4 giugno 2021
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Biografia di Massimo Cacciari
Massimo Cacciari, nato a Venezia il 5 giugno 1944 (77 anni). Filosofo. Politico (Pci, Ds, Margherita, Pd). Professore emerito di estetica all’Università di Venezia. Primo preside della facoltà di filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che contribuì a fondare, nel 2002, assieme a don Luigi Verzè. Autore di una sessantina di libri. Socio dei Lincei. «Da posizioni teoriche marxiste è approdato a una personale riflessione sulla crisi del pensiero dialettico della tradizione hegeliano-marxista» (Treccani) • Già deputato del Pci (1976-83) e parlamentare europeo tra il 1999 e il 2000, fu sindaco di Venezia dal 1993 al 2000, poi di nuovo dal 2005 al 2010 • È stato definito da Marianna Rizzini, sul Foglio, «la riserva della Repubblica del talk show» • «Un tuttologo sfibrante, una sorta di Sgarbi del postberlusconismo, senza per altro possedere le virtù istrioniche del critico d’arte» (Raffaele Lucci, Il politico della domenica - ascesa e declino di Massimo Cacciari, Stampa Alternativa, 2013) • «Cacciari è la prima multipiattaforma, un esempio di integrazione carta-tv-radio-web perfettamente riuscita e su cui non si è mai espressa l’Agcom» (Carmelo Caruso, Il Foglio, 19/12/2020) • «Cacciari “fa superiorità”. Fa l’impressione di elevare il livello di cultura di qualunque talk-show con il suo semplice e fisico manifestarsi. Quando non si sa chi invitare si invita Cacciari, quando non si sa chi intervistare si intervista Cacciari, quando non si sa chi premiare si premia Cacciari, quando non si sa di chi parlare (come me in questo caso) si parla di Cacciari, che è sempre a portata di mano e pronto a fare la sua parte» (Alfonso Berardinelli, Il Foglio, 19/11/2014) • «Ormai i registi lo hanno sgamato e come qualcuno inizia a parlare, subito inquadrano il volto del filosofo. Che sbuffa, storce la bocca, si gratta la barba, si spazientisce, bofonchia, mostra insofferenza, strabuzza gli occhi, mugugna» (Aldo Grasso, Corriere della Sera 11/12/2013) • «È il Keplero dell’“io ve lo avevo detto”, il massimo esponente del “qui va sempre peggio”, l’Hegel del “ma lo volete capire? E che cavolo!”» (Caruso) • Termine decisivo: «Puttanata». «Il reddito minimo è una grande puttanata» «La riforma di Renzi, fatta così, è una puttanata». «Dire che con Salvini sarebbe stata un’ecatombe, è un esempio di puttanata». Altra frase celebre: «Sono trent’anni che lo vado dicendo!», gridata non direttamente in studio, ma in collegamento dalla Laguna. Nel dicembre 2020, in piena pandemia di coronavirus, quando a Cartabianca (Raitre) gli chiesero come avrebbe passato il Natale, sbottò: «Ma cosa vuole che faccia? Un’orgia? Un comizio? Un assembramento a piazza San Marco? Cosa?».
Titoli di testa «Il 19 maggio 1994, in un’intervista a Sette del Corriere della Sera, aveva dichiarato: “Stia tranquillo che al Maurizio Costanzo show non mi vedrà mai”. Cinque mesi dopo si presenta al Maurizio Costanzo show con questa frase: “Se mi consente una citazione: virtus ipsa praemium est”. Dario Borso che ha scritto Il giovane Cacciari, un libro tanto confuso quanto simpatico, è convinto che tutto sia cominciato in quel preciso momento. Ma è vero?» (Caruso).
