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 2021  agosto 09 Lunedì calendario

La versione di Nicola Sinisi dopo il licenziamento

A sei mesi dalla pensione, è stato licenziato in tronco. Per giusta causa, recita la lettera firmata dal neo ad Rai Carlo Fuortes. A farne le spese Nicola Sinisi, fino a giovedì scorso direttore del Canone e dei Beni artistici, l’uomo che fra l’altro ha denunciato i ripetuti furti di quadri d’autore e arredi di valore («Persino scrivanie e tappeti») dagli uffici di Viale Mazzini, adombrando la presenza di un basista. La sua colpa? Aver accusato l’ex ad Salini di aver scritto «il falso» in risposta a una interrogazione parlamentare sul famoso presepe laico di Marco Lodola. Ossia, l’allestimento che doveva essere esposto a Natale 2020 nel quartier generale ma poi venne ritirato dall’artista in seguito alle polemiche esplose sui costi (36mila euro) e il contenuto: la Madonna aveva le sembianze di Gigliola Cinguetti, San Giuseppe quelle di Lucio Dalla. Allora però i radiogiornali annunciarono che l’opera era stata inaugurata, mentre non era vero. E Salini incolpò il dirigente di aver diffuso la notizia farlocca. Ma Sinisi in Vigilanza lo sbugiardò. Così prima venne sospeso. E adesso licenziato.
Dottor Sinisi, cosa è successo?
«Mai in tanti anni di carriera ho subito un’umiliazione come quella di giovedì scorso. Quando sono andato a ritirare la lettera mi hanno trattato come un malfattore, sono stato scortato dalla vigilanza armata che mi ha seguito a ogni passo».
Se l’hanno licenziata qualche responsabilità l’avrà pure, no?
«Come si faccia a licenziare un alto dirigente per le cose che ha detto in Vigilanza, rispondendo alle domande di un commissario, solo Dio lo sa. Se poi questo dirigente ha 66 anni e passa, ha conseguito risultati lusinghieri ma non è mai stato ascoltato dai vertici Rai nonostante le numerose richieste, ecco che il quadro è completo».
Ma allora perché l’hanno mandata via?
«Licenziato per non aver rispettato il regolamento aziendale e aver creato nocumento alla Rai con le mie dichiarazioni. Ma dico io: conta più la legge dello Stato o un regolamento aziendale? Cosa volevano? Che andassi in Vigilanza a raccontare bugie? Io le istituzioni le rispetto. Il punto è che ho replicato ai quesiti posti da alcuni parlamentari, dicendo la pura verità. Salini ha sostenuto che i tre servizi trasmessi dal Gr sulla inaugurazione del presepe erano andati in onda per colpa di un disguido creato dalla mia direzione. Ma è falso e io l’ho dimostrato».
Però lei sui presepe di Lodola si era incaponito. Salini ha sempre spiegato di non averlo mai autorizzato.
«Senta, io ho cinque faldoni pieni di documenti, mail, sms, resoconti di telefonate e incontri che testimoniano come tutti fossero a conoscenza del progetto. Poi per carità, si può sempre cambiare idea. Resta però il rammarico perché dal settimo piano nessuno è sceso per vedere l’opera, che poi fu esposta agli Uffizi. Mi pare che questo renda giustizia al suo valore».
Pensa che il licenziamento sia un pretesto, visto che le sue denunce sui furti in Rai e la presenza di un basista hanno suscitato grande clamore?
«Spero di no. Io sul basista ho presentato varie denunce in Procura. Quando, guardando le carte, ti accorgi che nel 2004, nel giro di una settimana, entrano nell’ufficio di Fiorespino e rubano un Guttuso, due giorni dopo un Carrà dall’ufficio di Ciannamea, tre giorni dopo ancora due Barbault dalla stanza di Nepote, non è che ci vuole la scienza per ipotizzare che possano essere furti su commissione».
Fuortes l’ha incontrato?
«No. Nessuno mi ha chiamato».
Lei era stato sospeso, mandarla via era un atto dovuto?
«No. E anzi ritengo che l’ad si sarebbe dovuto chiedere come mai la lettera di licenziamento non è stata firmata da Salini, il quale ha aspettato che arrivasse lui».