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 2021  agosto 11 Mercoledì calendario

Intervista a Guia Soncini

«Ogni mattina, l’essere umano contemporaneo si sveglia e sa che, al mercato degli scandali passeggeri, troverà un offeso fresco di giornata». 
La premessa dell’ultimo libro di Guia Soncini è sotto gli occhi di tutti: si sono sentiti offesi, per dire, quelli che hanno fatto licenziare il direttore della cerimonia d’apertura dei Giochi di Tokyo per una battuta sull’Olocausto pronunciata 23 anni prima; e si sono sentiti offesi i tifosi non proprio di sinistra che hanno insultato il calciatore laziale Elseid Hysaj, reo di aver cantato Bella Ciao. Soncini la chiama L’era della suscettibilità, titolo del saggio edito da Marsilio in cui dispiega senza pietà le sue doti da anatomopatologa dei tempi moderni. «Prendiamo tutto sul personale», dice, «siamo alla morte del contesto». 
Che cosa sarebbe la «morte del contesto»? 
«Include almeno due elementi. C’è il momento in cui vai al bagno e apri i social come un tempo La Settimana Enigmistica, non proprio con l’attenzione che dedicavi a Kant al liceo. Leggi una battuta e non ti poni il problema che sia una citazione che non conosci e, come prima cosa, ti offendi. Poi c’è l’incomprensione dell’antifrasi, figura retorica che consiste nell’esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa. Tipo: l’attrice Diana Del Bufalo fa un video, struccata, dice che due uomini le hanno urlato “a ‘bbona”, dice che a lei il cat calling piace, ma che quelli erano due falsi perché non puoi dire “bona” a una donna in tale stato pietoso. Gli offesi del giorno l’hanno sommersa di insulti, rivelandosi persone per le quali un fischio per strada equivale allo stupro, ma capaci di augurare la morte per un’antifrasi non capita». 
Il punto è la polarizzazione fra chi è pro e chi contro qualcosa? 
«Il nuovo glossario dell’era della suscettibilità è tutto di parole inglesi e quindi una più brutta dell’altra. Representation matters e identity politics dicono che, anzitutto, è importante appartenere a una categoria identitaria. Per cui, Gal Gadot ha interpretato Cleopatra e si sono scatenate le polemiche perché è israeliana e troppo bianca. Senza arrivare a Simone de Beauvoir che diceva che, per scrivere dei corvi, non devi essere corvo, il surreale è che l’attrice fa quello: interpreta ciò che non è. E se Golda Rosheuvel può fare la regina nera inBridgerton, dovresti poter fare Cleopatra bianca, ma non puoi, perché la linea di pensiero dev’essere che l’etnia bianca deve smettere di sopraffare quella nera». 
Un neologismo sopravvalutato? 
«Il trigger warning, l’avviso che, in un film, libro o altro, può esserci qualcosa che ti turba. Viviamo in un’epoca in cui tutto ti può turbare. C’è chi vuole il trigger warning se c’è un piatto di spaghetti, perché turba chi ha problemi alimentari; e chi sostiene che, se sei anoressica, il trigger warning associato al cibo ti convince di più che il cibo è traumatico. Noi adulti abbiamo detto ai giovani che saranno protetti anche dagli spaghetti, invece di avvisarli che nella vita avrebbero visto anche di peggio. E non è solo questione di giovani, ma di woke, un’espressione tipo radical chic, che ha avuto una transizione semantica. Vuol dire “occhi aperti”, “essere sensibili alle ingiustizie”, e ora è la rivendicazione di chi sta dalla parte dei buoni. Anzi, è: taci tu, che non sei woke». 
Ciò che più ci preme è mostrarci migliori degli altri? 
«La molla del linciaggio è la ricerca del cretino del giorno. Ti svegli e c’è il deputato che “se vuoi il green pass per il Covid, lo devi volere pure per i sieropositivi” e, per mezza giornata, tutti danno addosso a lui. La mattina dopo c’è un altro che l’ha detta più grossa. E i più accaniti cacciatori di cretini del giorno sono quelli che, a loro volta, sono stati il cretino del giorno, perché pensano che un giorno in cui do addosso a un altro è un giorno in cui nessuno dà addosso a me». 
Arriveremo anche noi a licenziare qualcuno perché ha fatto o detto cose politicamente scorrette? 
«Da noi, quando un supermercato mise in vendita una maglietta con su un marito che spingeva la moglie giù dal dirupo, fu tacciato d’incitamento al femminicidio perché naturalmente gli assassini si ispirano alle magliette (è un’antifrase, lo dico per i distratti). In America ci sarebbe stato il boicottaggio, il crollo in borsa. In Italia, dove ogni tragedia diventa farsa, la senatrice Monica Cirinnà disse che avrebbe restituito la tessera punti del supermercato. La nostra cancel culture è non fare più i punti con la spesa». 
Un consiglio a chi si ritrova a essere il cretino del giorno? 
«Quello di Justine Sacco, la prima linciata del web, licenziata nel 2013 per un tweet presunto razzista. È il consiglio che diede al giornalista di Gawker che per primo la mise alla gogna e che poi si è trovato cretino del giorno e licenziato. Il consiglio è: non fare niente, non scusarsi, non twittare, sii un inerte grumo di molecole mentre il mondo si agita intorno a te, perché fra una settimana nessuno se lo ricorderà».