Corriere della Sera, 20 agosto 2021
Dollaro e yuan digitale: l’altro declino degli Usa?
Oltre che un disastro umanitario, per molti la caduta di Kabul è un’altra prova del declino americano: la Cina potrebbe trarne vantaggio espandendo la sua influenza in Asia Centrale e, magari, tentare altre avventure. Magari provare a chiudere la partita di Taiwan con un’invasione. Ma c’è un altro terreno sul quale la sfida cinese agli Stati Uniti può avere conseguenze ancor più rilevanti dell’espansione della sua influenza in Asia: quello monetario.
Da esattamente mezzo secolo (15 agosto 1971) lo sganciamento della convertibilità del dollaro in oro decisa dall’allora presidente americano, Richard Nixon, ha consentito alla valuta Usa di dominare incontrastata nel mondo e alla Federal Reserve di stampare biglietti verdi senza limiti. Un vantaggio economico enorme, ma anche il potere politico di sanzionare chiunque, dato che l’attuale sistema dollarocentrico dei pagamenti internazionali è dominato da istituzioni finanziarie americane. Cosa che, come si è visto nel caso della denuncia dell’accordo sul nucleare iraniano decisa da Donald Trump, consente agli Stati Uniti di punire con decisione unilaterale chiunque non rispetti le sue sanzioni.
Tutto questo potrebbe cambiare con l’introduzione delle monete digitali: una versione più stabile, perché spalleggiata dagli Stati, delle criptovalute che si sono diffuse negli ultimi anni. Certo, sarà uno stravolgimento della filosofia originale, anarchica, dei creatori di Bitcoin, Ether e delle altre monete virtuali: un sistema decentrato senza autorità di controllo garantito solo dalla blockchain. Le banche centrali di tutto il mondo stanno pensando a come usare questi strumenti per ampliare la loro capacità d’intervento: creazione di nuova liquidità (grazie alla fine della convertibilità in oro), circuiti diversi e più fluidi, ma con garanzia statale. Mentre, però, molti, inclusa la Fed americana, studiano, la Cina opera: lo yuan digitale è già in fase di sperimentazione in molte città dell’hinterland di Pechino e il mondo scoprirà questa moneta che non viene più dal conto in banca ma riposa nel wallet del telefonino l’anno prossimo: lo yuan digitale sarà la valuta delle Olimpiadi invernali cinesi e promette di essere una rivoluzione per i sistemi di pagamento.
Nulla di strano: lo yuan oggi ha un ruolo marginale nella finanza internazionale rispetto alle dimensioni dell’economia cinese: negli SDR, la valuta del Fondo Monetario, pesa per il 2,3% rispetto al 21% dell’euro e al 59% del dollaro. Comprensibile che Pechino voglia cambiare. Ma se sarà lei a dettare le regole della rivoluzione del denaro digitale le conseguenze economiche per gli Stati Uniti (e, in parte, per il resto dell’Occidente) saranno imponenti.