6 luglio 2021
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Biografia di Ringo Starr
Ringo Starr, nato Richard Starkey a Liverpool, in Gran Bretagna, il 7 luglio 1940 (81 anni). Batterista. «È stato il sorriso sornione e affabile degli anni Sessanta. Il quarto Beatle. Quello che contava poco, secondo alcuni. Secondo altri era la sua affettuosa bonomia, a tenere insieme il gruppo. Ringo Starr è stato il tamburo, e qualche volta la voce, della più clamorosa avventura musicale del secolo passato» [Castaldo, Rep].
Titoli di testa «Vorrei saper scrivere canzoni, come gli altri, e ci ho provato: ma non ci riesco».
Vita Infanzia povera, senza padre, senza bagno e piena di malattie: due mesi di coma per un’appendicite acuta, due anni in ospedale per altre complicazioni polmonari [Ermini, Io Donna] • A 13 anni era a letto in ospedale con la tubercolosi: «L’insegnante di musica si è avvicinato e per tenerci occupati mi ha dato un triangolo, poi un tamburello e infine una batteria. Da quel momento ho sempre voluto essere solo un batterista. E ora lo faccio ancora. Non sono uno che si ritira, finché si può si va avanti» [Assante, Rep] • «Quando gli regalarono una batteria usata ci mise un paio d’anni a diventare uno dei batteristi più in vista di Liverpool, suonando con le band più apprezzate in città» [IlPost] • Da piccolo era mancino, ma la madre gli impose di diventare destrorso almeno nella scrittura: lui si adattò, ma la sinistra rimase la sua mano forte per tutto il resto: «Questa caratteristica distingueva il suo modo di suonare, come ha raccontato in un’intervista al talk show di Conan O’Brian: per abitudine suona una batteria per destrorsi, con il risultato che i passaggi tra un giro e l’altro – i fill, in gergo tecnico – da sinistra verso destra, i più comuni, gli riescono complicati e li suona un po’ sbilenchi. “Ma posso andare molto bene nell’altro senso”» [IlPost] • A 19 anni è nella band Rory Storm and the Hurricanes, complesso giovanile che all’epoca rivaleggiava proprio con i Beatles. Perfino nel primo storico concerto dei Fab Four tenutosi ad Amburgo, dove i due gruppi si alternano sul palco, è lì che Ringo – soprannome scelto per lui da Rory Storm – comincia a frequentare i suoi futuri compagni di viaggio [Ermini, Io Donna] • «Beh, un momento nel quale come musicista ho imparato tantissimo è stato in Germania ad Amburgo, quando nel fine settimana i Beatles e Rory Storm and the Hurricanes suonavano in continuazione: ogni dodici ore c’era una band sul palco. Ma poi anche in studio di registrazione nel 1965 ho fatto enormi passi avanti» [a Paolo Giordano, Giornale] • Nel 1962 i Beatles fanno fuori Pete Best e alle audizioni per il nuovo batterista si presenta Ringo: «Erano un po’ intimiditi: Starr era più grande e aveva avuto una vita complicata che lo aveva svezzato in fretta. “Era quello cattivo”, ha detto una volta Harrison. Quando gli proposero di unirsi alla band, si presentò al primo concerto con una batteria sulla cui cassa c’era scritto il suo nome, invece che quello del gruppo. Ma era esattamente quello che serviva ai Beatles: “Da quel momento, tutto prese forma: i Beatles passarono a un altro livello”, raccontò Harrison» [IlPost] • «In una decina di album dei Beatles Ringo è il compositore di due brani soli Don’t Pass Me By e Octopus’s Garden. Ma la sua tecnica strumentale è straordinaria» [Ermini, cit.] • A Rolling Stone racconta com’è nata Octopus’s Garden «“Sono andato da John e gli ho detto: ‘Senti, non mi sembra di stare suonando bene e vedo che voi