Il Sole 24 Ore, 21 agosto 2021
In Cina il terzo figlio è legge
Ci voleva il timbro del Comitato centrale del Congresso Nazionale del Popolo, adesso la politica del terzo figlio è legge dello Stato cinese.
Come anticipato dalla National Health Commission con atto separato, rientrano nella previsione tutti i bambini nati dopo il 31 maggio 2021, data dell’annuncio del Politburo che ha segnato una svolta rispetto a un consolidata politica demografica ormai insostenibile davanti all’invecchiamento progressivo della popolazione cinese certificato dall’ultimo censimento.
Da uno si era passati a due figli nel caso di genitori a loro volta figli unici. D’ora in poi salta anche questo limite. Matrimoni e prole vengono incentivate ancora una volta per legge.
Pechino in queste settimane ha preparato il terreno alla legge con una serie di misure in favore delle famiglie che vogliano avere fino a tre figli e per i quali l’ostacolo più grande è e resta quello economico, soprattutto a causa dei costi elevati quando si hanno più figli.
Perfino il recente crackdown del Governo nel settore delle lezioni private può essere letto in questa chiave, tantissime famiglie si sono letteralmente indebitate per garantire ai figli un’istruzione di qualità anche ricorrendo a lezioni supplementari rispetto a quelle fornite dalla scuola. D’ora in poi il settore, specie quello delle lezioni online, sarà regolamentato e, soprattutto, monitorato.
Non sarà facile riavvolgere la moviola rispetto alla condizione del principino, del figlio unico destinatario di tutte le attenzioni e di tutte le risorse della famiglia.
La nuova legge si concentra, non a caso, sui costi «da alleviare, per favorire nel medio periodo un’inversione di rotta demografica».
Pechino sa bene che l’autosufficienza proclamata dal 14esimo piano quinquennale non può essere raggiunta senza una forza lavoro adeguata, la nuova legge, infatti, «deve fornire un sostegno efficace al capitale umano e alla domanda interna per uno sviluppo di alta qualità». Di fatto mancano braccia, muratori, artigiani, operai, lavoratori della logistica che non potranno essere sostituiti dai robot e che mancano come il pane.
La politica dei tre figli non è sganciata da una serie di misure di sostegno, infatti «il sistema di politiche previsto sarà in funzione a partire dal 2025» mentre «entro il 2035 il meccanismo dei servizi dovrà funzionare in modo efficiente sia nei servizi prenatali, post natali e dell’assistenza all’infanzia».
Il sistema precedente, specie nelle province cinesi più sperdute, sarà difficile da smantellare, bisognerà raccordare la rete degli incentivi preesistenti ma Pechino si prepara a sostituirlo con un altro basato sull’incentivazione del matrimonio, del parto, dell’infanzia e dei servizi collegati.
Si dice a chiare lettere nel testo – e non era affatto scontato – che il supporto del Governo va anche alle forme di fecondazione assistita, finora non certo viste di buon occhio, tanto da aver alimentato circuiti più o meno alternativi per raggiungere l’agognato obiettivo del figlio unico.
Oltre al tema della fertilità, c’è quello delle indagini prenatali, tutte le forme di screening vengono raccomandate allo scopo di favorire il compimento della gravidanza. Anche in questo caso implicitamente salta un altro tabù, quello della rivelazione del sesso del nascituro, vietata per decenni per evitare forme di selezione fortemente radicate nella tradizione cinese.
Uno sforzo immane si profila, per la Cina, forse non del tutto ricompreso nel 14esimo Piano quinquennale, che porterà inevitabilmente a costruire più ospedali, più asili, più scuole, ad avere più medici e docenti, gonfiando la spesa programmata per welfare e sanità.