Vita I Cacciari abitano in calle del Vaporetto, vicino alla scuola dei Caleghèri, i calzolai. Il padre, Pietro, è pediatra. La madre, Ermenegilda Momo, detta Gilda, casalinga, figlia di una famiglia di artisti, cresce Massimo e il fratello, Paolo, classe 1949, a uova sbattute. «Che educazione ha ricevuto? “Nessuna. Grandissimo merito dei miei genitori. Mi hanno insegnato a camminare, a nuotare, a parlare, a non rubare... le cose elementari, presupposto di ogni vita civile. E poi basta, mi hanno lasciato fare, fiducia assoluta, e mi hanno dato tutti i libri che mi servivano”» (Candida Morvillo, Corriere della Sera, 20/4/2019) • Fin da piccolo, Massimo è il primo della classe. «I primi libri che mi hanno assolutamente appassionato sono stati due, sottratti alla biblioteca di casa: Il castello di Kafka e le Novelle per un anno di Luigi Pirandello. Detestavo i libri che mi davano in classe: di favole, di avventure. Mia madre me li raccontava, io ne facevo il riassunto per la maestra. Dopo dieci pagine crollavo di noia. Piuttosto, leggevo giornaletti: Topolino, Tex Willer, L’intrepido. Il castello fu un’esperienza travolgente. Proprio non riuscivo a staccarmi. E alle elementari mi misi a fare temi in quello stile, suscitando perplessità sul mio stato di salute mentale. Il maestro convocò i genitori e chiese cosa avevo in mente» • «Cosa aspettano i ricercatori, gli studiosi, a dirigersi al liceo Marco Polo, il liceo dove Cacciari ha studiato? È possibile compilare una piccola storia di Venezia che è anche la storia della generazione di Cacciari e di tutte le utopie abortite, ma che hanno generato libri e azzardi indimenticabili. Il compagno di classe di Cacciari è stato quell’erudito di nome Cesare De Michelis, editore della Marsilio, fratello di Gianni e, a sua volta, direttore della rivista d’istituto Il Volto. Si tratta del primo foglio di combattimento che ha ospitato le idee dell’adolescente e la sua dispersa rubrica Die Brücke» (Caruso). A quattordici anni, Massimo compera una copia usata della Volontà di potenza di Nietzsche, «nella traduzione oscena dei Fratelli Bocca, che ho ancora, preziosa perché introvabile. Anche Nietzsche fu, dopo Kafka, un’altra rivelazione». A quindici legge la Fenomenologia dello spirito di Hegel. A diciassette, sulla rivista I Contemporanei, stronca l’Ulisse di James Joyce: «Viene a mancare la chiarezza, il discorso logico e subentra la confusione, il gusto della frase che crei musica. È la degenerazione della funzione sociale dell’arte» • Studente di filosofia all’università di Padova, collabora con i professori Carlo Diano (Letteratura e Filosofia greca), Sergio Bettini (Estetica e Storia dell’Arte), Giuseppe Mazzariol (Letteratura Artistica). Nel 1967 si laurea con il professor Dino Formaggio, di cui diventa assistente. La sua tesi, 782 pagine, sulla Critica del Giudizio di Immanuel Kant, è ancora conservata dall’ateneo patavino. «Crede ancora, come ha detto in passato, che il massimo delle potenzialità cerebrali si tocchi a 26 anni? “Se a quell’età hai davvero viaggiato, hai fatto tutto o quasi. Parlo non dei viaggi da turista, ma della mente. Li fai e poi, nel resto della vita, li organizzi, li approfondisci, ma le idee fondamentali nascono da giovani. Perciò è peccaminoso come sia stata ridotta la scuola”. Lei aveva 24 anni nel ’68. Ha fatto occupazioni con gli operai, ha fondato riviste, come Contropiano, Laboratorio Politico... “Ho iniziato a fare politica a 15 anni, mi sono formato, anche intellettualmente, con Asor Rosa, Mario Tronti, Toni Negri, poi ho fatto il dirigente del Pci... Oggi non ci sono movimenti paragonabili. L’era digitale individualizza tutto nell’apparenza della agorà universale; noi ci mettevamo insieme, facevamo società” Lei che cosa sognava? “Io non ho mai sognato. Quando sogni, sogni. Poi, ti svegli e pensi a cosa puoi effettivamente fare. In quel ‘68, mi sembrava possibile un’azione all’interno del sindacato e del Pci per porre le basi di una riforma di sistema. Alcuni di noi, invece, presero strade diverse: credevano si aprisse un processo rivoluzionario... Sono cose quasi impossibili da capire oggi”» (Morvillo).
