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 2021  agosto 15 Domenica calendario

Trump, le Chiese e i «loro» partiti

Quasi tutte le democrazie europee hanno un partito che si definisce democratico-cristiano o popolare e ha rapporti più o meno intimi con una ecclesiastica casa madre. La loro esistenza in Europa risale alla Rerum novarum, una enciclica con cui il pontefice Leone XIII, affrontava il problema del conflitto sociale che la nuova economia industriale stava creando «tra padroni e operai». 
Karl Marx aveva già affrontato il problema nel suo Capitale, ma la Chiesa cattolica non ne approvava le proposte e fu subito alquanto ostile, in quella fase, al programma dei partiti socialisti. Ma la modernità era un problema troppo complicato per essere affrontato soltanto con argomenti religiosi. Occorreva creare nuove organizzazioni capaci di affrontare i partiti d’ispirazione marxista con argomenti che tenessero conto delle esigenze e dei valori ideali della Chiesa. Nacquero così nei primi decenni del Novecento i primi partiti esplicitamente cristiani. Vi fu qualche eccezione. Nel partito conservatore della Gran Bretagna, la parola «cristiano» non esiste. Ma era noto che si considerava da molto tempo il braccio laico della Chiesa Anglicana. In Italia la Democrazia cristiana non ha mai nascosto l’intimità dei suoi rapporti con il Vaticano ma vi sono stati casi in cui ha lasciato conoscere i suoi dissensi. Accadde quando Pio XII insistette perchè il Movimento Sociale Italiano, erede del Partito nazionale fascista fosse ammesso fra i partiti che stavano amministrando la capitale. Alcide De Gasperi rifiutò e dovette subire da allora il malumore della Santa Sede. 
Gli Stati Uniti non hanno un partito cristiano, ma hanno movimento protestante che ha nella democrazia americana e soprattutto nelle campagne elettorali un ruolo considerevole. Si definiscono evangelici perché il loro unico testo sacro è la Bibbia. Sostengono di avere uno speciale rapporto personale con Cristo e si considerano rinati (in inglese «born again»). Non nascondono le loro posizioni conservatrici e condannano tutte le riforme per cui il partito democratico si è battuto negli scorsi anni, dall’aborto allo status sociale degli omosessuali. Approvano la pena capitale perché non è vietata dalle sacre scritture. Hanno sostenuto Donald Trump durante la campagna elettorale e hanno scommesso sulla sua vittoria. Dovrebbero lamentarne la sconfitta. Ma l’incoraggiamento dato ai teppisti durante l’assalto al Campidoglio il 6 gennaio dimostra quali siano i suoi valori civili. E le indagini della stampa sulla sua persona hanno dimostrato che il pio amico degli evangelici è nella quotidiana realtà un libertino. 
L’opinione pubblica non ha tardato a reagire. Secondo una ricerca del Public Religion Research institute, gli evangelici che nel 2006 rappresentavano il 23% della popolazione, sono oggi il 14,5%.