tre siete belli affiatati’. E lui: ‘Pensavo lo stesso, ma di voi tre’. Allora sono andato da Paul. Stessa scena, stessa risposta. Allora ho detto: ‘Fanculo, me ne vado, questa è una gabbia di matti’. Aveva preso e se n’era andato per 10 giorni in Sardegna sulla barca dell’attore Peter Sellers. Aveva chiesto fish and chips, ma gli avevano portato del calamaro. Allora aveva iniziato a fare domande sui pesci e il capitano gli aveva raccontato che i polpi amano stare sul fondo del mare, con un loro giardinetto fatto di oggetti scintillanti. “Ho pensato: che idea geniale. E ho scritto: I’d like to be in an octopus’s garden. All my friends would be there”. Quando era tornato, aveva trovato la sua batteria coperta di fiori – un’idea di Harrison» • «Starr non era un virtuoso della batteria: non suonava assoli, non usava tempi strani, non amava passaggi particolarmente tecnici. Ma aveva uno stile tutto suo, costruito sul tocco e sull’istinto, su una padronanza straordinaria del suono dei piatti, del rullante e degli altri – pochi – pezzi della sua batteria. Sapeva far ballare la gente, sapeva suonare in modo delicato ma sapeva anche fare un gran baccano. Mise queste sue qualità al servizio dei Beatles, adeguandosi perfettamente alla spinta creativa degli altri e trovando accompagnamenti essenziali eppure mai ripetitivi, e perfettamente integrati col suono che la band stava costruendo» [IlPost] • «La definizione del miglior batterista al mondo? È quello che ha un’ottima tecnica, o quello che entra nella canzone con le sue emozioni? Ringo era il re delle emozioni» [Dave Grohl dei Nirvana] • La band si sciolse nel 1970. Dopo i Beatles ha visto la sua carriera solista andare alle stelle – sette volte in Top Ten tra il 1971 e il 1975 – e poi scivolare nell’oblio [Rolling Stone] • «Dopo lo scioglimento Starr fece un sacco di dischi da solista e di progetti con altri musicisti famosi, senza però produrre niente di memorabile, specialmente se paragonato a quanto fatto da McCartney e Lennon, e anche da Harrison. Rimase sempre insomma “l’ex batterista dei Beatles”, e questo contribuì a costruire la credenza che a fare grande la band fossero stati solo gli altri tre. Questa diceria si affermò abbastanza in fretta, tanto che nel 1983 il comico inglese Jasper Carrott disse di lui: “Ringo non è il miglior batterista del mondo. Non era nemmeno il miglior batterista dei Beatles”. Una serie di fraintendimenti fecero sì che la battuta fu attribuita a lungo addirittura allo stesso Lennon, che invece non disse mai niente di simile. Anzi, in un’intervista disse: “Ringo è un gran bravo batterista. Lo è sempre stato. Non è bravo tecnicamente, ma penso che sia sottovalutato così come lo era Paul a suonare il basso”» [IlPost] • «Sono figlio unico e l’unica cosa che ho sempre voluto è stato un fratello maggiore, un sogno impossibile. Ma poi sono finito nella migliore band del mondo e ho adorato quei ragazzi. Erano fratelli per me, ho avuto tre fratelli. La vita mi ha dato davvero molto» • George Harrison è il Beatle che ha visto di più dopo il 1970 […]. «Quando Harrison stava per morire, nel 2001, Ringo era andato a visitarlo in una clinica svizzera. Si era scusato perché doveva tornare in America, dove la figlia Lee stava per essere operata di tumore al cervello (sta bene ora). Di fianco a me sento un piccolo singhiozzo. “Scusa, sto piangendo”, dice Ringo, “Quella è stata una delle cose più belle che ha fatto. Non poteva muoversi, era steso, crivellato dal cancro. Gli avevo detto: ‘Senti, devo andare a