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 2021  agosto 14 Sabato calendario

In morte di Enzo Facciolo

Gli occhi chiari, i capelli scuri, i lineamenti classici che avevano portato più di una spettatrice a sospirare per Robert Taylor, ripresi, su richiesta delle sorelle Giussani, per dare carattere e fascino al protagonista. Ma anche i lineamenti delicati di Grace Kelly come modello per Eva Kant. E quelli dell’attrice francese Capucine, per il viso di Altea.
Ci sono pure il segno e l’intuizione di Enzo Facciolo dietro al successo di Diabolik. Lo storico disegnatore – sin dal 1963 matita dell’iconico personaggio ideato da Angela Giussani – si è spento, ieri, all’età di 89 anni. Nato a Milano nel 1931, dopo essersi diplomato alla Scuola d’arte al Castello Sforzesco, Facciolo fonda un suo studio d’animazione, caratterizzato da un’attività fortemente sperimentale, che lo fa notare dai fratelli Pagot nel 1954. Pochi anni dopo, nel 1959, scrive e disegna il suo primo fumetto, una serie breve intitolata Clint due colpi per Edizioni Domai. Nel 1963, arriva la chiamata della casa Editrice Astorina. A lui le sorelle Giussani affidano il compito di donare uniformità ai personaggi, dando loro una caratterizzazione definitiva, dunque, di contribuire al loro fascino.E Facciolo lo fa, segue alcune indicazioni, apporta modifiche – sua l’invenzione del caratteristico cappuccio aderente al posto del passamontagna degli esordi – crea, ispirandosi alle sue muse, definendo una precisa sensualità che è parte integrante del fumetto. L’impresa cui è chiamato non è da poco. Diabolik, nato nel 1962, era un lavoro inusitato per il panorama italiano. Segnerà la nascita del fumetto nero italiano. «Diabolik è un criminale, non un giustiziere», spiegava Angela Giussani.
Un criminale ma dall’animo nobile. E, anche grazie al disegnatore, con un aspetto da divo. Facciolo firma il numero 10 L’impiccato. Poi, illustrerà, da solo o con altri, 245 episodi della collana.
«Mi sembra inaccettabile che Enzo Facciolo non sia più qui, pronto a parlare di qualsiasi argomento (preferibilmente non di fumetti) come facevamo da più di cinquant’anni. Con il Maestro se ne va una parte della mia vita», è il commento di Mario Gomboli, direttore Astorina, alla scomparsa del disegnatore. Il suo segno è pure nel logo della casa editrice, con Diabolik che lancia un pugnale. Quell’immagine, infatti, è ispirata a un suo disegno. Ancora oggi, usato, amato, vivo.