovunque almeno 48 ore per il risultato: richiedere un tampone negativo nelle 48 ore precedenti è quindi come chiedere la patente a un neonato. È comprensibile che in assenza di regole o con regole poco chiare, i dirigenti scolastici preferiscano non prendersi rischi e chiudere le scuole.
La vaccinazione obbligatoria nelle scuole e università non sarebbe affatto inaudita. Cinquecento università americane l’hanno già introdotta, e proprio ieri la città di New York l’ha adottata per i docenti delle scuole pubbliche, eliminando l’alternativa di un tampone settimanale in vigore finora.
La vaccinazione obbligatoria ridurrebbe il rischio di nuove chiusure, che avrebbero effetti devastanti su una generazione di studenti già provata. I risultati delle prove Invalsi documentano che non solo c’è stato un peggioramento generalizzato nei livelli di istruzione nelle scuole coinvolte dalla Dad (medie inferiori e superiori), ma soprattutto che i ritardi di apprendimento accumulati nell’anno scolastico sono stati fino a due volte più forti per gli studenti provenienti da contesti socioeconomici e culturali più sfavorevoli. Si sono anche accentuate le differenze territoriali con ritardi più consistenti nelle Regioni che hanno chiuso le scuole più a lungo (Campania e Puglia in primis). Incomprensibilmente, i dati sulla dispersione scolastica (gli abbandoni prima di conseguire il diploma) negli ultimi due anni non sono ancora disponibili. Abbiamo però dati sulla dispersione scolastica implicita, cioè sugli studenti che hanno preso il diploma pur non avendo acquisito competenze di base minime (ad esempio misurate dalla comprensione di un testo in italiano e in inglese): è aumentata di più del 30%, e in Campania e in Calabria riguarda più di uno studente su cinque.
Vi sono poi gli effetti su dimensioni non strettamente cognitive, come l’autostima, la perseveranza e la capacità di interagire in modo proficuo con gli altri. Indagini svolte in altri Paesi e condotte in modo rigoroso sono ancora più eloquenti. In Olanda secondo gli studi di Svenja Hammerstein e colleghi il periodo di chiusura delle scuole ha avuto gli stessi effetti sul processo di apprendimento di un periodo di vacanza della stessa durata, vale a dire di un periodo in cui non c’è alcun impegno di apprendimento formale. Le indagini sull’uso del tempo svolte in Germania da Ludger Woessmann e nel Regno Unito da Alison Andrew documentano che soprattutto nelle famiglie più povere gli studenti hanno più che dimezzato le ore dedicate all’istruzione dedicandosi invece ad attività che non hanno un particolare contenuto formativo, come i videogiochi. In Germania gli studi di Ulrike Ravens- Sieberer indicano un aumento dell’80% della percentuale di adolescenti con problemi mentali e del 60% di quelli con forti livelli di ansia. Di fronte a questi numeri, non si può più indugiare sulla vaccinazione obbligatoria anche nelle scuole.