Boston, per stare con Lee’. E lui: ‘Vuoi che venga con te?’” […] Ringo avrebbe fatto lo stesso. Era al Dakota da Yoko Ono il giorno dopo l’omicidio dell’amico John. “Non è che pensi a lui e George ogni giorno. Ma sono sempre qui con me”. La morte di Lennon ha messo fine alle ipotesi folli di reunion dei Beatles. “Chissà, forse con la tecnologia di oggi avremmo potuto farla”, dice Ringo, che spiega che una delle ragioni per cui avevano smesso di fare concerti era che non potevano sentirsi l’un l’altro. Si sentivano solo le urla di ragazzine. “Avremmo potuto fare anche un concerto solo, a mo’ di una volta nella vita. Ma tutto questo è finito, adesso. John e George non sono più qui”» [Rolling Stone] • Nel 2015 grazie all’appoggio di Paul McCartney e Dave Grohl entra nella Hall of Fame: «’Sta storia della Hall of Fame l’ho accettata più che altro per dare a Paul una scusa per uscire. Gli piace stare impegnato» [ibid.] • Da trent’anni suona nella All Starr Band: «Funziona così. Io scelgo 12 canzoni, poi ognuno degli altri 4 membri ne sceglie 3 delle sue. Quelle garantite, quelle che ci saranno di sicuro, sono With a Little Help from My Friends, Yellow Submarine e anche Matchbox di Carl Perkins» [Laffranchi, CdS] • «A parte Paul, come sceglie i musicisti con i quali collabora? Nella sua carriera ha suonato con tutti i più grandi. “Joe Walsh ha sposato la sorella di mia moglie ma era mio amico da prima. Voglio dire che non suona con me per motivi familiari, puoi essere anche il mio migliore amico ma, se non sai suonare, certo non ti chiamo. Sono musicisti che amo e stimo moltissimo, da Steve Lukather a Benmont Tench, Edgar Winter, Nathan East e tutti gli altri, con alcuni lavoro da tempo, con altri è la prima volta”» [a Ernesto Assante, Rep] • Ultimo disco inciso What’s My Name (2019) con un inedito di John Lennon: «Me l’ha dato Jack Douglas. Lui aveva lavorato con John e Yoko a Double Fantasy e aveva dei nastri di demo registrati all’epoca, i cosiddetti Bermuda Tapes. Mi ha chiesto se li avessi mai ascoltati, ho detto di no. Mi ha fatto ascoltare Grow old with me. Ho pianto. Jack ha trasferito il nastro su cd, me lo ha messo e alla fine c’era John che diceva “Questa sarebbe perfetta per Ringo”. L’idea che John stesse pensando a me in quei giorni, prima di morire... Sono una persona emotiva. Ho amato subito la canzone, l’ho cantata al meglio, con tutto il cuore. Poi ho pensato che sarebbe stato bello avere Paul a suonare, e lui ha detto di sì. È venuto, ha suonato e cantato un pochino con me. È una faccenda molto forte per tutti, non un fatto promozionale. È esattamente come volevo che fosse» [Assante, cit] • L’anno scorso ha festeggiato i suoi 80 anni con il Ringo’s Big Birthday Show andato in onda su YouTube, un concerto di beneficienza, a favore tra l’altro di Black Lives Matter Global Network. Un’idea che gli venne nel 2008. «Ero a Chicago, mi stavano intervistando e mi hanno chiesto: che vorresti dal tuo compleanno? E non so da dove mi è venuto fuori, ho risposto dicendo che mi sarebbe piaciuto se a mezzogiorno tutti si fossero raccolti in un momento di Peace and Love. Una settimana dopo era appunto il mio compleanno e ci siamo organizzati fuori dell’Hard Rock di Chicago e da allora quel momento è in 27 paesi, una cosa fantastica. Ma quest’anno tutto è diverso, le cose sono cambiate perché non importa dove siamo nel mondo c’è questo virus. E quindi per festeggiare ho chiesto a molti dei miei amici di inviarmi i filmati di qualche show che hanno fatto e poi li montiamo assieme».
