Anteprima, 21 giugno 2021
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Biografia di Giampiero Boniperti
Giampiero Boniperti (1928-2021). Calciatore dal 1947 al 1961. Dal 1971 al 1990 e dal 1991 al 1994 presidente della Juventus. Dal 2006, dopo Calciopoli, presidente onorario della squadra bianconera • «Nato in una famiglia di solidi mezzi economici, il fratello Gino, amatissimo ed egli stesso atleta, diviene medico affermato, morendo ancora giovane; la sorella sposa un politico di rilievo. Lui si diploma geometra, in funzione dell’impegno fondiario della famiglia, che sarà parte non indifferente della sua vita, specie dopo aver chiuso con il calcio... Niente avventure, lui con quel fisico da attore del cinema, un solido matrimonio con una donna intelligente e tutt’altro che subalterna, non certo la solita ragazza di copertina, pur nel suo fascino» (Claudio Gorlier) • La moglie si chiama Rosi. Hanno avuto tre figli • Esordì in Serie A il 2 marzo 1947, Juventus-Milan 1-2. Ultima partita il 10 giugno 1961, Juventus-Inter 9-1 (l’Inter giocò per protesta con una squadra di esordienti). Vinse cinque scudetti (1950, 1952, 1958, 1960, 1961) e due coppe Italia (1959, 1960). Capocannoniere (27 gol) nella stagione 1947/48, fino al 10 gennaio 2006 fu in testa alla classifica dei marcatori juventini di tutti i tempi (record battuto da Alessandro Del Piero) • In Nazionale 38 presenze e 8 gol, fu l’unico italiano convocato per la partita del Centenario della Football Association (Londra, 21 ottobre 1953): impiegato come ala destra, segnò due gol. La partita finì 4 a 4, l’Inghilterra pareggiò per un favore fatto dall’arbitro agli inglesi: «Ricordo bene quella circostanza, e la risposta del commissario tecnico inglese, Winterbotton, alla domanda su chi sarebbe servito per rafforzare la sua squadra: “Undici Boniperti”» • Sull’origine del soprannome Marisa: «Nel precampionato un’amichevole Novara-Juve c’era sempre. La rivalità era grandissima con l’aggiunta di un po’ d’astio nei miei confronti, novarese traditore che aveva scelto Torino. Erano sfide che richiamavano tanto pubblico. La popolarità della Juve era enorme e il Novara non era una squadretta, giocava in Serie A e si faceva rispettare. Fu in una di quelle amichevoli che all’ingresso in campo delle due squadre si presentò anche Marisa, avvenente miss Piemonte, pure lei in calzoncini e maglietta bianconera. Mi porse un mazzo di fiori, ero il capitano, ci fu lo scambio di baci e il pubblico cominciò a urlare: Marisa, Marisa. Il coro poi cambiò destinatario e con cattiveria continuò; ogni volta che toccavo palla i tifosi mi beccavano: Marisa, Marisa» (da Una vita a testa alta, scritto con Enrica Speroni, Rizzoli, 2003) • Il suo numero di maglia era l’8, come precisò sdegnato una volta che la Gazzetta dello Sport, volendo fare una squadra composta dai più forti juventini della storia, gli assegnò il 10 • Come presidente della Juventus vinse nove scudetti (1972, 1973, 1975, 1977, 1978, 1980, 1981, 1984, 1986) e tutte le coppe: Campioni (1985, nella tragica notte dell’Heysel), Uefa (1977, 1993), delle Coppe (1984), Intercontinentale (1985), Supercoppa (1985). Famoso come manager per astuzia, umanità, toni spicci. Teneva appesa in ufficio (come metodo pedagogico) le foto della squadra avversaria che aveva vinto l’ultimo scudetto o quella con cui la Juve aveva perso una partita decisiva: in questo modo scoraggiava le pretese dei giocatori • «Il suo tempo svoltò con il Mondiale del 1982. Era abituato a risolvere l’aggiornamento dei contratti in un pomeriggio. La sua stanza di venti metri quadri sempre piena del fumo di sigarette e un contratto già compilato sulla scrivania dove mancava solo la firma del giocatore. Si entrava, si cercava di discutere, lui guardava, chiedeva, dava improvvisamente del lei: «Sa dove si trova? Con chi gioca? Firmi, grazie». E fuori dalla porta c’era il suo assistente Giuliano a ributtare dentro chi se ne andava arrabbiato. Nell’estate dell’82 la Juve aveva però due suoi campioni del mondo che si presentarono con l’agente. Era cominciato un altro calcio. Boniperti lo capì subito, ma non lo accettò mai» (Mario Sconcerti) • Celebre per l’abitudine di lasciare sempre lo stadio alla fine del primo tempo. Ai tempi della Triade (Bettega-Moggi-Giraudo) non ci andava proprio • Fama di avaro. Pietro Vierchowood: «Nella mia carriera ho stabilito un record: sono riuscito a farmi pagare un caffè da Boniperti» • Chiedeva che i premi-partita gli venissero dati in bovini, preferiva mucche gravide che sceglieva lui stesso andando una volta l’anno nella fattoria dell’avvocato Agnelli • È stato parlamentare europeo per Forza Italia.