16 giugno 2021
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Biografia di Krzysztof Zanussi
Krzysztof Zanussi, nato a Varsavia (Polonia) 17 giugno 1939 (82 anni). Regista. Caposcuola della terza generazione di cineasti polacchi. Direttore del Polish Film Studio TOR, è professore di cinema alla European Graduate School di Saas-Fee in Svizzera e all’Università di Slesia a Katowice. Tra i premi ricevuti un David di Donatello, un Leone d’Oro, un premio Flaiano, la croce di Cavaliere dell’Ordine polacco e l’onorificenza di cavaliere delle scienze e delle lettere. Noto in Italia per Da un paese lontano, una biografia di Karol Wojtyla uscita in sala quando il papa era ancora vivo.
Titoli di testa: «In Polonia, i primi McDonald’s sono serviti a farci conoscere l’esistenza di toilette pulite».
Vita Nato da una famiglia di lontane origini italiane, è il trisnipote di un ingegnere asburgico trasferitosi dal Friuli alla Polonia per sovrintendere alla costruzione di ferrovie: «Le mie origini appunto sono friulane, in particolare vengo da Pordenone; anche se ci sono alcune incertezze sui legami particolari, tuttavia sono cugino di molti Zanussi di Pordenone. Mi sento quindi molto legato all’Italia, anche per questo fattore genetico, e poi per il fatto che mio padre canticchiava sempre le arie delle opere liriche, mentre si faceva la barba: per questo ho imparato l’opera lirica prima di vederla» • «Quando ero bambino dovevo portare su per le scale carbone e legna per riscaldarci perché stavamo nei piani alti. Da noi fa molto freddo. Allora avevo anche tempo di leggere, di discutere, di frequentare amici e di scambiarci delle idee. Ora in genere non c’è mai tempo» • Ha studiato prima fisica a Varsavia e poi filosofia a Cracovia • Nel 1960 entra nella scuola superiore di cinema di Lodz dove realizza diversi cortometraggi. Il suo primo film La struttura del cristallo è ambientato, come succederà in altre sue opere, nella comunità scientifica polacca, e racconta del difficile rapporto di due amici che fanno carriera nell’accademia • «Incontrai Pasolini molti anni fa al Festival cinematografico di Mar del Plata, io presentavo La struttura del cristallo e fui premiato. Lui era con la Callas, erano venuti per presentare Medea. Parlammo a lungo, ma non c’incontrammo più» [a Paolo Calcagno, CdS] • Del 1971 è Vita di famiglia, una sensibile descrizione della crisi esistenziale di un giovane scienziato. Fin da questi primi film è evidente l’attenzione di Zanussi per i temi del conflitto fra vita pubblica e vita privata, del confronto fra scienza e filosofia e una velata ma puntuale critica della corruzione del regime polacco • Nel 1973 gira uno dei suoi film più acclamati Illuminazione, romanzo di formazione in parte autobiografico che si incentra sulle vicende di uno studente di fisica che deve scendere a compromessi per poter avere una carriera • Fra gli altri film degli anni Settanta anche La spirale (1978), storia della crisi e del suicidio di un tecnocrate che gli crea parecchi problemi con la censura comunista • Nel 1979 recita un cameo nel corto Il cineamatore (1979), dell’amico e collega Krzysztof Kieslowski • Del 1980 Contratto matrimoniale: «In questo film ho cercato di dimostrare che tutti abbiamo lo stesso tempo» • Nel 1981 ha diretto Da un paese lontano, omaggio alla figura di Karol Wojtyla. Membro della Pontificia accademia artistica dei virtuosi del Pantheon e della Pontificia commissione per la cultura • «[...] Ci sono stati anni in cui il cinema di Zanussi, come quello di Wajda, che arrivava con la sua temerarietà politica dalla Polonia, incantava. Poi con la fine del dissenso e la liberazione dal comunismo, i film che venivano dai paesi dell’Est parvero meno interessanti, più tetri, austeri, insomma non divertenti, e anche Zanussi, considerato troppo papista per la sua devozione a Wojtyla finì, per essere messo da parte, con i suoi ultimi film dedicati a frati trucidati dai nazisti e a medici malati di cancro. [...]» [Aspesi, Rep]• «Ho conosciuto Wojtyla all’inizio degli anni Sessanta. Ero studente e