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 2021  agosto 12 Giovedì calendario

I veri numeri di sbarchi e migranti in Italia

Gli ultimi a sbarcare a Lampedusa, ieri, sono stati 300 tunisini arrivati con 13 barchini. Nelle stesse ore, dall’altro lato del Mediterraneo centrale, la Guardia costiera libica riportava indietro 700 persone. È l’estate dei migranti che ce la fanno ad arrivare, di quelli che muoiono in mare, di quelli che vengono riportati indietro dalle guardie costiere di Libia e Tunisia, ormai sempre più attive in quelli che per molti sono «respingimenti» vietati dalle convenzioni internazionali.
Non è, però, l’estate dell’«invasione» perché, a ieri, gli arrivi di migranti in Italia hanno raggiunto le 32.167 unità. Un numero poco più del doppio degli arrivi dell’anno scorso allo stesso giorno (15.151) e 8 volte quello del 2019 (4169) ma ben lontano dai grandi numeri delle migrazioni e degli sbarchi in Italia: 170mila nel 2014, 154mila nel 2015, 181mila nel 2016, 119 mila nel 2017. All’epoca le partenze avvenivano in massima parte dalla Libia mentre da 3 anni la rotta dalla Tunisia - Paese con cui l’Italia ha un accordo e 80 migranti a settimana vengono rimandati indietro - ha ripreso vigore: e infatti dei 32mila arrivati, quasi 8mila sono tunisini, la metà dei quali giunti a luglio, seguiti a distanza da cittadini del Bangladesh (4656), dell’Egitto (2529) e della Costa d’Avorio (2266), e poi di Guinea, Eritrea, Iran, Sudan, Marocco, Iraq. Secondo l’Oim, l’Organizzazione per le migrazioni delle Nazioni unite che ha uomini e «antenne» sia in Libia sia in Tunisia, alla data del 7 agosto almeno 20.257 migranti erano stati riportati indietro dalla Guardia costiera libica, un numero quasi doppio di quello (11.891) di tutto il 2020.
E poi ci sono i morti e i dispersi, quelli che restano in mezzo al mare e muoiono di stenti in attesa di soccorsi che non arrivano o che annegano nel ribaltamento della barca: 1009, tra morti accertate (380) e dispersi (629), ne ha calcolati l’Oim fino a 5 giorni fa; in tutto il 2020 erano stati 978. «Ormai la percentuale di morti - sottolinea il portavoce dell’Oim, Flavio Di Giacomo - è superiore alla percentuale di persone partite, e questo perché c’è una mancanza di soccorsi e di pattugliamenti internazionali in mare». E scarsi controlli in Libia, se è vero che non si parte più di nascosto con i gommoni ma alla luce del sole con grandi barconi stracolmi. Lampedusa resta il primo approdo : «In questo periodo arrivano molte piccole imbarcazioni dalla Tunisia - rileva Marta Bernardini, coordinatrice del progetto Mediterranean Hope delle Chiese evangeliche in Italia - e ci sono molti giovani, minori non accompagnati, intere famiglie con bimbi piccoli». In Tunisia è la grave crisi economica la prima ragione di emigrazione ma ora c’è anche il caos politico ad aggravare la situazione. Sebbene anche la Marina tunisina riesca a bloccare molte imbarcazioni e a riportarle indietro. «I flussi diminuiscono solo quando c’è maltempo - dice Bernardini - la gente parte perché non può restare. L’Europa, non solo l’Italia che spesso è solo luogo di transito, dovrebbe farsene carico». E Di Giacomo: «Non c’è invasione né emergenza, i numeri degli arrivi restano bassi; l’80% delle migrazioni africane avviene ancora tra Paesi dello stesso continente».
E le Ong? Nonostante da anni siano additate come le responsabili degli arrivi di migranti in Italia, il loro ruolo è divenuto quasi marginale. Con le navi umanitarie spesso in fermo amministrativo o rallentate dalle quarantene post-sbarco, l’Ispi ha calcolato che solo il 14% dei migranti sbarcati quest’anno, con la gestione Lamorgese, è stato soccorso dalle Ong: 4500 su 32mila. Con Salvini era stato il 12%. Quindi poco cambia. Lo scontro politico resta però acceso, soprattutto dopo il botta e risposta su La Stampa tra la ministra e il suo predecessore. Ora Forza Italia chiede un vertice in tempi, con Gasparri che attacca: «Il governo si occupi degli sbarchi e non dello Ius soli».