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 2021  agosto 14 Sabato calendario

Google: paga in base al costo della vita

La mossa di Google in vista di un ritorno in ufficio è stata di offrire ai propri dipendenti un “calcolatore di sede” (Work Location Tool) ossia uno strumento per verificare che salario potrebbe essere loro offerto in base al posto in cui vivono se, quando si dovrà tornare al lavoro in presenza almeno tre volte a settimana, a pandemia finita, decidessero invece di continuare a lavorare permanentemente da remoto oppure di cambiare sede. Di fatto una revisione degli stipendi basata sul costo della vita. 
Il calcolatore, la cui esistenza è stata di recente svelata dall’agenzia Reuters, è stato introdotto a giugno e la nuova policy resta limitata allo staff degli Stati Uniti. Sembra infatti che da giugno circa 10mila dipendenti su un totale di 135mila abbiano chiesto di poter lavorare da remoto full time o di cambiare città quando Covid-19 sarà sotto controllo e per poterlo fare in molti casi hanno accettato un taglio di retribuzione, in base ai calcoli del Work Location Tool. 
«I nostri compensation packages sono sempre stati determinati dalla località – ha commentato un portavoce della società di Mountain View – e abbiamo sempre pagato al massimo del livello del mercato locale, considerando il posto da cui il dipendente lavora». Per compensation package, negli Stati Uniti, si intende l’insieme di stipendio e fringe benefit. Google ha detto di aver sviluppato il nuovo strumento per aiutare i dipendenti a prendere decisioni informate sull’impatto sulla retribuzione complessiva qualora decidano di trasferirsi o di lavorare da remoto. 
Per il momento Google ha spostato a fine ottobre (da settembre) il rientro in ufficio e ieri alcune grandi aziende tra cui Facebook hanno rinviato a gennaio 2022, causa il dilagare dei contagi da variante Delta. Ma in vista di un rientro, che prima o poi avverrà, molte aziende stanno cercando di capire come sarà organizzato il lavoro post-pandemia. La mossa di Google – la società prevede che il 60% dei dipendenti starà negli uffici alcuni giorni a settimana, il 20% in nuovi spazi e il restante 20% lavorerà sempre da casa – potrebbe stabilire un trend nella Corporate America. 
Nel pieno della pandemia, forti dei guadagni ottenuti, alcuni ceo di multinazionali avevano annunciato l’intenzione di consentire ai lavoratori di lavorare da remoto per sempre. «Vogliamo che siano in grado di stare nel posto in cui si sentono più creativi e produttivi» aveva per esempio dichiarato il ceo di Twitter Jack Dorsey nel maggio 2020. E tuttavia anche per questa società la decisione di vivere e lavorare in località meno costose potrà avere un riflesso sull’entità della retribuzione. Un’altra azienda che lo ha detto con chiarezza è Facebook: Mark Zuckerberg ha stabilito che i lavoratori dovranno far sapere se si trasferiscono in un’altra città e chi andrà in posti più low-cost «vedrà un aggiustamento dei compensi». 
Altre imprese, come Reddit e Zillow, invece, hanno scelto modelli di retribuzione indifferenti rispetto alla località perché li ritengono più vantaggiosi quando si tratta di assumere e mantenere la forza lavoro in servizio, in un mercato che presenta carenze di figure specializzate. E anche per promuovere la diversità. 
Il calcolatore messo a punto da Google ha peraltro sollevato molte critiche nel merito. Secondo Reuters, un dipendente che vive a Stamford, in Connecticut, a un’ora di treno da New York, sarebbe pagato il 15% in meno se optasse per il lavoro da remoto mentre il collega che vive nella Grande Mela manterrebbe la paga invariata. Il calcolatore mostra tagli di stipendio fino al 25% per i lavoratori che lasciano San Francisco per località della California parimenti costose come per esempio Lake Tahoe. 
Le obiezioni che stanno nascendo sono anche di altra natura. Secondo il professor Jake Rosenfeld, della Washington University di St. Louis, il punto è che «Google ha pagato questi dipendenti finora al 100% della loro retribuzione, quindi non è che non si possa permettere di corrispondere gli stessi stipendi a chi scelga di lavorare da remoto». Peraltro, durante il primo trimestre del 2021, secondo i dati resi noti da Alphabet (la holding di controllo), l’utilizzo del lavoro da remoto ha permesso a Google di risparmiare 268 milioni di dollari, cioè oltre 1 miliardo su base annua.