ItaliaOggi, 21 agosto 2021
Malagò & Rattazzi surfano sulla crisi
Una plusvalenza latente di 37,3 milioni di euro a fine dello scorso giugno rispetto ai valori di borsa su 3,36 milioni di titoli Acea rimasti in carico a 28,4 milioni non basta a Lupo Rattazzi, esponente di un ramo della dinastia Agnelli e consigliere di Exor Nv, e Giovanni Malagò, imprenditore romano e presidente del Coni, per desistere dal rafforzamento patrimoniale della loro GL Investimenti, posseduta pariteticamente al 50%.
Qualche giorno fa, infatti, i due imprenditori hanno deciso di mandare a riserva l’intero utile di 3,1 milioni segnato nel bilancio chiuso nel primo semestre di quest’anno, identico a quello del passato esercizio, con ciò facendo salire il patrimonio netto a oltre 51 milioni. Del resto sugli asset immobilizzati, che valgono 19,6 milioni costituiti da un giardinetto di azioni quotate, pesano minusvalenze potenziale per 3,4 milioni, di cui larga parte (1,8 milioni) riguardanti gli oltre 7,3 milioni di titoli di Banca Finnat (circa il 2% del capitale), di cui Rattazzi è vicepresidente.
Per contro ci sono anche plus potenziali per 3,6 milioni, di cui oltre un milione riguardanti le 480mila azioni Terna. In portafoglio figurano poi titoli A2A, Askol, Azimut, Banca Generali, Energica, Eni, Hera, Illimity Bank, Iren, Italgas e Vianini. Il giardinetto di azioni ha comunque fatto affluire un monte cedole di 3,6 milioni.