Dottor Sinisi, cosa è successo?
«Mai in tanti anni di carriera ho subito un’umiliazione come quella di giovedì scorso. Quando sono andato a ritirare la lettera mi hanno trattato come un malfattore, sono stato scortato dalla vigilanza armata che mi ha seguito a ogni passo».
Se l’hanno licenziata qualche responsabilità l’avrà pure, no?
«Come si faccia a licenziare un alto dirigente per le cose che ha detto in Vigilanza, rispondendo alle domande di un commissario, solo Dio lo sa. Se poi questo dirigente ha 66 anni e passa, ha conseguito risultati lusinghieri ma non è mai stato ascoltato dai vertici Rai nonostante le numerose richieste, ecco che il quadro è completo».
Ma allora perché l’hanno mandata via?
«Licenziato per non aver rispettato il regolamento aziendale e aver creato nocumento alla Rai con le mie dichiarazioni. Ma dico io: conta più la legge dello Stato o un regolamento aziendale? Cosa volevano? Che andassi in Vigilanza a raccontare bugie? Io le istituzioni le rispetto. Il punto è che ho replicato ai quesiti posti da alcuni parlamentari, dicendo la pura verità. Salini ha sostenuto che i tre servizi trasmessi dal Gr sulla inaugurazione del presepe erano andati in onda per colpa di un disguido creato dalla mia direzione. Ma è falso e io l’ho dimostrato».
Però lei sui presepe di Lodola si era incaponito. Salini ha sempre spiegato di non averlo mai autorizzato.
«Senta, io ho cinque faldoni pieni di documenti, mail, sms, resoconti di telefonate e incontri che testimoniano come tutti fossero a conoscenza del progetto. Poi per carità, si può sempre cambiare idea. Resta però il rammarico perché dal settimo piano nessuno è sceso per vedere l’opera, che poi fu esposta agli Uffizi. Mi pare che questo renda giustizia al suo valore».
Pensa che il licenziamento sia un pretesto, visto che le sue denunce sui furti in Rai e la presenza di un basista hanno suscitato grande clamore?
«Spero di no. Io sul basista ho presentato varie denunce in Procura. Quando, guardando le carte, ti accorgi che nel 2004, nel giro di una settimana, entrano nell’ufficio di Fiorespino e rubano un Guttuso, due giorni dopo un Carrà dall’ufficio di Ciannamea, tre giorni dopo ancora due Barbault dalla stanza di Nepote, non è che ci vuole la scienza per ipotizzare che possano essere furti su commissione».
Fuortes l’ha incontrato?
«No. Nessuno mi ha chiamato».
Lei era stato sospeso, mandarla via era un atto dovuto?
«No. E anzi ritengo che l’ad si sarebbe dovuto chiedere come mai la lettera di licenziamento non è stata firmata da Salini, il quale ha aspettato che arrivasse lui».