il Giornale, 23 agosto 2021
L’aeroporto che vive di pacchi
Per un’ora, ogni notte, dal lunedì al venerdì, l’aeroporto di Brescia Montichiari si anima: è il momento della sua rivincita, visto che è uno dei più deserti d’Italia. Si è ritagliato una vocazione nel campo della corrispondenza e intorno a mezzanotte vive momenti frenetici, perché sulla pista atterra e decolla tutta la flotta di Poste Air Cargo, la compagnia del gruppo Poste italiane, sette aerei provenienti da Sud e isole, più i rinforzi dei periodi di punta, pieni di corrispondenza pregiata (pacchi, assicurate, raccomandate) che viene scaricata, smistata e ricaricata, prendendo la via delle destinazioni finali con un grande lavoro di scambio di sacchi e scatoloni. Gli aerei accolgono anche i pacchi che arrivano via camion dalle città dal Nord, e che vengono indirizzati verso il Sud e le isole.
Per i tecnici è il tipico disegno a raggiera del modello hub and spoke (in inglese sono il mozzo della ruota e il raggio), che nel mondo aeronautico indica appunto il crocevia nel quale si reindirizzano i passeggeri e le merci che arrivano da tante diverse provenienze e che cambiano mezzo per raggiungere la destinazione finale. Qui a trasferirsi sono solo merci e con il boom dell’ e-commerce Montichiari, è diventata una delle capitali dei trasporti italiani. Con un regista, il gruppo Poste, e un protagonista, che ogni giorno è sulla bocca di tutti: Amazon.
L’incontro tra i due colossi sembra essere andato a vantaggio di tutti: del gruppo di e-commerce americano, che grazie alla logistica delle Poste, ha razionalizzato, semplificato e velocizzato i propri recapiti; del gruppo postale, che senza Amazon non avrebbe potuto sostenere gli oneri di una compagnia aerea fatta di stive ormai semivuote; e della clientela sparsa in tutta Italia che può ricevere il proprio ordine nelle 24 ore promesse.
PRIMATO ITALIANO
Amazon è il principale cliente di Poste Air Cargo, e questa è il primo cliente dello scalo di Montichiari, che è intitolato a Gabriele D’Annunzio. Poste italiane nel 2020 ha consegnato in tutto 210 milioni di pacchi diventando il primo operatore con una quota di mercato del 36,7%. La crescita permette di prevedere che entro il 2025 i pacchi genereranno, nel bilancio del gruppo, oltre il 50% del settore corrispondenza. Nel 2020, secondo l’Osservatorio Netcomm-Politecnico di Milano, il valore dell’e-commerce in Italia ha raggiunto i 32,4 miliardi di euro: poco più di 6 sono fatte della vendita di servizi immateriali, il resto di prodotti fisici. Poste, che consegna all’incirca un pacco di e-commerce su tre, «sposta» un valore complessivo di poco inferiore ai 10 miliardi. All’inizio del 2021 la partnership con Amazon è stata confermata per i prossimi tre anni.
Poste Air Cargo è una compagnia ormai storica nello sfortunato panorama del trasporto aereo italiano. Fu fondata nel 1981 da Carlo Pedersoli, più noto come Bud Spencer, attore di tanti western all’italiana, che la battezzò Mistral Air e la destinò ai voli charter e all’attività cargo. Intorno al 1990 questi la cedette, a titolo gratuito, al colosso olandese delle spedizioni Tnt, che la specializzò nelle merci e ne garantì la sopravvivenza.
Nel 2002 entrò in scena, rilevandola, il gruppo Poste italiane: la posta aerea era sempre esistita, ma fino a quel momento il gruppo aveva utilizzato i servizi di terzi, tra cui quelli di Alitalia e della bergamasca Miniliner (gruppo Radici), poi fallita. Mistral, basata a Montichiari, non ha avuto vita facile; una decina di anni fa le perdite sembravano inarrestabili e fu anche messa in vendita, ma senza successo; nel 2013 furono inseguite illusorie sinergie con Alitalia nel capitale della quale le Poste versarono 70 milioni di euro: buttati via, com’era facile prevedere.
Nel 2017 l’ex Mistral era in difficoltà: la corrispondenza in calo, vittima della concorrenza del digitale, aveva prosciugato le stive degli aerei. Si pensò perfino a un ingegnoso marchingegno: far volare di notte i Boeing 737 per il trasporto di assicurate e raccomandate, e di giorno, montati i sedili, riconvertirli al traffico passeggeri, soprattutto pellegrini diretti ai santuari europei. Ma tutto questo non bastò, e i pochi volumi del mercato postale in contrazione non sembravano giustificare la sopravvivenza della compagnia.
