Il Sole 24 Ore, 9 agosto 2021
Scuola, i numeri delle cattedre libere
L’obbligo di green pass per fare lezione in presenza, introdotto giovedì dal governo, avrà un senso se a settembre ci saranno tutti (o quasi) gli insegnanti ai quali effettivamente chiederlo. Poiché però la storia degli ultimi anni scolastici – a maggior ragione da quando c’è il Covid – è fatta di cattedre scoperte, professori che ruotano e orari che cambiano fino all’autunno inoltrato, avere quanto più personale in servizio possibile sin dall’inizio stavolta sarà una variabile ancora più cruciale per la riapertura delle scuole. E, al momento, dei 112mila posti liberi ne risultano assegnati 38mila ma si conta di arrivare a 80mila. Quasi tutti provenienti dal passato, o perché precari storici o perché vincitori di vecchie selezioni. Solo 6mila invece arriveranno dal futuro delineato dai concorsi sprint previsti dal decreto Sostegni bis.
Le immissioni in ruolo in arrivo
È stato il Parlamento, in sede di conversione del decreto Sostegni bis, a disegnare, quest’anno, ben sette diverse “strade” per coprire quante più cattedre possibili delle 112.473 autorizzate dal ministero dell’Economia. Le operazioni di immissioni in ruolo sono già iniziate e venerdì scorso risultavano già effettuate più di 38mila nomine: il doppio delle 19mila assegnate in tutto il 2020/21. I ragionamenti fatti fin qui sulla carta prevedono che da graduatorie a esaurimento (Gae) ed elenchi di vecchi concorsi entreranno in ruolo circa 25mila insegnanti. Dopo che il Sostegni bis ha “sterilizzato” il rigido criterio 50 da concorsi-50 da graduatorie si cercherà di assumere tutti i prof ancora presenti in graduatoria. Insieme a loro, avranno una cattedra (in un colpo solo) i 28mila vincitori del concorso straordinario bandito nel 2019 per medie e superiori e in via di definizione dopo i cambi di esecutivo e gli stop and go per la pandemia.
Altri 18.500 precari storici saranno assunti con una vera e propria sanatoria, che porta subito a un contratto a tempo determinato di docenti abilitati e specializzati presenti nella prima fascia Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze) che abbiano, oltre al titolo, anche almeno tre anni di servizio negli ultimi 10: se passeranno l’anno di formazione poi diventeranno a tempo indeterminato.
A questi 71.500 neo-ingressi si potrebbero sommare circa 15mila insegnanti di sostegno, oggetto di una procedura ad hoc che prevede il loro inserimento rapido (senza prove aggiuntive) purché in possesso del titolo di specializzazione entro il 31 luglio. Aggiungendo i 6mila posti del concorso sprint per le materie Stem prossimo alla conclusione arriveremmo a oltre 92mila docenti potenzialmente in cattedra. Immaginando che almeno 10mila posti ballino – tra rifiuti per non spostarsi da casa, specializzazioni che non arrivano in tempo eccetera – una stima prudente porta a 80mila assunzioni in arrivo. O giù di lì. Mentre stime sindacali preferiscono assestarsi sui 70mila posti coperti entro settembre.
Concorsi rinviati all’autunno
La maxi-infornata di precari a cui assisteremo quest’anno (la più ampia dalla Buona Scuola del 2015/16) avrà due effetti. Il primo, diretto, sarà una riduzione del numero di supplenze da assegnare a settembre, che potrebbe scendere sotto le 150mila unità. Incluse le almeno 20mila, a tempo, che riguarderanno l’organico Covid destinato esclusivamente al recupero degli apprendimenti (dopo la doccia fredda giunta dagli esiti delle prove Invalsi). Un anno fa i supplenti avevano superato i 200mila.
Il secondo effetto, indiretto, sarà prolungare lo stallo in cui versano i concorsi ordinari da 40mila cattedre (a parte le 6mila anticipate con la selezione Stem) – in stand-by da un paio d’anni e a cui si sono iscritti oltre 500mila candidati – nella nuova versione (sprint e semplificata) voluta dal Sostegni bis, che ha anche introdotto una quota di riserva del 30% per i precari con tre anni di servizio negli ultimi 10. Al momento non partono. Se ne riparlerà, probabilmente, tra novembre e dicembre. E saranno preceduti, tra settembre e ottobre, dalla procedura straordinaria – prevista dallo stesso Dl – per i precari con tre anni di lavoro negli ultimi cinque, a cui potrebbero andare altri 6mila contratti a tempo indeterminato rimasti vacanti.