Il Messaggero, 15 agosto 2021
In Italia restano 20 milioni di linee fisse
a Gran Bretagna è pronta a dire addio alle vecchie linee fisse dal 2025, quando per telefonare sarà necessario avere una connessione internet. In Italia, per ora, anche chi non ha il collegamento alla rete potrà continuare invece a chiamare senza problemi. Al momento, infatti, gli operatori non prevedono di mandare in pensione il telefono tradizionale. Anche chi in casa ha solo la linea voce – quasi due milioni di famiglie – potrà quindi continuare a usarla senza dover pagare un abbonamento per navigare sul web.
«Non ci risultano progetti di questo tipo», riferiscono dal quartier generale di Tim, ex monopolista e ancora compagnia dominante con quasi la metà delle linee fisse, che in Italia sono 19,95 milioni, secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). «Non ne sappiamo nulla», fa sapere anche Vodafone, il secondo operatore per dimensioni con una quota di mercato, sempre nel fisso, vicina al 16%.
IL CAVONessun progetto a breve insomma, ma questo non significa che nel prossimo decennio anche in Italia, come negli altri Paesi europei, non ci sarà l’addio al vecchio doppino, il cavo che portava la voce del telefono nelle case quando non c’era ancora internet. Tim, nelle scorse settimane, ha avviato da Trento il processo di spegnimento della rete in rame. Una delle centrali della città è stata la prima interamente cablata con tecnologia Fiber to the home (Ftth). Tutte le utenze servite da quell’impianto potranno quindi migrare sulla nuova rete con conseguente abbandono del rame. Un cambiamento tecnologico, parte di un più ampio progetto del gruppo per accelerare la digitalizzazione del territorio, che consentirà a famiglie e uffici di avere connessioni superveloci (fino a 1 Gigabyte). Il passaggio avverrà comunque progressivamente sulla base delle adesioni dei clienti e non sarà forzato.
Intanto in Italia la diffusione delle connessioni cresce e le linee a banda larga hanno ormai raggiunto quota 18,37 milioni (erano 17,68 milioni un anno fa e meno di 16 milioni nel 2017). Restano tuttavia zone dove le linee veloci sono ancora un miraggio e le differenze fra diverse aree del Paese sono ampie. A Milano, per esempio, quasi l’87% delle famiglie ha accesso alla banda larga, mentre a Potenza, L’Aquila, Campobasso, Isernia e Sud Sardegna la quota è inferiore al 49%. «La crisi pandemica – si legge nell’ultima relazione dell’Agcom – ha rappresentato un acceleratore di profondi mutamenti già in atto da tempo: basti pensare che nel 2005 le linee broadband rappresentavano meno del 30% delle linee complessive. A fine 2020, gli abbonamenti non broadband sono ormai residuali (7,5% del totale)». Tra il 2019 e il 2020 c’è stato inoltre un incremento del traffico medio dati di oltre il 46%.
LA FIBRALe linee capaci di garantire le connessioni migliori e più veloci, cioè quelle in fibra ottica – sempre secondo i dati dell’Autorità di settore – sono arrivate a raggiungere il 33,7% delle famiglie italiane, in crescita rispetto al 30% del 2019. «Solo la disponibilità di adeguate infrastrutture – sottolinea ancora l’Agcom – potrà consentire nei prossimi anni quel salto di produttività sistemica necessario a innescare una robusta e strutturale crescita economica del Paese».