Venezia Questioni affrontate durante i suoi tre mandati da sindaco: il commercio ambulante abusivo, è stato il primo ad applicare il decreto sicurezza per contrastare il fenomeno; il decoro dei turisti (vietata la vendita di cibi da asporto nelle vicinanze di San Marco, vietato girare a torso nudo, vietato sdraiarsi); lo scontro con il Festival del cinema di Roma, spostato all’ultima settimana di ottobre per non danneggiare quello di Venezia («soldi a Roma per il cinema? Metto mano alla pistola»); l’opposizione della Lega alla costruzione delle abitazioni per realizzare un campo Sinti (che ospitasse cittadini appartenenti a questa etnia); la crociata anti-minerale in favore del consumo di acqua del rubinetto (compare sui cartelloni mentre beve un bicchiere d’acqua del rubinetto: slogan «Anch’io bevo l’acqua del sindaco»); lo sciopero dei croupiers («guadagnano il doppio del mio stipendio dopo trent’anni d’insegnamento»); la manutenzione del Palazzo Ducale dopo che un masso di trenta chili ha colpito un turista a passeggio; le autorizzazioni per la musica dal vivo, concesse non in base ai decibel ma al genere musicale (il «jazz sperimentale quale free jazz, essendo dissonante, potrebbe essere sgradevole o di disturbo»; il ricambio al vertice della Biennale; la polemica con l’attrice Fanny Ardant che aveva dichiarato: «Per me Renato Curcio è un eroe. Ho sempre considerato il fenomeno delle Brigate Rosse molto coinvolgente e passionale», alle quali rispose: «Io preferisco perdonare. Perché bisogna perdonare quelli che non sanno cosa fanno o dicono. Curcio sapeva benissimo quello che diceva e faceva, e non lo perdono. Fanny Ardant non lo sapeva. Si è esposta parlando di un periodo che ignora, di un personaggio che ignora. Sì, insomma, ha fatto pipì fuori dal vaso»; la candidatura di Venezia ad ospitare le Olimpiadi del 2020 contro Roma (entrambe le città poi hanno perso); la moratoria di un anno sull’apertura di nuove pizzerie e kebabberie in centro città; l’ordinanza per far «sparire le mani tese dalle porte delle chiese e i questuanti dal centro della città» • Molto critico sul Mose. Durante i suoi mandati furono inaugurati: il discusso Ponte di Calatrava, il museo di Tadao Ando alla Punta della Salute e l’Archivio Vedova, progettato da Renzo Piano. Saltato invece l’annunciato Venice Gate all’aeroporto ad opera dell’archistar Frank Gehry • Il conte Ranieri da Mosto: «Sono stato con lui in consiglio comunale per cinque anni. Se la prendeva con i suoi, dandogli dei cretini in aula» (a Stefano Lorenzetto, il Giornale, 9/5/2010).
Botte Alla fine di una Regata Storica (settembre 2007) è stato fotografato mentre otto braccia (due collaboratori e due vigili in alta uniforme) lo trattengono. Si voleva scagliare contro il secondo classificato Igor Vignotto (bicipiti larghi come il torace del sindaco), che lo accusava di favoritismo nei confronti del vincitori: «È sempre stato impulsivo, di quelli che sembrano dire “andiamo fuori e facciamo i conti”. Anche se poi le botte non sanno neppure cosa sono e le prendono» (Cesare De Michelis).
San Raffaele Cacciari e don Verzè si conobbero nel maggio del 2002 «nel palazzo delle Stelline a Milano. “Vuole occuparsi lei del Logos fatto di carne?”, gli chiese Don Luigi. Cacciari accettò e il sodalizio divenne talmente forte da indurre il prete a dire: “ormai Cacciari è la mia voce”» (Alberto Statera, la Repubblica, 17/11/2011). Fu tra i pochi a presenziare ai funerali del fondatore del San Raffaele, in ricordo del quale citò don Milani: «Se uno alla fine della vita ha le mani completamente pulite vuol dire che le ha tenute in tasca».
Religione Pensa che l’ora di religione dovrebbe essere resa obbligatoria. «È indecente che un giovane esca dalla maturità sapendo magari malamente chi è Manzoni, chi è Platone e non chi è Gesù Cristo». La materia non dev’essere storia delle religioni: «Come si insegna storia della letteratura italiana e non storia delle letterature mondiali, storia dell’arte italiana e non storia dell’arte cinese, non vedo la necessità di insegnare il buddismo zen o la religione degli aztechi».
Amori I pettegolezzi lo volevano amante di Varonica Lario, seconda moglie di Silvio Berlusconi, e di Evelina Manna, modella e attrice di folgorante bellezza. Lui ha sempre smentito. Berlusconi, nel 2002, dopo un incontro a palazzo Chigi con il primo ministro danese Rasmussen, ci scherzò su: «Rasmussen è il primo ministro più bello d’Europa. Penso di presentarlo a mia moglie perché è anche più bello di Cacciari. Con tutto quello che si dice in giro… Povera donna…» • «Ha avuto solo due fidanzate note, ma ha fama di piacere molto. Come mai? “Io questo non l’ho mai constatato”. Perché non si è mai sposato? “Bisogna aver letto Nietzsche per capire cosa significa dire di sì, quando chiede: hai scavato il fondo della tua anima? Sei pronto a dire ‘per sempre’? Vale anche per essere padre; infatti, non ho avuto figli”. Ha mai avuto il dubbio di sposarsi o no? “Tutte le volte che ho amato”. E quante volte ha amato? “È impossibile a dirsi... ogni volta, è una cosa diversa”» (Morvillo).
