Il Sole 24 Ore, 22 agosto 2021
Le nuove rotte dei pirati
La pirateria continua a preoccupare gli armatori di tutto il mondo, italiani compresi ovviamente, che più di altri soffrono per le limitazioni imposte dalle nostre leggi nazionali alla possibilità di imbarcare guardie armate a bordo, come deterrente agli abbordaggi. E se, in generale, gli attacchi di pirati nel mondo, nel primo semestre del 2021, hanno raggiunto il numero di 68, minimo storico dal 1994 (nell’intero 2020, però, erano stati 195, 33 in più del 2019), tuttavia in alcune zone, molto battute anche dalle flotte italiane, i raid si fanno sempre più efferati; in particolare nelle acque del Golfo di Guinea dove, tra gennaio a luglio, si è concentrato il 32% degli abbordaggi pirati avvenuti a livello globale. Un’area in cui, ricorda Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, «c’è un corto circuito di sicurezza. Eppure, proprio lì, la presenza italiana è importante, perché da quella zona arriva circa il 50% delle fonti energetiche che giungono in Europa».
Proprio ai primi d’agosto, peraltro, un’unità italiana, la Ievoli Grey, una offshore supply ship (imbarcazione di supporto agli impianti offshore), ha subito in quel tratto di mare un sospetto tentativo di attacco. La nave ha avvistato dei barchini in avvicinamento, presumibilmente con pirati a bordo, che si sono allontanati quando hanno visto in plancia personale della security.
Non è un caso, dunque, che Confitarma abbia di recente sottoscritto The Gulf of Guinea declaration on suppression of piracy, alla quale hanno aderito anche molte compagnie di navigazione italiane.
Gli attacchi nel mondo
Quanto ai numeri della pirateria, questi ci arrivano dal report stilato trimestralmente dall’Imb (International maritime bureau) dell’International chamber of commerce. Nei primi sei mesi del 2021, gli incidenti legati ad atti di pirateria, nel mondo, sono stati, come si è detto, 68 (il totale più basso dal 1994, quando furono 98 nel semestre).
Di questi, però, 22 si sono svolti nel Golfo di Guinea, che ha totalizzato il più cospicuo numero di attacchi, seguito dallo Stretto di Singapore (16), dal Perù (9), dall’Indonesia e dalle Filippine (con 5 atti di pirateria ciascuna). Quasi azzerati invece i raid da parte di pirati somali nel Golfo di Aden (1), nel Mar Rosso (1) e di fronte alle coste della Somalia (0), zone che, tra il 2010 e il 2011, avevano totalizzato un numero altissimo di incidenti; poi diminuiti, fino quasi a scomparire, grazie all’utilizzo di guardie armate a bordo e alla presenza costante di navi militari di diverse marine, compresa quella italiana, nelle acque tra Aden e la Somalia.
Il fenomeno si è talmente ridotto, in quel tratto di mare, che le più importanti organizzazioni armatoriali mondiali hanno deciso di restringere, in questi giorni, i confini della cosiddetta high risk area per la pirateria nell’Oceano indiano.
L’intervento delle unità militari, peraltro, è ritenuto importantissimo dagli armatori anche nel Golfo di Guinea. Dove, per quanto riguarda l’Italia, si è da poco conclusa la missione della Nave Rizzo (14 marzo – 10 giugno 2021) che è stata impegnata anche contro la pirateria. La Rizzo aveva già svolto una precedente missione in zona, dal 18 marzo al 7 aprile 2020, cui aveva fatto seguito l’arrivo della Nave Martinengo (22 settembre – 10 dicembre 2020).
Dei 68 attacchi di pirati avvenuti nel mondo nel primo semestre dell’anno, 61 sono consistiti in abbordaggi della nave (i pirati, armati, in genere si avvicinano con piccole barche veloci e salgono a bordo); quattro si sono ridotti solo a tentativi; in due casi i pirati hanno aperto il fuoco sulle navi; e si è rilevato un dirottamento di un’unità. Quanto agli equipaggi attaccati, le violenze non sono mancate: 50 persone sono state rapite, tre delle quali minacciate e prese in ostaggio, due aggredite, una ferita e una uccisa.
Armatori contro pirati
Promotore della dichiarazione sulla soppressione della pirateria nel Golfo di Guinea è la Bimco (Baltic and international maritime council), una delle più grandi associazioni armatoriali internazionali; Carlo Cameli, chairman del Comitato per la sicurezza di Bimco, nonché presidente della Commissione navigazione oceanica di Confitarma, spiega che, a oggi, i firmatari della dichiarazione «sono oltre 340, tra compagnie di navigazione, Stati di bandiera e organizzazioni marittime di categoria».
Minaccia in aumento
E prosegue Cameli: «Nelle acque dell’Africa occidentale, la minaccia della pirateria è in aumento: nel 2020 sono stati 135 i marittimi presi in ostaggio. E il 95% dei rapimenti di equipaggi avviene nel Golfo di Guinea. Sulla base delle esperienze maturate in Somalia e in altre regioni, lo shipping mondiale ritiene che disporre di unità militari navali, anche di Paesi che non si affacciano sul Golfo di Guinea, sia il modo più efficace non solo per prevenire attacchi di pirateria e rapimenti di marittimi ma addirittura per ridurre il fenomeno fino all’80% entro la fine del 2023». In effetti alcuni Stati della regione, in particolare la Nigeria, con il Deep blue project, hanno avviato programmi contro i pirati. Ma l’efficacia di affidarsi alle iniziative di protezione degli Stati costieri, oltre che costosa, viene considerata non ancora efficace dai firmatari della dichiarazione.
Guardie armate e Marina
Per gli armatori italiani, poi, ci sono altre difficoltà. «In quell’area di mare – spiega Sisto – c’è per le navi tricolori un cortocircuito della sicurezza. Perché sulle unità battenti bandiera italiana si possono imbarcare solo guardie armate di istituti di vigilanza riconosciuti dal Viminale; le altre bandiere, viceversa, sono molto più flessibili e possono imbarcare le guardie che vogliono.
Se arrivi vicino alle coste della Nigeria, peraltro, non puoi avere a bordo altre guardie se non quelle che appartengono alla polizia nigeriana, altrimenti passi guai seri. Loro, dunque, impongono le proprie forze armate a protezione delle navi che transitano in quelle acque ma noi non possiamo imbarcarle.
In quell’area, quindi, non possiamo avere security armata a bordo, come al contrario accade nell’altra area a rischio pirateria, che è l’Oceano Indiano. Per questo motivo è importantissima la presenza delle marine militari nel Golfo di Guinea e segnatamente di quella italiana, per le nostre flotte. Siamo estremamente contenti, quindi, del fatto che Confitarma sia riuscita ad ottenere, dopo diversi incontri coi vertici della marina militare, che questa possa proseguire il suo intervento nel Golfo di Guinea, con la Nave Marceglia che sarà operativa nell’area nelle prossime settimane (probabilmente da settembre, ndr)».
Cyber security
Intanto sale la preoccupazione, oltre che per gli attacchi fisici dei pirati, anche per quelli informatici via web, che oltre alle infrastrutture sensibili possono colpire ovviamente anche le navi mercantili in navigazione.
«Proprio per contrastare questo pericolo – conclude Sisto – a luglio, di pari passo con la riforma del suo statuto, Confitarma ha deciso di aprire un gruppo tecnico che si chiama Maritime cyber security, la cui presidenza è stata affidata all’armatore Cesare d’Amico».