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 2021  agosto 19 Giovedì calendario

Enrico Dini, l’ingegnere dei coralli

Nella baia di Hong Kong sta nascendo una nuova barriera corallina. A crearla, stavolta, non sono i sedimenti degli scheletri calcarei dei coralli, ma un’enorme stampante 3D. Il demiurgo di questo capolavoro ingegneristico è un italiano. Si chiama Enrico Dini, è nato a Pontedera, si è laureato in Ingegneria all’università di Pisa, collabora con la Scuola Sant’Anna ed è più conosciuto all’estero che in Italia. Del suo genio si è accordo anche l’uomo più ricco del mondo, sì proprio quel Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, che lo ha invitato tra i pochissimi «big thinker», i grandi pensatori-inventori, a un evento californiano. 
Enrico Dini è stato il primo uomo al mondo a progettare una stampante 3D capace di produrre case a dimensioni reali. Ma è stato acclamato anche per aver inventato e stampato il mattone lunare, ovvero il primo tassello del suo sogno: costruire una base sulla Luna. E adesso, dopo anni di studio e lavoro, eccolo vincitore del progetto della Port Authority del distretto autonomo cinese, già colonia britannica, per il ripopolamento ittico della baia e l’allevamento delle ostriche. Insieme con un altro italiano, Mario Nuzzolese, project manager, ha già depositato sui fondali un centinaio di moduli stampati dalla sua macchina su una superficie di circa 800 metri quadrati. Ed è solo l’inizio perché le barriere coralline artificiali potrebbero essere estese a tutta la baia: circa 70 ettari di mare. Un progetto faraonico e geniale. 
«Che ha un illustre ispiratore – spiega Dini, 59 anni, un figlio 17enne liceale a Roma e promessa del calcio italiano – Antoni Gaudì, il padre della Sagrada Familia di Barcellona. Forme straordinarie che volevo riprodurre con la stampante 3D e che mi portarono all’intuizione di applicare la stampa anche nell’edilizia. Incontrai Mark Burry, architetto, capo cantiere della Sagrada Familia che fu impressionato dal mio progetto, mi mise alla calcagna un suo dottorando, James Gardiner, e furono loro a darmi l’input per realizzare le barriere coralline». 
Un primo manufatto viene sperimentato in Toscana a Porto Santo Stefano. Poi assieme a un biologo australiano, David Lennon, ecco nascere a Pisa la prima barriera. Fioccano richieste in tutta Europa sino al mega progetto cinese. Che, grazie a una genialata dell’ingegner Enrico, diventa possibile. «Ci avevano provato altri a mettere barriere nella baia di Hong Kong ma avevano fallito – racconta Dini —. Il motivo? I fondali sono come sabbie mobili, altamente instabili». 
Ecco allora l’idea tutta italiana. Ispirandosi alla genesi di Venezia, nata su palafitte di legno, Dini trova una tecnica unica e costruisce per la sua barriera corallina artificiale fondamenta di bambù. «Riusciamo anche a renderle a prova di tifoni che a quelle latitudini sono frequenti – continua l’ingegnere – e siamo premiati dal successo». 
Intanto Enrico si prepara al futuro. «Il mio sogno? Un villaggio lunare da stampare sul nostro satellite». E magari anche su Marte. Se lo sente Elon Musk, sbarcato pochi giorni fa in Toscana, lo arruola immediatamente.