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 2021  agosto 18 Mercoledì calendario

Avventure di tedeschi in Italia

Come italiano da anni in Germania mi trovo a far da tramite tra noi e loro, un ruolo non gradito. Gli ambasciatori non porteranno pena, come pretende un proverbio un po’ vecchiotto, ma sono poco amati. E poi, per la verità storica, in passato finirono scaraventati fuori dalla finestra (a Praga) o impalati in Oriente. Anche gli ambasciatori, quelli veri, nel fare rapporto in patria devono stare attenti a scrivere quel che il loro premier del momento si attende di leggere. Se scrivono una verità sgradita, rischiano la carriera.
Nei primi tempi, lontani, come corrispondente ad Amburgo, il mio ufficio era presso la sede di una grande casa editrice. Ero l’unico referente italiano per 5 mila dipendenti, e venivo usato come go between, cioè messaggero d’amore. Segretarie e impiegate, e qualche giovane giornalista, di ritorno dalle vacanze nella Bella Italia, mi davano da tradurre le lettere grondanti aggettivi e menzogne dei loro momentanei spasimanti italiani. E traducevo le risposte. Nessuna ascoltava i miei consigli di prudenza.
Ora mi trovo nel ruolo di ombudsman, alla lontana di difensore civico, destinato a sentire le lagnanze dei miei amici berlinesi di ritorno dall’Italia. La amano e la vorrebbero perfetta, ma la amano anche per i difetti, il caos, il distratto rispetto delle regole, purché non si esageri. In sintesi un paese più umano, meno rigido della loro Germania. Non hanno sempre ragione, non siamo una colonia. Quand’ero a Bonn, la mia sede si trovava nella Pressehaus, lavoravo assieme a centinaia di giornalisti di ogni paese. Nel luglio del 1988, il ministro Enrico Ferri osò porre il limite di velocità a 110 all’ora sulle autostrade. I colleghi tedeschi vennero a protestare da me: come osate, senza avvertirci? Come se fosse colpa mia. In Italia andare oltre al limite era da sempre parte delle vacanze. Non vi preoccupate, risposi, tanto le multe non arriveranno mai a Bonn. Mi guardarono male. Il solito machiavellico italiano.
Ora però le multe arrivano. Una mia amica, appena finito il lockdown, si è precipitata in auto a Firenze. A godersi il sole della Toskana, con la kappa, e fare shopping, che da sempre è un altro elemento delle vacanze a casa nostra. A Berlino le sono arrivate due multe, sugli 80 euro, perché ha violato la Ztl. «Ed è svanito il mio risparmio», si è arrabbiata. I negozi fiorentini le hanno fatto un grande sconto, ma le multe? Lei giura di non aver visto nessun cartello. È una prussiana come la immaginiamo, rispettosa delle regole, dubito che non avrebbe rispettato un cartello di divieto di transito. In alcune strade, a Roma, i divieti sono incomprensibili, e variano di giorno in giorno, di ora in ora. Non siamo una colonia. E neppure un mercato, ma lo shopping dei turisti aiuta il nostro Pil.
Un amico in questi giorni si trova a Roma, che conosce bene, meglio di me. Mi ha scritto una mail, sorpreso e deluso. È andato venerdì alla Galleria Colonna, aperta lodevolmente ad agosto, solo per due giorni, il venerdì e sabato. Avrebbe dovuto prenotare, l’ha avvertito la ragazza all’ingresso. Ma non c’è nessuno, sono l’unico visitatore, ha osservato lui. Con 35 gradi all’ombra non sono molti quelli che girano per musei disposti a pagare il prezzo, il venerdì 30 euro con la guida, e 25 libera il giorno dopo.
Il mio amico ha protestato, la giovane era ragionevole: la guido io, ma ha telefonato in direzione. E le hanno detto di no. La visita con guida è prevista per almeno due visitatori. Il berlinese non era disposto a pagare il doppio. Già 30 euro gli sembravano troppi. La Galleria Colonna è un museo privato, valgono altre regole, ma un tedesco non lo sa e, se lo sapesse, non gli importerebbe.
Il mio amico voleva consolarsi con un cappuccino, non importa il prezzo, al Caffè Greco, che per lui è una sorta di museo. Lo frequentarono Goethe, e Ludwig il re di Baviera, che amava le nostre opere d’arte e le belle italiane. L’ha trovato chiuso, sulla saracinesca nessuna spiegazione. Eppure, protesta, su Google risultava aperto. Problemi con il personale, suppongo, ma c’è un solo addetto all’apertura? Della spazzatura e delle buche l’amico non si è lamentato. Lo sapeva già.