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 2021  agosto 21 Sabato calendario

I Coma_Cose si raccontano

I Coma_Cose sono diventati grandi. Non che non lo fossero già, almeno anagraficamente parlando. Quarantadue anni lui, che del duo rappresenta la natura più rap. Trentuno lei, l’anima melodica del progetto. Fausto Lama, vero nome Fausto Zanardelli, il successo l’ha inseguito a lungo, ma sempre sfiorandolo: «Mi facevo chiamare Edipo e nel 2014 provai anche la carta Sanremo, tra i giovani. In fila con me c’erano anche Coez e Levante: nessuno dei tre entrò, forse le cose che scrivevo all’epoca non erano destinate a incontrare il gradimento del pubblico», ricorda. Nel 2016 l’incontro con California, vero nome Francesca Mesiano, cambiò tutto: lei faceva la dj a Pordenone e dintorni e lavorava come commessa in un negozio di accessori a Porta Ticinese, a Milano. Lo stesso dove cominciò a lavorare pure Fausto, sfiduciato:»Ci accorgemmo subito che c’era un’alchimia speciale», dice lei. Dopo il boom tra i seguaci del circuito indie con esperimenti come Anima lattina, Post concerto, Granata e Mancarsi, è stata la partecipazione al Festival di Sanremo, quest’anno, a spalancare al duo le porte di quel successo a lungo atteso. Fiamme negli occhi è Disco di platino. E il tour, che stasera fa tappa a Marina di Cerveteri e il 27 all’Auditorium, regala alla coppia – che condivide la vita anche fuori dai palchi – grandi soddisfazioni.
Avevate pregiudizi sul Festival, voi che arrivate da un mondo musicale così lontano dalla kermesse?
«Pregiudizi no, ma qualche perplessità sì. Un progetto come il nostro corre il rischio di tradire il proprio pubblico, in un contesto ultrapop come quello».
Cosa ha fatto la differenza, nel vostro caso?
«La coerenza: è stata il nostro paracadute. Ci siamo presentati in gara con un pezzo nel nostro stile più puro. La furbizia non paga, l’autenticità è la chiave di tutto. Invece di perdere seguaci, ne abbiamo acquistati di nuovi».
Coma_Cose, La Rappresentante di Lista, Fulminacci, Davide Toffolo: il fatto che la scena abbia conquistato il Festival certifica che l’indie è il nuovo pop?
«Sì. Un certo tipo di musica indipendente non esiste nemmeno più, con i canali di comunicazione che ci sono oggi: nell’era dei social e dello streaming è difficile che una cosa rimanga nascosta, per pochi. Anche uno che fa musica pazza, suonata con i barattoli in cantina, può diventare popstar».
E la gavetta che ruolo ha?
«È un concetto ormai astratto, non esiste più: è diventata questione di visualizzazioni e stream».
Le caratteristiche di questo nuovo mercato?
«È tutto più meritocratico, ma senza selezione all’ingresso è difficile che tutti riescano a svoltare».
Le mode non si susseguono troppo in fretta?
«Anche. Il movimento indie pop, che quattro anni fa ha permesso ai Coma_Cose di farsi largo con i primi pezzi, ha già cominciato a mostrare il fianco: la bolla si sta sgonfiando».
Voi come vi riposizionate sullo scacchiere del pop?
«Una delle fortune del nostro progetto è l’essere camaleontici e imprevedibili. L’ultimo album, Nostralgia, uscito ad aprile, è spiazzante: molto più indie del precedente, senza duetti di grido e altre furbate».
A Cerveteri durante il concerto di Manu Chao, lo scorso lunedì, il sindaco è salito sul palco minacciando di spegnere tutto perché il pubblico ballava senza rispettare le norme anti-Covid: ci sono scene di disordine anche ai vostri live?
«Finora no. I ragazzi ballano e cantano ma restando seduti ai propri posti».
Pro o contro la protesta di Salmo a Olbia?
«Contro. Va bene ribellarsi, ma quello non è il modo giusto per farlo. Bisognerebbe parlare con le istituzioni, rendere più esplicite le problematiche che il settore sta vivendo a causa della crisi. Siamo per il dialogo: la ribellione fine a sé stessa è inutile».
Dopo l’estate?
«Ci prenderemo una pausa, anche perché oggi come oggi è impossibile programmare un tour autunnale nei club. Tra una data e l’altra abbiamo scritto diverse canzoni: tornare sui palchi dopo un anno di depressione totale è stato rigenerante. Settembre sarà il mese in cui cominceremo a pensare al prossimo progetto».