la Repubblica, 18 agosto 2021
In morte di Maki Kaji, l’inventore del sudoku
«È come una caccia al tesoro. Non si tratta di trovare il bottino: è soltanto il divertimento nel cercare di risolvere l’enigma». Maki Kaji, il “padre” del sudoku morto a 69 anni per un cancro alle vie biliari, la sua caccia al tesoro l’aveva iniziata più di quarant’anni fa.
A questo giapponese visionario, nato a Sapporo nel 1951, ex studente ribelle dell’Università Keio – poi abbandonata come fecero moltissimi suoi coetanei nel 1970 per protestare contro il rinnovo del trattato di sicurezza tra Usa e Giappone – la folgorazione arrivò mentre lavorava in una tipografia. Su una rivista americana vide quel rompicapo, con il nome di Number Place, e rimase affascinato da quei numeri da incastrare nelle griglie, senza fare ripetizioni. Rivisitazione moderna del quadro latino del matematico svizzero Eulero nel XVIII secolo.
Nel 1980, assieme ad un paio di amici, fonda la prima rivista giapponese di giochi enigmistici, la Puzzle Tsushin Nikoli. Nel primo numero ecco pubblicato quel gioco che ancora pochissimi conoscevano: “Suji wa dokushin ni kagiru”, recitava il titolo. Traducibile più o meno con: “I numeri devono essere unici”. L’abbreviazione, sudoku, diventò in breve tempo popolare in tutto il mondo. Tanto da entrare perfino nell’ English Oxford Dictionary.
Ad “aiutare” Maki Kaji a rendere il sudoku un fenomeno globale, fu però un ex magistrato di Hong Kong, Wayne Gould, che nel 2004 – dopo essere rimasto affascinato da quel gioco visto in una rivista giapponese – riuscì a farlo pubblicare sul Times di Londra. Due anni più tardi, nel 2006, nacquero addirittura i mondiali di sudoku. Oggi circa 100 milioni di persone ogni giorno ai quattro angoli del Pianeta allenano la mente così, con quella scacchiera di 9 quadrati per 9 dove ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro devono contenere i numeri dall’1 al 9, ma in nessuna riga, nessuna colonna e nessun riquadro deve esserci due volte lo stesso numero.
Morto una settimana fa nella sua casa di Mitaka, a Tokyo, “era amato dai giocatori di tutto il mondo”, come ha scritto ieri mattina in un comunicato, dando la notizia della morte, la sua azienda – la Nikoli – fondata nel 1983.