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 2021  agosto 20 Venerdì calendario

Palazzo Chigi è stato riarredato

Il suo predecessore, Giuseppe Conte, ad ogni conferenza stampa a palazzo Chigi sfoggiava al polso un prezioso orologio d’epoca con un difettuccio: non segnava mai l’ora giusta, salvo quelle due volte al giorno in cui lo fa anche un apparecchio fermo. Mario Draghi deve avere scoperto che anche a palazzo Chigi, a Conte gli orologi d’epoca piacevano così: nessuno a segnare l’ora giusta. Forse nella speranza che mai rintoccasse l’ora dello sfratto, come invece è avvenuto all’inizio di quest’anno.
Ma Draghi, l’uomo che ha guidato la Banca d’Italia e la Bce è precisino, come un orologio svizzero, e non poteva sopportare il degrado dei cucù lasciatogli in eredità. E a dire il vero nemmeno il degrado della presidenza del Consiglio che si è trovato di fronte quando l’attuale guida del M5s ha tolto il disturbo.
C’erano altre urgenze nei primi mesi, e Draghi giustamente ha pensato a quelle. Ma questa estate è arrivata l’ora delle grandi pulizie a palazzo. Iniziate proprio da quei «10 orologi antichi e di pregio ubicati nei locali di rappresentanza di Palazzo Chigi» che avevano fermato il tempo secondo i desideri di Conte. Cerca e ricerca mandando messi in tutto il centro storico di Roma, e la soluzione è arrivata, sia pure con il suo costo: a fare contento Draghi ci ha pensato il laboratorio di orologeria Aurili in via De Clementino 104, che i dieci orologi antichi ha saputo fare camminare come devono, certo facendosi pagare il dovuto: 3.500 euro più Iva, stanziati con tanto di determina dirigenziale.

Quello degli orologi è stato solo l’antipasto, perché a Palazzo Chigi si è cambiato quasi tutto fra giugno e luglio, determina dopo determina. Acquistati dalla Giemme srl cinque nuovi divani a due posti per sostituire gli esistenti logori e quasi sfondati, e insieme dieci poltrone presidenziali e venti tavolini in vetro, dieci quadrati e dieci rettangolari. Spesa complessiva: 12 mila euro, Iva esclusa.
Gironzolando per gli uffici dei collaboratori, il premier deve avere visto che anche loro non se la passavano benissimo, e che era giunto il momento di dare una svecchiata al mobilio. Così è stato firmato l’ordine per 250 sedute da lavoro operative nuove di zecca, e poi cento sedute per ospiti oltre a 30 sgabelli alti senza braccioli da usare per le sedute meno formali. Spesa complessiva: 85 mila euro più Iva, ma poi è bastata la metà della spesa mettendo all’asta la fornitura fra dieci aziende, grazie alla vittoria della commessa da parte della Pam ufficio.
Agli stessi uffici rinnovati è stato aggiunto, in vista della stagione più fredda anche un appendiabito con portaombrelli: 250 pezzi pagati 7.970 euro più Iva al Centroufficio Loreto spa. E non è bastato: in tempi di transizione digitale, anche la struttura informatica è stata rinnovata: con un appunto del 13 luglio scorso è stato dato il via libera all’acquisto di 100 pc laptop nuovi di zecca fatti avere da Infordata spa in cambio di 110 mila euro più Iva: ora potranno lavorare tutti meglio.
Sembra incredibile ma il rinnovamento più difficile è stata quello delle suppellettili del micro nido della presidenza del Consiglio dei ministri. Le necessità erano state elencate in un appunto dai funzionari del servizio generale del dipartimento del personale: «n. 4 seggiolini imbottiti, di cui 3 in sostituzione di quelli attualmente in uso e non più in condizioni ottimali e n. 1 ad integrazione di quelli già presenti; n. 11 bavaglini morbidi in sostituzione di quelli attualmente a disposizione, perché usurati; n. 11 cucchiaini, di cui n. 2 con testina in silicone, in sostituzione di quelli in uso».
Ma è stata una fatica trovare quella piccolissima fornitura: i funzionari di palazzo Chigi hanno bussato alla porta di tutte le aziende fornitrici della pubblica amministrazione. Invano: i palazzi del potere non sono cosa da bambini. Alla fine hanno trovato sulla «Strada provinciale 130 Trani-Andria al km 0,900» la sola azienda disposta a venire incontro alle esigenze, sia pure in modo assai parziale: il gruppo Giodicart. Per 349,17 euro più Iva hanno fornito i 4 seggiolini imbottiti richiesti e i due cucchiaini in silicone. A vuoto le altre richieste, come appuntano i funzionari senza alcun sprezzo del ridicolo: «non reperibili i bavaglini e i cucchiaini in metallo”. I poveri bimbi del nido di palazzo Chigi dovranno quindi rassegnarsi per tutto l’anno a pulirsi la bocca con gli 11 bavaglini usurati dell’anno scorso...