lui un cardinale molto legato agli ambienti culturali: in gioventù aveva fatto l’attore, rischiando anche la vita. Pochi sanno che durante l’invasione nazista il teatro clandestino, con testi patriottici e religiosi di grandi autori, era considerato dal nemico come l’equivalente della lotta armata […] Wojtyla non è appassionato al pop, so che ama la musica sacra, perché ritiene che sia stata scritta come preghiera» [Paladino, Panorama] • «L’elemento più marcato di Giovanni Paolo II è stato sicuramente l’ottimismo. Attraverso questa caratteristica il Papa pensava che il cristianesimo fosse una reale proposta per il futuro e non solo una lettura del passato» [a Famiglia Cristiana] • «Con il colpo di stato del generale Jaruzelski e la messa fuori legge di “Solidarnosc”, Zanussi, noto per essere un sostenitore delle forze democratiche, è costretto a lavorare quasi solo all’estero. Nel 1985 gira Il potere del male (Paradigma), una storia dagli accenti teologici, interpretata da Vittorio Gassman e Raf Vallone» [ecodelcinema] • «Teorema è stato il film di Pasolini che mi ha colpito di più, e con Paradigma ho voluto rivolgergli un piccolo omaggio» [a Paolo Calcagno, CdS] • Dopo la fine della guerra fredda Zanussi torna a lavorare in Polonia • Del 1991 Vita per vita - Massimiliano Kolbe: «Anche il film su Massimiliano Kolbe, in un certo senso, fu forzato, perché lo volevano fare i tedeschi. Abbiamo incominciato ancora prima che crollasse il sistema sovietico e sembrava uno spreco non fare questo film avendo la possibilità di girarlo in Polonia sui luoghi autentici. In questo film ho lavorato con un mio collaboratore stretto molto celebre e molto scettico, e abbiamo creato una pellicola in cui non si fa dell’agiografia stretta. Credo sia un film che porti piuttosto a una riflessione sul fatto, assolutamente straordinario, che un uomo nelle condizioni estreme riesca a superare sé stesso, il proprio istinto vitale: l’amore può essere più grande. Ho fatto poi un terzo film che riguarda in un certo senso Giovanni Paolo II, o meglio la sua opera teatrale su Fratel Alberto (Adam Chmielowski), un altro canonizzato» • Si tratta di Fratello del nostro Dio, girato nel 1996, basato sul testo teatrale scritto da Wojtyla giovane. «Era un’opportunità particolare e mi è sembrato che valesse la pena portare al pubblico un testo completamente ignoto che mette a tema molti problemi e la visione coerente di un autore giovane che ha coinvolto, in questa opera drammatica, il personaggio storico di questo futuro santo, ma anche un personaggio, Lo Sconosciuto, che incontra Fratel Alberto e dietro cui si può vedere la figura di Lenin. Mi sembrava che un futuro papa che fa parlare Lenin in una propria opera teatrale fosse già un buon motivo per fare un film» • Del 2007 Il sole nero, da un soggetto di Rocco Familiari, con gli italiani Valeria Golino e Lorenzo Balducci. Per il primo quarto d’ora i due recitano nudi. Valeria Golino: «Sia io sia Lorenzo eravamo più preoccupati di attraversare il set indenni dagli sguardi della troupe che di recitare bene la parte. Trovo sempre imbarazzo a girare svestita, non riesco proprio ad abituarmi all’idea. Ancora di più adesso che ho compiuto 40 anni, ho timore di mostrare il mio corpo» • «Conosco Familiari da qualche tempo e ho già messo in scena due altri suoi lavori teatrali ed ho fatto una riduzione di un suo terzo per la televisione polacca. C’è una certa sintonia tra di noi. Credo comunque che Agata, da cui ho tratto Il sole nero, sia il suo lavoro migliore. Non è stato facile realizzare questo film. Mi sono trovato a lavorare lontano dalla mia terra ma devo dire che sono riuscito a farlo, e credo anche piuttosto bene, grazie anche al fascino che esercita su di me la Sicilia. Una terra veramente dal fascino misterioso!» • Su Corpo estraneo (2015): «Con mia grande sorpresa è stato accolto con grande inimicizia, attaccato soprattutto nei circoli femministi ma anche altrove, ed è stato censurato anche in uno dei più prestigiosi festival russi dove inizialmente doveva andare, perché lo sponsor, un