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 2021  agosto 20 Venerdì calendario

Adriana Asti e Giorgio Ferrara parlano di Valle Cupa

Raccontano Adriana Asti e Giorgio Ferrara d’essere arrivati a Todi, la prima volta, portati da Alberto Moravia. Era il 1972. Natalia Ginzburg aveva già scritto Ti ho sposato per allegria, ispirandosi ad Adriana e a quell’amore nato due anni prima, su un volo per New York, dove i due andavano a mettere in scena l’Orlando Furioso di Luca Ronconi, lui da aiuto regista, lei per fare Olimpia. Oggi, vivono fra Roma, Parigi e Venezia, ma la casa dove sempre ritornano «per le vacanze, quelle lunghe» li folgorò durante quella gita con lo scrittore.
Giorgio: «Guidava Moravia, una cosa da spavento: guidava dicendo che non avrebbe mai fatto marcia indietro, perché non amava il passato».
Adriana: «Guidava pensando di andare a cavallo».
Giorgio: «Arrivammo a casa di Enzo Siciliano, il primo amico che si era deciso a comprare un casale in una valle a dodici chilometri da Todi, sconosciuta, priva di attrattive mondane: Valle Cupa».
Che cosa vi attirò di un luogo dal nome così scoraggiante?
Adriana: «È una valle bellissima, dà sul Tevere, il bosco e le stradine misteriose sono una specie di eternità. Lì, guardando il panorama, Enzo disse “vedete quella casetta? È in vendita”. Ho detto “che bello” e siamo andati a comprarla». 
E che si fa a Valle Cupa?
Adriana: «Ma quello che si fa nelle valli fiorite: niente. C’è molta pace, anche una certa allegria, si è molto liberi».
Giorgio: «Lei parla di allegria, è vero, c’è stata, però sono morti in tanti, questa è la tristezza. È morto Danilo Donati, lo scenografo e costumista di Pasolini, Fellini, Zeffirelli... Non ci sono più Memè Perlini e Antonello Aglioti né Bernardo Bertolucci né sua moglie Clare, morta a giugno, ed Enzo, naturalmente. Siamo rimasti solo noi e sua moglie Flaminia e, per fortuna, in un paese vicino, Ernesto Galli della Loggia e Lucetta Scaraffia».
Come erano i giorni più felici di quella comunità di intellettuali?
Giorgio: «Il vero motore era Siciliano. Da lui c’erano sempre Moravia, Giorgio Bassani, Pier Paolo Pasolini. Ci si riuniva nelle case, poi si andava in piccole trattorie dai nomi meravigliosi, Semiramide, Pisello, sfuggendo assolutamente il ristorante di Gianfranco Vissani».
Perché sfuggivate Vissani?
Giorgio: «Ricordo soprattutto un Natale in cui ci venne presentato un conto di circa due milioni di lire. Eravamo noi, i Siciliano e i Bertolucci, che ci avevano invitati, e Bernardo, per tutto il pranzo, fu pressato da Vissani che voleva insegnare a lui, che era di Parma, come si facevano i tortellini».
Di che cosa si parlava a tavola con amici del calibro di Moravia e Pasolini?
Giorgio: «Valle Cupa era proprio un luogo dove ci s’impediva di parlare di cose impegnative».
Adriana: «Eravamo in vacanza da tutto, così contenti di stare insieme». 
Una giornata memorabile in casa vostra?
Giorgio. «Quando Cesare Musatti, che si era sposato per la quarta o quinta volta ed era già un uomo più che maturo, venne a fare la luna di miele da noi. C’erano anche Bernardo e Clare».
E vi psicanalizzò tutti?
Giorgio: «Solo Adriana, per trent’anni. Ognuno di noi aveva già il proprio psicanalista. Comunque, la mattina, Adriana chiese com’era andata la prima notte. E loro: abbiamo fatto molti nidi sugli alberi».
Adriana: «Intendevano d’aver condotto una notte molto intensa».
Giorgio: «La giornata culminò col fatto che restammo chiusi fuori, io cercai di scavalcare un tetto per entrare dalla finestra e caddi. Mi sono rotto una vertebra, quattro costole. Arrivò Enzo Siciliano. Arrivò l’ambulanza. Bernardo, con una certa perfidia carina, per anni, ha raccontato che Adriana continuava a ripetere “gli esce il sangue dall’orecchio”. Quasi svenuta e senza fare assolutamente nulla». 
Adriana: «Comunque fu una caduta spettacolare, anche ridicola».
Ora che Luca Ronconi non c’è più, reciterete più insieme?
Giorgio: «Ci pensiamo, sa? Io riesco a salire in scena solo con Adriana. Ora, però, sono stato nominato direttore artistico dello Stabile del Veneto, che ha il Teatro Goldoni a Venezia, il Verdi a Padova, il Teatro del Monaco a Padova, lavoro per dargli un respiro internazionale, ho convocato gli amici più fedeli: Bob Wilson, Emma Dante, Lucinda Childs...».
Adriana: «Io sto lavorando a una nuova versione degli Spettri di Ibsen. Intanto, abbiamo preso casa a Venezia: la cosa che amo di più è spostarmi. Fu per questo che, da ragazzina, uscii di casa: per unirmi a una compagnia di giro. Io e Giorgio ci affezioniamo a tanti posti, poi ne troviamo altri che ci sembrano meglio. Siamo sempre noi stessi nei posti diversi che scegliamo. Forse, a Todi, di più».