«Non ci stupisce, queste due aziende hanno fatto una rivoluzione culturale innovando la tecnologia e l’estetica del prodotto e sostituendo i vibratori penetrativi, nati da un immaginario maschile dominante, con sex toys colorati di ultima generazione che possono integrarsi nella vita sessuale senza alludere al mondo della pornografia. Sono oggetti di design a tutti gli effetti che contribuiscono a creare una percezione diversa della funzione».
Sì, ma in che senso culturale?
«I loro prodotti hanno colmato la lacuna dell’educazione sessuale che, almeno in Italia, si concentra solo sull’aspetto della prevenzione e della protezione, dimenticando completamente l’anatomia del piacere».
Fateci un esempio.
«Wow Tech ha inventato e brevettato il primo "succhiaclitoride", il Womanizer, un piccolo oggetto che stimola l’area del clitoride (ma ne hanno prodotto un modello anche per gli uomini) senza contatto diretto ma utilizzando la tecnologia delle vibrazioni. Così hanno riportato questa parte del corpo al centro del piacere femminile incoraggiando le donne a esplorarsi e a riconoscersi il diritto al piacere.
A ripartire dalla conoscenza del proprio corpo ancora prima di mettere il corpo nelle mani di un’altra persona».
Covid e pandemia hanno influenzato la percezione dei sex toys?
«Sì, all’inizio soprattutto perché si cercavano nuovi modi per stare bene e stare insieme a distanza.
Molti li hanno usati per conoscersi meglio e quindi sì, anche per conoscere bene la propria sessualità. Interessante però che le vendite dei sex toys siano rimaste alte anche dopo la pandemia a dimostrazione che sono diventati un’abitudine. C’è una riscoperta dell’esigenza di volersi bene, una rivoluzione dell’amore per se stessi che è la base di una nuova rivoluzione sessuale».