La Stampa, 8 agosto 2021
Intervista a Simonetta Matone
Simonetta Matone ha ricoperto incarichi di governo con le ministre Carfagna, Severino e Cancellieri. È diventata nel 2015 sostituto procuratore alla Corte d’appello di Roma. Per 17 anni è stata pm per il Tribunale dei Minori. Il suo volto è diventato noto a Porta a Porta. Considera i suoi avversari Calenda e Gualtieri dei «radical chic» mentre lei si definisce «nazionalpopolare come Raffaella Carrà». È la candidata civica prosindaco nel ticket con Michetti sostenuto dal centrodestra.
Lei è anche capolista della Lega. Perché ha scelto il Carroccio?
«Non è che io ho scelto la Lega, è la Lega mi ha fatto questa proposta. Voglio misurarmi con il sistema delle preferenze. In più, in prospettiva, sono molto interessata al progetto di unificazione del centrodestra in un unico soggetto».
Il partito unico di cui parla Berlusconi.
«Sì, esatto».
Come sta andando la campagna elettorale?
«È molto stancante, sempre in giro e poi questa mania terrificante dei selfie, ti devi fotografare con chiunque, sperando di non finire in qualche indagine (ride), magari fotografata con qualche capo clan. Ma non si può chiedere il certificato penale prima di fare la foto».
Qual è il candidato concorrente che le fa più paura?
«L’astensionismo, soprattutto al ballottaggio. Se dovessimo arrivare al secondo turno, mi auguro che chi ha votato per il centrodestra ritorni a votare».
Ma chi teme di più tra Raggi, Gualtieri e Calenda?
«Non ne temo nessuno perché sono così separati e divisi...».
Michetti parla di imperatori e antichi romani. Come farà a convincere i romani di oggi?
«Ognuno ha le sue passioni. Mio padre era fissato con la storia romana. Michetti non mi turba nemmeno un po’: mio padre era uno che se gli dicevi "56 dopo Cristo", lui ti dava lo schieramento delle legioni romane».
Il centrodestra dice che Calenda e Gualtieri sono i candidati ztl, ma lei dove abita?
«Io sono interclassista. Sono nata all’Aventino, ma mia madre viveva a Testaccio, papà al Trionfale e dopo lunghi anni alla Balduina sono approdata ai Parioli da cui sono andata via e sono andata al Flaminio».
Insomma, il Flaminio non è proprio un quartiere popolare...
«Sì, ma non ho ascendenze e origini parioline».
Si può inchiodare un candidato perché ha vissuto o vive in un quartiere borghese?
«Conta l’approccio culturale e intellettuale. La loro è una ztl mentale. Loro sono radical chic. Molto chic e a volte molto radical».
Lei si sente vicina al popolo?
«Io sono nazionalpopolare come Raffaella Carrà. Se venisse in vacanza con me vedrebbe che nessuno mi chiama dottoressa, ma "Ah Simonè"».
Michetti che parla di Adriano, Tiberio e Aurelio non è proprio nazionalpopolare.
«La sua romanità è l’orgoglio del passato, questo ricordo di essere stati così grandi. Anche mio padre con la storia romana cercava di inorgoglirmi. Mi diceva "ricordati che mentre giravano con la clava e il perizoma, noi alle cinque del pomeriggio andavamo alle terme"».
Lei si è vaccinata?
«Sì, subito. I no vax li odio, ho nei loro confronti un rifiuto intellettuale. Per quanto riguarda Green Pass però trovo complicato delegare i controlli ai gestori dei ristoranti e bar che già hanno sofferto tanto. Ma ci vedo un aspetto positivo: stimola a vaccinarsi».
Una parte della Lega è contraria alla vaccinazione di massa e alla «dittatura sanitaria».
«Io sono contro il pensiero unico. Ognuno la pensa come vuole. Io la penso diversamente».
Il Green Pass per lei quindi non è un obbligo nascosto di vaccinarsi?
«Io guardo ai risultati e i risultati sono positivi».