Il Sole 24 Ore, 20 agosto 2021
Il mercato del falso costa 225 milioni l’anno
Moda, alimentari giocattoli, ricambi auto, prodotti elettronici e informatici. Sono alcuni dei settori sempre più colpiti dal mercato del falso. Un mercato a cui le imprese italiane pagano “un dazio” di almeno il 10%. Secondo gli ultimi dati diramati dall’ufficio Ue per la proprietà intellettuale, le perdite subite dai bilanci degli Stati membri prodotte dal mercato del falso hanno raggiunto i 15 miliardi di euro. Solo nell’ultimo anno, anche se in piena pandemia i prodotti contraffatti hanno garantito alla criminalità organizzata guadagni per almeno 2,5 miliardi di cui almeno 225 milioni a carico delle aziende italiane.
Per arginare il business del falso l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha provato ad alzare il livello dei controlli in dogana. È del 1° agosto scorso la determina firmata dal Direttore generale di Adm, Marcello Minenna, indirizzata a tutti gli operatori doganali e alle loro associazioni di categoria con cui si stringono le maglie sulla contraffazione. In particolare l’amministrazione finanziaria chiede agli operatori Aeo il massimo rispetto delle disposizioni che impongono di fornire informazione per contrastare i falsi. L’importanza di fornire tutte le informazioni necessarie alle Dogane consente a chi è chiamato a vigilare sulla qualità del prodotto, la provenienza e il rispetto delle regole fiscali, di poter impostare una efficiente analisi dei rischi, rendendo l’attività svolta da Adm «più performante e tempestiva». Non solo. Il rispetto di queste disposizioni costituisce parametro di valutazione del livello di compliance degli operatori economici titolari di Aeo. In buona sostanza davanti a una domanda incompleta, l’ufficio Aeo, compliance e grandi imprese della direzione Dogane di Adm sospende l’accettazione della domanda e sollecita il richiedente a trasmettere le informazioni mancanti entro dieci giorni lavorativi dalla notifica della richiesta.
Come spiegano i tecnici dell’Agenzia «è proprio grazie alle tecniche di analisi, alla comparazione delle informazioni provenienti da diverse fonti e all’ausilio di strumenti informatici, che il controllo doganale riesce a limitare i potenziali onerosi danni patrimoniali e di immagine che i titolari dei diritti subirebbero, spesso senza possibilità di risarcimento se la merce contraffatta fosse immessa in commercio».
I dati raccolti dalle Dogane sui danni prodotti dal cosiddetto italian sounding (prodotti che sembrano italiani per il nome e le informazioni riportate sulle etichette) stimano ormai in 100 miliardi il valore di vini, formaggi, olii fasulli in vendita nel mondo. Con una crescita esponenziale: nel 2017 la stima si fermava a 60 miliardi. La lotta al falso di “marca” prosegue e nei primi mesi del 2021 l’attività di contrasto all’italian sounding ha portato al sequestro di 2,2 tonnellate di merce contraffatta e all’applicazione di sanzioni per oltre 20 milioni di euro.
È per potenziare i controlli su questo settore, fanno sapere dalla Dogane, che presto entrerà a pieno regime Qualitalia Spa la società inetramente partecipata dall’Agenzia che, con l’ausilio dei laboratori chimici della stessa ammministrazione, potrà certificare origine, caratteristiche, filiera produttiva di provenienza, inclusi quelli alimentari.
L’attività di intelligence applicata al contrasto della contraffazione e alla tutela del made in Italy ha consentito di iniziare a tracciare le rotte dei traffici illeciti. Come spiegano da Piazza Mastai individuare i transiti della merce contraffatta è un’impresa piuttosto complessa, «in quanto le spedizioni attraversano diversi Paesi di transito al fine di confondere la reale provenienza della merce». Resta evidente l’esistenza di un flusso “commerciale” di beni contraffatti che lega il Sud-Est Asiatico ai mercati europei. Dall’analisi delle rotte illecite, è di particolare interesse il dato sul principale Paese di origine e provenienza di beni contraffatti. La Cina, ad esempio, risulta essere la nazione in cui vengono prodotti e da cui provengono i maggiori quantitativi di calzature e loro parti e di giocattoli contraffatti. Per le categorie merceologiche «Abbigliamento e accessori», «Accessori personali» e «Altre merci» l a Grecia, invece, emerge come principale Paese di transito di prodotti, che nella maggior parte dei casi hanno comunque origine cinese. Solo per la categoria «Telefoni cellulari e loro parti» (caricabatterie, cover, parti di ricambio), i principali sequestri si registrano su passeggeri e spedizioni aeree provenienti principalmente da Hong Kong. Il traffico illecito di made in Italy si registra con prodotti provenienti principalmente da Malesia, India e Cina e transitano, per confondere la reale provenienza della merce e ridurre la stretta sui controlli, per la Grecia e l’Olanda. Dove, secondo l’analisi dei tecnici delle Dogane, Rotterdam risulta essere il importante porto di ingresso europeo per volume di traffico.