la Repubblica, 23 agosto 2021
Il report dell’Istat sul senso civico degli italiani
È passato quasi sotto silenzio un report dell’Istat sul “senso civico” dei cittadini italiani, cioè su quell’insieme di comportamenti e atteggiamenti che attengono al rispetto degli altri e delle regole di vita di una comunità. Da segnalare, tra i pochi scritti sull’argomento, lo speciale curato da Nando Dalla Chiesa sulla rivista Etica Pubblica (Rubbettino, 1/2021). Cosa viene fuori dalle risposte a questa rilevazione effettuata dal nostro istituto di statistica nel biennio 2016-2018? Che per quanto riguarda i comportamenti relativi al codice della strada, al divieto di buttare carta a terra, imbrattare i muri, viaggiare senza biglietto sui mezzi pubblici, parcheggiare in seconda fila o abusivamente, il livello di tolleranza degli italiani è molto bassa (e di conseguenza la consapevolezza civile molto alta), mentre per le trasgressioni alle norme relative alla sfera economica e lavorativa (il non pagamento delle tasse, l’utilità di ricorrere a una raccomandazione, l’accettazione della corruzione) la tolleranza è molto alta e di conseguenza la virtuosità civica molto bassa. Se per 87,2% degli intervistati è grave mettersi alla guida di un’auto dopo aver bevuto alcolici e per l’84% buttare una carta per terra, invece ben il 28,3% accetterebbe di farsi raccomandare nel cercare lavoro e quasi un terzo considera lecito non pagare le tasse. Se per il 79% è incivile passare con il rosso e per il 78,2% guidare senza casco (e per il 74% parcheggiare in doppia fila), un quarto degli intervistati giudica la corruzione un fatto naturale e inevitabile. Dunque, la fotografia degli italiani è la seguente: intransigenti alla guida e ipersensibili per la pulizia delle strade; transigenti per tasse, scontrini e ricevute fiscali, tolleranti per clientela e corruzione! L’Italia si allinea sempre più alle altre nazioni europee per quanto riguarda i comportamenti civili, se ne allontana per quanto riguarda il giudizio morale su alcuni fenomeni tradizionali dell’agire pubblico. Trasformismo, clientelismo, corruzione e infedeltà fiscale non sono considerati comportamenti immorali da una quota maggiore di intervistati rispetto a ciò che avviene in Germania, Inghilterra, Francia, Olanda, Danimarca e Paesi scandinavi. La virtuosità nelle attività economiche non fa parte della valutazione civile delle persone: un’elasticità del concetto di senso civico del tutto particolare.
Il secondo elemento che caratterizza questa rilevazione Istat è la maggiore propensione al rispetto delle regole da parte delle donne di ogni età. Ciò avviene in tutti i campi d’indagine della ricerca, compreso quello della fedeltà fiscale: le italiane sono più civili degli italiani. Il terzo elemento è constatazione di una tendenza alla trasgressione più alta tra i giovani e giovanissimi che tra gli anziani. E, quarto elemento, il titolo di studio non incideallo stesso modo nella considerazione dei comportamenti più consoni alle regole: per esempio, nell’evadere le tasse i laureati hanno atteggiamenti meno “virtuosi” di coloro che sono in possesso di titoli di studio inferiori.
Ma la cosa più interessante della ricerca è che viene riscontrata una sostanziale uniformità nel rispetto delle regole tra Nord, Centro e Sud d’Italia. Certo, permane un leggero scarto tra le tre ripartizioni territoriali nel rapporto con i beni pubblici e nei comportamenti individuali nei confronti delle norme, ma in linea di massima le differenze tra gli italiani nel sentire civico sono meno accentuate delle differenze economiche.
L’Italia è una nazione nettamente divisa in due parti per reddito, produzione industriale, occasioni di lavoro, opportunità di riuscita sociale, mentre è più unita sul piano dei comportamenti civici. Se a livello di reddito pro-capite la differenza tra Nord e Sud, ad esempio, è di più di 40 punti percentuali, se il divario di dotazioni infrastrutturali è notevolissima, se sul piano dei servizi siamo di fronte a due realtà inconfrontabili (in quanto a livello di prestazioni sanitarie, di dotazioni di asili-nido, di strutture sportive, di attività culturali e ricreative, di assistenza domiciliare agli anziani e ai disabili, etc.), sul piano invece dei “valori condivisi di cittadinanza” si è meno lontani di quanto i dati economici lascino immaginare. Infatti, nel rapporto si scrive che “a livello territoriale non si osservano grandi divari nella valutazione dei comportamenti virtuosi”.
La condanna verso chi getta le carte a terra è largamente condivisa sul territorio, pur se leggermente più diffusa al Nord, mentre si è più tolleranti al Sud per il parcheggio in doppia fila, mentre è stigmatizzato quasi nella stessa percentuale in tutt’Italia il viaggiare senza biglietto sui mezzi pubblici; invece, la condanna per comportamenti pericolosi alla guida è più alta tra gli intervistati del Sud rispetto a quelli del Nord e del Centro, mentre quasi si equivalgono i giudizi negativi su chi passa con il semaforo rosso, non indossa il casco o non allaccia la cintura di sicurezza.
Anche lasciare dove capita i rifiuti è un comportamento bollato come grave dal 67% dei meridionali intervistati, certo con alcuni punti in meno rispetto a quelli del Nord, ma comunque una percentuale alta rispetto ai luoghi comuni diffusi in questo campo; mentre sull’affissione di avvisi e pubblicità sui muri, pali e cassonetti, la tolleranza è leggermente maggiore nel Centro- Nord.
Ma, si scrive nel report: “Dal punto di vista territoriale, la pratica clientelare nella ricerca del lavoro è leggermente più accettata al Nord che al Sud e nelle Isole”. Interessante anche il dato sulla condanna del voto di scambio, della corruzione e dell’evasione delle tasse: pur essendoci una distanza di qualche punto percentuale tra Nord e Sud, essa non è così alta come si potrebbe immaginare. Impressiona poi il dato sulla richiesta della ricevuta fiscale o dello scontrino: quasi la metà degli intervistati non li richiede, e le percentuali sono quasi simili tra le diverse aree geografiche. E per quanto riguarda la corruzione il dato è ancora più “spiazzante": considerano inutile la denuncia più i cittadini settentrionali intervistati, e addirittura più pericoloso rivolgersi alla polizia, rispetto ai meridionali. E via, che diamine! Neanche questi primati si vogliono più lasciare al Sud!