Corriere della Sera, 18 agosto 2021
La 14enne Dovgan, enfant prodige del piano
Per i sette concorrenti italiani del Concorso pianistico Busoni di Bolzano (Giovanni Bertolazzi, veronese, quarto classificato nella scorsa edizione del 2019 si ripresenta) e per gli altri ventisei, il recital di Alexandra Dovgan sarà di sicuro un’iniezione di entusiasmo, persino di pragmatismo. Della serie «potrei farcela anch’io». Ma solo a patto di essere non preparatissimi, ma di più.
Perché il 24 agosto Alexandra Dovgan, 14enne russa, nuovo grande talento del pianismo planetario, vincitrice di una decina di concorsi, terrà a battesimo la severissima competizione internazionale che se la gioca con lo stellare concorso Ciajkovskij di Mosca proprio all’insegna dell’assoluto pianistico, dello studio (anche) come disciplina severa. Come ha fatto Martha Argerich che ha vinto il primo premio a 16 anni, nel 1957.
Con nervi d’acciaio, almeno fino a mezzanotte del 3 settembre, data della finalissima. E dopo aver affrontato prove di piano solo, con ensemble e infine con una orchestra sinfonica, la Haydn di Bolzano e Trento diretta da Arvo Volmer.
Niente male per un concorso nato nel 1949, 25 anni dopo la morte di Ferruccio Busoni, pianista e compositore. E ora diretto da Peter Paul Kainrath.
E Alexandra? «Suonerò (all’auditorium di Bolzano, 20.30) Schumann e Chopin. Ovvero i compositori del mio piano di studi al conservatorio di Mosca». Ma non basta. Dice ancora la giovane artista: «Per me un concorso pianistico rappresenta l’opportunità di suonare sul palcoscenico. Impone sempre una grande responsabilità ma è anche grande stimolo per dimostrare dove si può arrivare con i propri mezzi. Non sono, invece, interessata alla competizione». E pazienza se un concorso pianistico che prevede una classifica sottende anche i voti della giuria, vincitori e vinti.
Anche qui, Alexandra sembra avere le idee chiare: «Sono felice di scoprire nuova musica e di poterla suonare in pubblico anche sola al piano. Suonare con orchestra è comunque una grande esperienza di condivisione, entusiasmante». E la sua conoscenza con Grigory Sokolov? «Il maestro ha sentito alcune mie registrazioni e ha voluto incontrarmi a San Pietroburgo tre anni fa. Da allora ci vediamo regolarmente. Di musica parliamo alla pari. Anche perché non sono e non mi sento un enfant prodige».