Cinema «In A Hard Day’s Night gira lungo le rive del Tamigi, da solo, calciando i sassolini. Ringo vi dirà che il regista di Hard Days… gli aveva dato la parte perché era stato l’unico della band a presentarsi e che era rimasto in silenzio perché era troppo sbronzo per ricordarsi le battute. Non credetegli. Ringo ha una vulnerabilità che manca a tutti gli altri Beatles» [RollingStone] • Tutti per uno, Aiuto! e Yellow Submarine (per cui presta la voce) fanno nascere in lui la passione per il cinema al quale si dedicherà per quasi tutti gli anni 70: «Recita insieme a Marlon Brando in Candy e il suo pazzo mondo, con Mae West e Tony Curtis in Sextette e con Peter Sellers in Le incredibili avventure del signor Grand col complesso del miliardo e il pallino della truffa. Film non certo memorabili ma certamente gradevoli. Sul set di uno di questi, poi – quello del demenziale Il cavernicolo, anno 1980 – avviene l’incontro fatale con Barbara Bach» [Ermini, cit]
Amori Nel 1965 sposa Mary Cox, un suo vecchio amore sopravvissuto alle numerose fans. Dieci anni dopo però la coppia divorzia, lui ha seri problemi di alcolismo, e ha una liaison con la modella Nancy Lee Andrews • Dalla loro unione nascono Zak Starkey (1965), Jason (1967) e Lee Parkin (1970) • «Sono molto fortunato. I miei figli sono una benedizione. Ho otto nipoti e un bis-nipote, tutte benedizioni. Sono nato figlio unico e mi guardo attorno al tavolo e mi domando: che cosa ho fatto? Tutte queste persone sono imparentate con me, è incredibile. E poi c’è Barbara nella mia vita, un’altra benedizione» [Soria] • Barbara Bach, bond girl di Roger Moore in La spia che mi amava, conosciuta nel 1980 sul set di Caveman e mai più lasciata. Ad aprile hanno festeggiato i 40 anni di matrimonio. Insieme hanno anche vinto la loro battaglia contro l’alcolismo. Nel 1988 sono andati in riabilitazione e da allora sono sobri: Racconta Paul McCartney: «Ero a cena con lui, Dave Grohl e le nostre mogli, a Los Angeles, di recente. E gli ho fatto una battuta, perché so che è astemio da anni: “Dai, Ringo, prenditi un whisky”. Lui mi ha guardato per un secondo e poi mi ha detto: “Perché? Per diventare come te?”. Me la sono meritata» [Rolling Stone].
Curiosità È piccoletto, un metro e 65 scarso • «Anche se non è mai stato il più bello, le fan impazzivano per lui e per i suoi anelli. E quando gli altri tre della band iniziarono a litigare, lui era il paciere che rimetteva tutti assieme. Anche dopo la rottura nel 1970, dopo Let it Be, Ringo continuò a restare amico con tutti, a incidere a turno con i tre ex-compagni e a volte anche a metterli tutti assieme sotto lo stesso tetto. Il giocherellone del gruppo, e anche il suo collante» [Soria, Sta] • «Tra le cose che non ho fatto penso che se fossi andato a vivere a Houston chissà come sarei finito. Era un mio grande sogno, a 19 anni ci ho pensato sul serio. Ma sono qui, ho preso una strada dove ci sono state cose buone e altre non tanto buone» [ibid] • Negli anni Settanta, la Bbc paragonò il naso di Ringo Starr a quello di De Gaulle, mentre il giornale ebreo Jewish Chronicle continuava a chiedersi come mai «il possessore d’un tale profilo non appartenga alla comunità» • «Sarà la sua milionesima intervista? “Forse la miliardesima. Ho passato il milione già negli anni Sessanta» [Rolling Stone] • «Abbiamo scritto il verso “What would you do if I sang out of tune?” (cosa faresti se cantassi stonando?) per lui» (Paul McCartney) • Preferisce parlare del cibo piuttosto che del suo passato. «Anche perché, vista la moltitudine di allergie con cui è cresciuto, non ha mai mangiato una pizza, del curry o una cipolla. Ma ama il formaggio di pecora. “È per via della dimensione delle molecole”, mi dice, guardandomi con quegli occhiali da sole che non toglie quasi mai, “Le molecole del latte di mucca sono enormi, ti gonfiano. Guarda a un vitellino. La capra invece è qualcosa che puoi gestire. Ed ecco spiegato perché tutti pensano che io sia pazzo”» [Rolling Stone] • È lui che ha ispirato i biscotti Ringo, creati da Enrico Pavesi negli anni Sessanta all’apice del successo dei Beatles, nel tentativo di mettere sul merfcato una merenda che piacesse anche agli adolescenti • È fissato coi germi: Non stringe mai la mano, porge il gomito [ibid.] • Saluta sempre con le dita che fanno il segno della pace [Laffranchi, CdS].
Politica «Non voglio parlare di politica. Non sono un politico. Sono qui per dire peace and love» (a Laffranchi, CdS).
Titoli di coda «Mi piace spendere i soldi come se li avessero appena inventati» (Ringo Starr).