Parenti Pessimi rapporti con il fratello Paolo, laureato in architettura, già collaboratore dell’Unità, già addetto stampa della Cgil del Veneto, già consigliere comunale e assessore a Venezia e consigliere regionale del Veneto, eletto alla Camera nel 2006 con Rifondazione Comunista. Sposato, due figli (tra cui Tommaso, classe 1977, capo del centro sociale Morion e portiere di notte). Dice Paolo: «Lasci perdere la storia dei fradei-coltei: è una vita che mi perseguita», io «sono il Cacciari cattivo». «Usano da tempo scambiarsi complimenti a mezzo stampa. Un ampio repertorio lo riporta Gian Antonio Stella in un capitolo di Avanti popolo (Rizzoli), che assai eloquentemente si intitola Massimo, Paolo e Tommaso Cacciari, troppe sinistre per una famiglia sola. Paolo chiama il sindaco il Dittatore, il Podestà, l’Imperatore, il Principe del Male e l’esponente della Margherita ricambia così: “Uffa! Piantatela con mio fratello, parla solo perché ha la bocca”» (Monica Guerzoni).
Libri «I libri li ha scritti, e davvero, e sarebbero la sua prima occupazione. Leggerli? Provateci» (Caruso) • «Tra le sue opere: Krisis. Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein (1976); Dallo Steinhof (1980); Icone della legge (1985); L’angelo necessario (1986); Dell’inizio (1990); Geo-filosofia dell’Europa (1994); L’arcipelago (1997); Arte, tragedia, tecnica (in collaborazione con M. Donà, 2000); Della cosa ultima (2004); Tre icone (2007); Hamletica (2009); Ama il prossimo tuo (con E. Bianchi, 2011); Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto (2012); Il potere che frena (2013); Labirinto filosofico (2014, vincitore del premio Hemingway 2016); Senza la guerra (con L. Caracciolo, E. Galli della Loggia, E. Rasy, 2016); Occidente senza utopie (con P. Prodi, 2016); Icone. Pensare per immagini (2017); nel 2019, La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo e Elogio del diritto (con N. Irti); nel 2020, Le sette parole di Cristo (con R. Muti) e Il lavoro dello spirito» (Treccani).
Curiosità Milanista sfegatato • Gioca a tennis • È stato professore di Barbara Berlusconi • Indro Montanelli lo avrebbe voluto leader del Pds: «Una sinistra con Cacciari mi andrebbe bene» • Ha due case: una a Venezia, nel rione San Tomà, l’altra a Milano, sui Navigli • Ha studiato l’arte dei tarocchi e s’intende di astrologia • Non sa cucinare, non guida l’automobile (da bravo veneziano), non fa sport e né diete di nessun tipo • Non si separa mai dal suo loden e dalla sua cartella • «“L’ultima volta che sono andato dal barbiere, avevo 16 anni. Da quel momento, mi taglio i capelli per conto mio. E forse si nota”. Ha un trucco da consigliare a chi non l’ha mai fatto? “Certo: c’è una macchinetta-pettine con inserita una lametta. Collochi uno specchio alle spalle, controlli la coppa della testa e te li tagli”. Qualcuno sul web si chiede se lei si tinge. “Ma vadano a quel paese. Che scommettano un milione: gli mando un ciuffo di capelli, verificano e poi mi danno un milione”» (Candida Morvillo, Corriere della Sera, 4/4/2020) • Non sopporta Greta Thunberg («È come Salvini sui migranti»), non crede che stia tornando il fascismo («Il fascismo fu una grande tragedia. Qui siamo alla farsa») né che gli elettori di Le Pen, Meloni e Salvini siano razzisti («Non è razzismo, è l’eterna paura del piccolo borghese, dell’individualismo egoista verso ogni novità, dell’organismo debole incapace di cambiare situazioni che non può affrontare») • «Inascoltato, ho cercato di dare una mano alla formazione di un Pd mai nato. Dopo, non ho mai pensato di ricandidarmi: o sei interno a una struttura coerente con ciò che pensi, o non puoi fare da solo. Da solo, puoi scrivere un libro, non fare politica» • «Io, quando studio, sono con i miei autori e maestri, parlo con loro. Quando posso ritirarmi una settimana a Venezia nel mio studio fra trentamila libri è qualcosa di molto bello» • Della morte, dice: «Sapendo di dover finire, nessuna finitezza mi condiziona. Non aspiro a morire, ma mi esercito a morire vivendo bene» • «Che rapporto ha con la vecchiaia? “Tremendo. Detesto chi ne parla come di un sereno tramonto. Tremo all’idea che mi parta il cervello”» (Morvillo).
Titoli di coda «Spiega Guido Moltedo, il direttore di Ytali, una rivista internazionale, intelligente e veneziana, che “anche chi detesta Cacciari in realtà lo ammira. È l’antipatia che lo rende simpatico”» (Caruso).