Nel 2018, grazie all’amministratore delegato del gruppo, Matteo Del Fante, l’incontro con Amazon. Da una parte c’era l’esigenza di trasportare velocemente le merci e dall’altra quella di riempire gli aerei: le nozze erano inevitabili. Oggi gli aerei di Poste Air Cargo (ribattezzata così nel 2019) con la fusoliera caratterizzata da quell’inconfondibile giallo un po’ acido scelto dal gruppo postale per il proprio marchio (per gli appassionati, Pantone 3965 C) sono sette, sei 737 e un turboelica Atr 72.
A Montichiari arrivano ogni notte da Catania, Palermo, Cagliari, Olbia, Lamezia, Bari, Napoli. Atterrano a pochi minuti l’uno dall’altro, prendono posto nelle piazzole illuminate dai ciclopici fari notturni dell’aeroporto. E qui comincia una febbrile, spettacolare rincorsa all’orologio. Carrelli che vanno e che vengono, pieni e vuoti, portelloni che si aprono, addetti che entrano nelle stive illuminate e smistano i sacchi secondo i codici e i contrassegni delle destinazioni; mezzi sollevatori che caricano nella pancia dell’aereo i contenitori sagomati come l’interno, a forma di semicerchio, che vengono spinti uno dopo l’altro fino a riempire l’intero spazio. Al massimo 8-9 mila chili per aereo, quanto all’incirca un centinaio di passeggeri con i bagagli, tutto approvato dopo i necessari calcoli per il bilanciamento. All’intorno una folla di un centinaio di persone di ogni nazionalità (pachistani i più numerosi, secondi gli italiani), ciascuno con il proprio compito millimetrico, non c’è tempo per sbagliare nemmeno un gesto.
In arrivo gli aerei contengono i prodotti postali destinati a tutta Italia meno l’area di provenienza. Esempio: da Bari arriva a Brescia la posta indirizzata all’intera penisola, tranne quella per la Puglia e per le destinazioni da lì raggiungibili con un furgone. Tutti i sacchi portano l’indicazione dell’aereo (o del mezzo) che andrà utilizzato per la seconda tratta, e su questo vengono caricati. Un grande lavoro di smistamento che avviene sotto la pancia del velivolo, sacchi e cesti sigillati, muniti di codice letto e aggiornato con pistola a infrarossi, smistati secondo la destinazione.
TERRA TERRA
Ma sugli aerei che poi ripartono da Brescia per Sud e isole il grosso del carico è quello che proviene da terra. I camion di Amazon (e degli altri grandi clienti, tra cui Zalando) arrivano per tutto il giorno al centro di smistamento di via Dalmazia, un impianto storico con tecnologie nuove di zecca che ha il compito di smistare i pacchi secondo le destinazioni: dagli automezzi i colli vengono scaricati su rulli che ne leggono la carta d’identità digitale e li smistano secondo le necessità. Macchine simili a quelle per la selezione dei bagagli negli scali passeggeri: pacchi che sfrecciano ne passano fino a 70mila al giorno – e che scartano e deviano velocemente per andare a convergere, alla fine, in quello che sarà il contenitore dell’aereo giusto. Un rullo principale con le sue uscite, come un fiume e i suoi affluenti.
Il flusso che alimenta l’aeroporto è continuo per tutto il giorno; al D’Annunzio sono stati creati degli enormi locali nei quali la merce in partenza subisce ulteriori controlli di sicurezza, anche ai raggi x. Amazon alimenta questo processo con milioni di pacchi all’anno, con picchi verso la fine dell’anno, dopo il free friday e prima delle feste natalizie. In questi periodi può verificarsi anche la necessità di rafforzare la flotta con altri aerei presi in affitto.
Una lettera che da Palermo deve raggiungere Venezia il giorno dopo viene lavorata in uno stabilimento postale di Palermo e caricata su un sacco contraddistinto dalla bandierina di Venezia; a Palermo prende l’aereo per Montichiari. Qui il sacco viene scaricato e poi affidato a un furgone che va a Venezia. In questo caso viaggia su gomma perché la distanza lo rende più conveniente: se la stessa busta fosse stata indirizzata a Cagliari, sarebbe stata caricata sul Boeing 737 diretto nella città sarda. Entrambe arrivano alla destinazione finale per le 3 o le 4 del mattino, per poi essere consegnate dal portalettere in mattinata. Altro il caso di una lettera veloce, un’assicurata o una raccomandata che da Firenze, poniamo, debba raggiungere Pescara. Non c’è un mezzo che collega le due città, ce n’è uno, via terra, che da Firenze va a Brescia e da qui un altro che va a Pescara. Brescia è quindi una cerniera anche per i tratti gomma-gomma. L’Italia è come avvolta da una rete logistica sempre più stretta. L’ultima maglia è il postino.