colosso dell’acciaio, ha ritenuto che il film presentasse la Russia in una luce non abbastanza lusinghiera. È qualcosa che ricorda molto quanto accadeva sotto il vecchio regime sovietico. Però questo in un certo senso mi lusinga perché vuol dire che a 76 anni riesco ancora a provocare con un mio film una reazione così violenta. Vuol dire che affronta un tema sostanziale» [all’AdnKronos] • Del 2018 Ether: «Perché l’ho girato? Perché nessuno può vivere senza certezze. Ed il mondo in cui viviamo, invece, è il luogo dove ogni punto fermo è stato abbattuto. È un luogo più sviluppato, ma estremamente più minacciato. Dobbiamo tornare a cercare, forse anche guardandoci indietro, recuperando ciò che abbiamo voluto abbattere con tanta convinzione. È il mio punto di vista, di uomo di scienza, in quanto fisico, ma anche di credente».
Religione «La fede per me copre l’altra dimensione cognitiva della scienza. La scienza cerca giustamente la spiegazione più precisa, ma man mano che si avvicina all’orizzonte, si apre ad uno nuovo. E così da sempre. È la dinamica dell’umanità, al punto che possiamo ben affermare che intuizione religiosa ed intuizione scientifica coincidono» • Allo stesso tempo il pontificato di Francesco è e sarà un aiuto per focalizzare un punto necessario: l’amore per il prossimo, che tocca ciascuno di noi ogni giorno, è un punto di partenza per la costruzione di una società migliore. Tutto il resto è solo una conseguenza. E senza amore non si arriverà mai alla verità».
Amori È sposato con Elżbietą Grocholską-Zanussi • Oggi è ancora possibile l’amore vero? «Credo che lo sia quando nella relazione si pensa anche a ciò che è bene per l’altro» [a Emanuela Genovese, Avvenire] • «Viaggio molto per lavoro. E a volte la distanza e l’assenza non sono buoni alleati per la vita della coppia. Allora ho conservato questa abitudine nel tempo: compro due esemplari dello stesso libro, così mia moglie e io leggiamo insieme e discutiamo al telefono. Anche se siamo lontani ci sentiamo molto vicini» [Genovesi, cit].
Curiosità Nel 2009 ha scritto un’autobiografia dal titolo Tempo di morire, pubblicata in Italia da Spirali • È poliglotta: parla correntemente, oltre al polacco, inglese, italiano, spagnolo, francese, tedesco e russo. Meno bene, dice lui, il ceco. S’intende anche di latino • È parente del giornalista e politico Jas Gawronski, a sua volta nipote del beato Piergiorgio Frassati • Solito ospitare in casa attori, autori e produttori: «Tutti coloro che ho invitato a casa – saranno ormai alcune centinaia – si sono rivelati persone molto interessanti e non mi pento di quegl’inviti, anche se non è facile ospitare dei perfetti estranei. Spesso mi chiedono perché lo faccio. Me lo chiedo anch’io. Sicuramente sto pagando un debito di gratitudine per gli anni della gioventù, quando viaggiavo per il mondo e gli altri mi davano una mano. Un altro aspetto significativo è il complesso che nutro nei confronti dei russi che sono stati gli occupanti del mio paese e che adesso posso smettere di considerare tali: invitandoli, io mi libero. Con il loro aiuto» • «Vivo ancora senza uno smartphone. Uso uno strumento vecchio (un Nokia analogico senza graffi), un po’ desueto, senza nessun collegamento a Internet e nessuno mi chiama» (nel 2018) • Le colonne sonore di tutti i suoi film sono state realizzate da Wojciech Kilar «Non ho mai tradito il mio compositore. Mentre Wojciech mi tradiva regolarmente con registi come Francis Ford Coppola per il quale ha realizzato Dracula, oppure con Jane Campion per Ritratto di signora. Varie volte con Andrej Wajda, il mio collega polacco. Gli facevo delle scenate sulle belle musiche che componeva per i miei colleghi. Una volta mi ha risposto: “Se tu facessi film così belli potrei comporre per te musiche altrettanto belle” Se questa amicizia è sopravvissuta nel tempo questo significa che era vera» • Quando viene intervistato guarda sempre in macchina: «È un’abitudine che ho preso ai tempi del regime sovietico, è l’unico modo in cui non possono contraffarle aggiungendo un interlocutore che non c’è».
