Anteprima, 20 luglio 2021
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Biografia di Kurt Westergaard
Kurt Westergaard (1935-2021). Fumettista danese. «È morto dopo una lunga malattia, ma non ha potuto spegnersi in libertà o tra familiari e amici. È spirato come aveva vissuto da anni, dal 2005 in cui quelle sue vignette su Maometto scatenarono l’ira del mondo islamico contro Danimarca e Occidente intero. Se n’è andato così, in silenzio, senza pentirsi né chiedere scusa, e senza essere perdonato dai suoi critici e avversari. Tutto cominciò per caso sulle pagine del media satirico e culturale Jyllands Posten: furono pubblicate 12 sue vignette raffiguranti il Profeta in modo particolarmente irriverente. In particolare: una con la testa come un turbante a forma di una granata esplosiva. Lo scandalo non esplose subito, ma 15 giorni dopo: manifestazioni di protesta sia pacifiche che violente furono organizzate dalle comunità musulmane in Danimarca e in tutto il mondo. Alla dura condanna della blasfemia si unirono le ambasciate e i governi di tutti i Paesi musulmani che hanno o avevano rapporti col piccolo regno. La violenza degenerò poi nel gennaio 2006, con quella che ancora oggi è ritenuta la più grave crisi causata dalla satira tra Occidente e mondo musulmano dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ci furono violenze e assalti contro le sedi diplomatiche danesi in tutto in mondo, quella a Damasco (Siria) fu data alle fiamme senza che l’onnipresente polizia del dittatore Assad movesse un dito» [Tarquini, Rep]. «Nel 2008, l’intelligence danese ha arrestato tre persone accusate di aver pianificato l’omicidio di Westergaard, e due anni più tardi, il vignettista stava quasi per essere accoltellato a morte da un fondamentalista islamico penetrato in casa sua, ad Aarhus, la seconda città della Danimarca. Westergaard ha avuto la prontezza di chiudersi in una stanza sfuggendo alla lama del killer. Per colpire “l’uomo più odiato alla Mecca” e su cui i talebani hanno offerto fino a un milione di dollari a chi riesca a ucciderlo, arrivarono da tutto il mondo. La campagna d’odio ha trasformato la vita di Westergaard in quella di un recluso. Ha dovuto vivere con una guardia del corpo, in indirizzi segreti o in abitazioni pesantemente fortificate» [Foglio].