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 2021  agosto 09 Lunedì calendario

In morte di Barry, il gufo di Central Park

Messaggi di condoglianze, epitaffi e una veglia funebre. I newyorkesi si stringono intorno alla memoria di uno dei loro abitanti preferiti di Central Park: Barry, l’estroverso gufo dal piglio esibizionista che è stato uno dei compagni più fedeli del tempo della pandemia. Il rapace è morto in seguito alla collisione con un furgoncino di servizio che stava effettuando la manutenzione nel parco durante la notte. Erano le due e mezza di mattina, il veicolo stando al rapporto stilato dai ranger procedeva a velocità regolamentare: meno di 25 kmh, e aveva le luci accese; Barry faceva quello che un esemplare come lui fa ogni notte: era a caccia di prede.
L’impatto è stato istantaneo e fatale, e i resti del volatile sono stati fatti immediatamente sparire, il che ha dato adito a repentine polemiche sui siti social: «Perché tanta fretta? si chiede Deborah non sarà che più tardi scopriremo che Barry stava consumando il corpo di una preda lungo la strada, e che è finito sotto le ruote del furgone?». La perdita è sentita con grande dolore. Non più di un paio di gufi sono stati avvistati nel corso di un anno nei meandri della foresta più fitta di Central Park. La presenza di Barry era stata segnalata una prima volta per l’esattezza dieci mesi fa, e i suoi amici umani si preparavano a festeggiare la ricorrenza con una adunata intorno all’abete che il gufo aveva scelto come residenza, nelle prossimità dell’imbarcadero del laghetto sul lato est del parco. Quell’adunata è ora una veglia, nella quale gli astanti si raccontano a vicenda gli incontri che hanno avuto con il pennuto.
Con i teatri di Broadway e le arene sportive chiuse al pubblico per più di un anno dalla pandemia, Barry aveva assunto la dimensione di una star, per la generosità con la quale si mostrava in pubblico, e con la civetteria, è il caso di dirlo, con la quale si esibiva nel rituale del bagno pomeridiano nelle acque di una delle cascatelle del parco. A giudicare dal numero dei tweet nella pagina che è stata destinata alla sua memoria, gli avvistamenti sono stati numerosissimi nel corso dei dieci mesi, e la confidenza che il gufo ha concesso ai suoi ammiratori è stata molto intima.
Non è la prima volta che dei pennuti di passaggio nel parco escono dall’anonimato per diventare presenze celebri nelle cronache sociali metropolitane. Anni fa una rarissima anatra mandarina nascosta tra i germani reali ma ben visibile per via dei colori vivaci delle sue piume ha sedotto per mesi visitatori, fino a guadagnarsi il titolo di scapolo d’oro del gigantesco rettangolo verde. Un falco rosso che aveva nidificato sotto il cornicione di una finestra dell’iconico Dakota building è stato radiografato dai binocoli e dalle macchine fotografiche dei suoi ammiratori, e la nascita dei quattro pargoli della coppia di falconi pellegrini Adele e Frank è stata seguita con l’emozione di una grande cronaca diretta. Uno studio scientifico pubblicato quattro anni fa ha mostrato gli effetti moderatori su ansia e depressione che la frequentazione con gli uccelli ha tra i visitatori di Central Park.