Politica «Secondo i dati raccolti dall’Instytut Pamięci Narodowej, organismo creato nel 1998 in Polonia con lo scopo di raccogliere documentazione riguardante i crimini perpetrati dal regime nazista e da quello comunista, risulta che Zanussi, dal 1962 al 1964, è stato registrato a sua insaputa come collaboratore del servizio segreto comunista SB, con nome in codice “Aktor”. Nel corso del 1962 risulta utilizzato come contatto informale durante il Festival Mondiale della Gioventù a Helsinki. Zanussi parla apertamente dei suoi interrogatori smentendo tali collaborazioni, anche se a tratti la sua autobiografia prende le sembianze di un testo anticomunista» [radiocinema.it] • «Io sognavo, per la Polonia, un Parlamento equilibrato. Ho paura dello strapotere d’un partito: la nostra democrazia è ancora troppo giovane. Kaczynski poi è molto collegato alla Chiesa polacca e questo è un pericolo, per la Chiesa soprattutto. Negli anni, abbiamo imparato che più i preti restano neutrali nelle battaglie politiche, più è forte la Chiesa [a Francesco Battistini nel 2015] • «Io credo che l’unione dell’Europa sia una cosa buona, necessaria ed inevitabile. Per quanto si vede da lontano, dalla prospettiva di altri paesi, dalla Cina, dalla Corea, dal Giappone l’Europa è ancora piccola per avere il suo peso. Quello che fanno certi governi è un infantilismo perché non abbiamo alcuna scelta. Siamo costretti a stare insieme. Siamo costretti ad accettare questa gara mondiale perché tutte le civiltà e tutte le culture sono in gara e noi facciamo di tutto per essere perdenti. Ed è questo veramente che mi preoccupa».
Frasi «Quando oggi, dopo tanti anni, voglio portare un esempio pregnante del modo di pensare dell’homo sovieticus, familiarmente detto sovok, penso appunto a quell’emblematico divario fra pensiero, sentimento e parole pronunciate» • «Oggi siamo molto più preoccupati di offendere i sentimenti delle persone che di offendere Dio, e il risultato è la ricerca di una pubblicità attraverso l’offesa dei sentimenti dei credenti, cosa molto squallida e vergognosa» • «Servendomi della parola scritta, devo partire dalla letteratura, che considero la madre di tutte le arti e davanti alla quale provo un religioso rispetto» • «Io non credo che l’arte possa sostituire la vita, che le esperienze esistenziali siano in grado di sostituire le esperienze reali. L’arte può spingere l’uomo ad agire (…) ma soltanto quel fatto reale, quel concreto fatto di vita che è stato da lei provocato significherà che l’uomo è diventato migliore» • «Il caso è una forza cieca. La Provvidenza è una forza lucida» • «L’uomo moderno, ne sono convinto, vive un’epoca in cui si sta perdendo il valore della metafisica»
Titoli di coda: «Il più onesto degli uomini non è al riparo dai capricci della fortuna».