il Fatto Quotidiano, 23 agosto 2021
Il business della sanità digitale
Se i dati sono per l’economia i nuovi idrocarburi, i database rappresentano i campi petroliferi del futuro. A differenza del passato, però, le risorse digitali non solo sono inesauribili ma crescono a tassi sempre più rapidi. Tra le aree maggiormente pregiate per “l’industria estrattiva” svetta quella della salute: nei Paesi occidentali, Italia in testa, la società è in rapido invecchiamento, gli investimenti e gli intrecci tra la finanza, le assicurazioni, la farmaceutica e la sanità sono fortissimi. Ma dietro questo El Dorado si celano anche dei rischi: su quello di costruire un panopticon orwelliano che consenta di frugare nelle vite di miliardi di persone vigilano le norme della privacy, ma sul fronte degli hacker e furti digitali c’è ancora un gran lavoro da fare, come dimostrano le recenti vicende del Lazio e della Toscana.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la salute digitale (eHealth) è la chiave per la trasformazione della salute pubblica, come indicato dal 13° Programma generale dell’Oms 2019-23. Al tema è dedicato anche un recente rapporto del think tank del Parlamento europeo, perché l’eHealth è da anni una priorità sanitaria della Ue e ora, con la pandemia, è divenuto strategico. Mentre l’eHealth pubblica è collegata ai programmi nazionali e regionali, il suo business privato è però più ampio e non conosce confini poiché funziona indipendentemente dall’infrastruttura locale. Ciò facilita le soluzioni, ma complica anche i problemi, in particolare le garanzie sui diritti personali.
Le previsioni sul mercato globale dell’eHealth indicano che quest’anno il giro d’affari toccherà i 69,3 miliardi per raggiungere i 187,9 nel 2025. Oggi in Europa sono attive 626 aziende sanitarie digitali: il 63% di esse è stato fondato negli ultimi cinque anni. I maggiori investimenti sono diretti alle tecnologie digitali per i servizi sanitari, incluso il software. Tuttavia, con la pandemia, sono cresciuti gli investimenti nei servizi sanitari online, come i consulti a distanza: nella Ue il 55% delle persone tra 16 e 74 anni ha cercato informazioni relative alla salute su Internet nel primo trimestre del 2020, anche se con ampie differenze tra Paesi. Ma volano anche la gestione online di ricette e cure domiciliari e i servizi elettronici come il green pass e i fascicoli sanitari digitali.
La nuova frontiera però sta nei big data e nell’intelligenza artificiale (Ai), specialmente in campi come la radiologia e lo screening del cancro. Il mercato dell’Ai nell’assistenza sanitaria raggiungerà i 5,6 miliardi entro quest’anno e i 6,9 l’anno prossimo. Ad esempio, la società Kheiron Medical utilizza l’Ai per valutare mammografie e screening per il cancro in un modo più economico, nella maggior parte dei casi eliminando la necessità di un secondo medico per rivedere le radiografie, mentre la società Methinks riduce i tempi di valutazione dei pazienti con ictus l’intelligenza artificiale per analizzare le scansioni preliminari. Un’altra start-up sanitaria, Healthily, usa l’intelligenza artificiale per aiutare gli utenti a controllare i loro sintomi prima di decidere se consultare un medico.
La prossima grande fonte di dati sanitari personali è la mobile Health (mHealth), cioé la gamma di dispositivi connessi abilitati dall’Internet delle cose (IoT) che continua a crescere rapidamente. Si prevede che il numero di questi dispositivi passerà da 8,74 miliardi nel 2020 a oltre 25,4 nel 2030, generando ancora più big data per analisi e applicazioni intelligenti. Nel 2020 il segmento consumer rappresentava circa il 60% di tutti i dispositivi mHealth e il Paese con la diffusione più ampia era la Cina, con 3,17 miliardi di dispositivi. Tra gli strumenti mHealth più popolari ci sono le app, come quelle per l’invecchiamento attivo, e i device indossabili che misurano in tempo reale frequenza cardiaca, livello di glucosio e pressione sanguigna e scambiano informazioni tra siti, medici e pazienti. Oltre all’IoT, stanno crescendo rapidamente app, sensori e i moduli di raccolta dati mobili gestiti da smartphone. Questo mercato dovrebbe crescere fino a 53 miliardi entro il 2025 ed è dominato dagli smartwatch. Il mercato nazionale più ampio per le app m-Health è quello statunitense che dovrebbe crescere i 43 miliardi di ricavi entro il 2025. Secondo la Commissione Ue, sul mercato europeo sono presenti più di 3mila app per la salute, raddoppiate rispetto al 2015, a fronte di oltre 100mila disponibili a livello globale, la maggior parte delle quali però prive di un modello di business sostenibile.
A livello politico, da molti anni la Ue sostiene strategie e piani d’azione sulla sanità elettronica, il più recente dei quali ha coperto il periodo 2012-20. Sulla base dell’attuale direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, gli Stati membri collaborano attraverso una rete volontaria che collega le autorità nazionali responsabili dell’eHealth. Tra le sei priorità della Commissione Ue per il periodo 2019-24 c’è la trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza, per mettere in comune i dati sanitari in tutta Europa. Più di recente la Ue ha presentato il piano Eu4Health 2021-27, investendo 5,1 miliardi in risposta alla pandemia. Tra gli ambiti d’intervento del piano c’è anche la trasformazione digitale dei sistemi sanitari. Gli obiettivi decennali di Bruxelles includono la digitalizzazione dei servizi pubblici entro il 2030, per dare accesso online ai loro fascicoli sanitari digitali a tutti i cittadini. A questo scopo, la Commissione sta lavorando per migliorare l’interoperabilità transfrontaliera dei fascicoli sanitari digitali. Su questo fronte, oltre ai fondi strutturali gli strumenti di finanziamento dedicati alla salute digitale comprendono il piano europeo Horizon 2020, il Programma per l’Europa digitale, Eu4Health e i finanziamenti allo Strumento di ripresa e resilienza (Recovery and Resilience Facility) che è il cuore del programma NextGeneration Eu per il rilancio postpandemico.
Ma il trasferimento dei dati sanitari personali sta alimentando il dibattito su chi li possiede e controlla: il paziente, l’operatore sanitario, lo Stato o le aziende che li raccolgono? La condivisione di dati sensibili solleva forti interrogativi sul diritto alla privacy. Preoccupazioni condivise dai parlamentari di Strasburgo: nella sua risoluzione del 18 dicembre 2019 sulla trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza nel mercato unico digitale, il Parlamento europeo ha sottolineato la necessità di tenere pienamente conto della riservatezza, della sicurezza e dell’accuratezza dei dati sanitari e di integrare le esigenze dei pazienti nell’attuazione delle componenti sanitarie digitali.
Il Parlamento europeo ha inoltre sottolineato l’importanza del rispetto della legislazione dell’Unione Europea sulla protezione dei dati come prerequisito per la trasformazione digitale della sanità. Gli interessi in agguato infatti sono fortissimi, come anche gli attacchi sempre più frequenti da parte degli hacker.