9 luglio 2021
Tags : Luciano Moggi
Biografia di Luciano Moggi
Luciano Moggi, nato a Monticiano (Siena) il 10 luglio 1937 (84 anni). Manager. Ex dirigente sportivo. Per vent’anni l’uomo più potente del calcio italiano. «Il calcio è uno sport la domenica e un’industria in tutti gli altri giorni».
Vita Nipote di Celeste, famosa per l’abilità nel procurare licenze e rinvii per le reclute dei suoi tempi in partenza per l’Africa, figlio di Damiano che «lavorava il bosco» (funghi, legna, castagne ecc.) e di Onelia • Calciatore fallito (stopper, un’esperienza ad Agrigento), nel 1962 entrò alle Ferrovie («assistente di stazione»). Sempre in giro a caccia di talenti, già osservatore della Juventus (scoprì tra gli altri, Causio, Scirea, Paolo Rossi), poco più che quarantenne approfittò del prepensionamento • «Tutto comincia negli anni Sessanta, quando diventa “Er Paletta”, dopo avere vinto un concorso delle Ferrovie. La destinazione sarebbe Roma, ma lui fa richiesta di trasferimento a Civitavecchia perché lì la vita costa meno e lui ha già moglie e un figlio […] La ferocia degli ex poveri l’ha animato in tutta la scalata sulla superficie convessa e scivolosa del pallone. Quando stava sui binari accumulava doppi turni per avere poi quarantotto ore libere: le impiegava battendo i campetti di provincia per cercare giovani talenti […] Siccome ci azzeccava, diventò osservatore per la Juventus e poi delfino di Italo Allodi, l’inventore del mercato moderno e della “diplomazia” tra poteri forti del calcio» (Maurizio Crosetti) • Fattosi fama di talent-scout nel 1976 arrivò come direttore sportivo alla Roma e acquistò Roberto Pruzzo (poi tre volte capocannoniere del campionato) • «Inizia ad avere rapporti controversi con gli arbitri: il presidente dell’Ascoli Rozzi, furioso per la direzione di gara nella partita coi giallorossi, scopre che alla vigilia Lucianone era stato a cena con la terna. Allora Viola decide di liberarsene e lui (siamo nel 1980) viene assunto come ds dalla Lazio. Due anni dopo approda al Torino, restandoci cinque anni con alterne fortune. Ma il grande salto lo fa nel 1987 passando al Napoli neocampione d’Italia: vince un altro scudetto e una coppa Uefa tenendo a bada l’ultimo ingovernabile Maradona, fino al 1991. Poi torna al Toro di Borsano e quando la procura indaga sui conti del club granata salta fuori un conto segreto per pagare fuoribusta a giocatori, dirigenti e procuratori, ma anche gioielli, abiti firmati e “accompagnatrici” agli arbitri di Uefa. Borsano lo accusa, ma alla fine è assolto perché il factotum Pavarese si assume tutte le responsabilità» (Federico Malerba) • Tornato alla Roma, sotto la presidenza Sensi, nel 1994 si dimise per andare alla Juventus • Nel club bianconero lo portò Antonio Giraudo. «L’avvocato Agnelli, ormai non più gestore diretto della Juve, assistette alla cosa con un po’ di fastidio (lo confessava al defenestrato Boniperti quando guardavano insieme la televisione), e mai una volta accettò di farsi fotografare accanto a Moggi. Dal quale, però, si è fatto servire per una buona serie di campagne-acquisti senza storcere troppo il naso. Una volta, a chi gli fece notare i trascorsi non proprio cristallini di Lucianone e le di lui amicizie, l’Avvocato rispose: “Lo stalliere del re deve conoscere anche i ladri di cavalli”» (Crosetti) • «A lui piaceva lavorare a Torino, dove poteva permettersi di vendere Vialli e Ravanelli dopo la conquista della Champions nel 1996, senza che nessuno battesse ciglio. Di cedere Zidane al Real, che in maglia bianconera è stato un campione a 3/4, e con quei soldi comprare Buffon, Thuram e Nedved per aprire un altro ciclo vincente. Di liberarsi dopo un solo anno del piantagrane Bobo Vieri. Di seguire mr. Lippi nell’idea che Del Piero fosse meglio di Robi Baggio. Di strappare all’Ajax, l’ultimo giorno di mercato, il giovane Ibrahimovic, che solo una proprietà scellerata svendette all’Inter nei tragici tempi di Farsopoli» (Luca Beatrice) • Formata con Antonio Giraudo e Roberto Bettega la cosiddetta Triade, condusse la Juventus alla vittoria di sette scudetti (1995, 1997, 1998, 2002, 2003, 2005, 2006), una Champions League (1996), una coppa Intercontinentale (1996), una Supercoppa Europea (1996), una coppa Italia (1995), quattro supercoppe Italiane (1995, 1997, 2002, 2003). Nella primavera/estate 2006 fu il principale protagonista del cosiddetto scandalo Moggiopoli (Calciopoli), scatenato da alcune intercettazioni telefoniche della Procura di Napoli, che costò alla società torinese due scudetti (2005, 2006) e la retrocessione in B, a lui un’inibizione di 5 anni, che nell’aprile del 2012 diverrà radiazione (ovvero l’esclusione da qualsiasi rango e categoria della Federcalcio). Il Tar del Lazio, confermando la condanna: «Per illecito sportivo si è inteso qualificare e severamente sanzionare non solo l’avvenuta alterazione, con mezzi fraudolenti, del risultato di una partita, ma, a monte e innanzitutto, la creazione di una struttura sapientemente articolata e fondata su interessati rapporti con i centri decisionali della federazione e della classe arbitrale». Lui si è sempre dichiarato innocente: «Ho solo fatto qualche battuta al telefono, le mie erano chiacchiere con amici. Dov’è il reato?». Nel 2011 il Tribunale di Napoli lo condanna in primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione, al Daspo di 5 anni e all’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, per promozione della associazione a delinquere. In appello la pena è ridotta a 2 anni e 4 mesi. Nell’ambito della giustizia sportiva, dopo avere scontato cinque anni di inibizione ha subito la sanzione della preclusione alla permanenza in qualsiasi rango e categoria della Federazione Italiana Giuoco Calcio Nel 2016 il Tar del Lazio h respinto il ricorso presentato da Moggi per l’inibizione, così come ha fatto il Consiglio di Stato nel 2017 • Sotto processo anche a Roma col figlio Alessandro per l’agenzia Gea, viene condannato a un anno e sei mesi di reclusione per violenza privata nei confronti dei calciatori Manuele Blasi (indotto ad abbandonare il procuratore Stefano Antonelli per passare alla Gea) e Nicola Amoruso, anch’egli per fatti relativi alla sua procura. In appello la condanna è ridotta ad un anno. Assolto invece dall’accusa di associazione a delinquere. • «La sua carriera è finita con Calciopoli. Lui si difende ancora. “La Cassazione parla di potere. Ma il potere non è un reato. Avevo potere perché lavoravo bene, era un potere per la qualità del lavoro che facevo”. Per la giustizia penale è prescritto, per quella sportiva è radiato (precluso si dice)» (Fulvio Bianchi) • Si è difeso con l’autobiografia Un calcio nel cuore (Tea) • «Qual è il segreto per dirigere di una squadra di serie A? “Bisogna crescere al mondo, smettere di fare i bimbi anche se il calcio è un gioco. Devi essere cinico. I calciatori li devi trattare bene ma come dipendenti, se li tratti come figli e ti fai piangere sulle spalle metti in difficoltà tutto l’ambiente”» (a Pietro Senaldi nel 2017) • Da ultimo, nel 2017, è stato assunto per tre anni come consulente dal Partizan di Tirana. «Ma non tesserato: non può esserlo perché la radiazione per il malaffare di Calciopoli è stata notificata alla Fifa e l’inibizione a ruoli dirigenziali è ormai globale. Il contratto da consulente è solo un modo per aggirare l’ostacolo ma, si sa, in questo decennio Luciano non ha mai lesinato consigli agli amici rimasti» (Filippo Conticello) • Scrive su Libero e ha collaborato col sito internet papanews.it.
Famiglia Sposato con Giovanna Regoli. Un figlio, Alessandro (1972), procuratore sportivo (vedi sopra). Due nipoti, Ludovica Luna e Luciano Jr.
Politica Nel gennaio del 2013 ha rifiutato la proposta di candidarsi alle elezioni politiche: «Devo innanzitutto ringraziare il movimento dei Riformisti Italiani, nella persona di Stefania Craxi, i quali mi hanno concesso l’opportunità di candidarmi come capolista in tutte le regioni d’Italia, devo tuttavia rinunciare a questa candidatura, pur rimanendo al fianco di Stefania, per potermi concentrare al meglio su quella che è e sarà, la mia priorità, il processo denominato Calciopoli che ha, prima coinvolto e, successivamente, distrutto decine di famiglie di arbitri e assistenti del tutto estranei a questa vicenda assurda che è servita solo per la candidatura politica di altri».
Religione Devotissimo a Padre Pio. È stato in pellegrinaggio a Lourdes.