21 giugno 2021
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Biografia di Dan Brown (Daniel Gerhard Brown)
Dan Brown (Daniel Gerhard Brown), nato a Exeter (New Hampshire, Stati Uniti) il 22 giugno 1964 (57 anni). Scrittore. Autore de Il codice Da Vinci, uno dei più famosi best-seller di sempre, tradotto in più di 40 lingue e venduto in oltre 80 milioni di copie. I suoi altri libri: Crypto (1998), La verità del ghiaccio (2001), Angeli e demoni (2000), Il simbolo perduto (2009), Inferno (2013), Origin (2017) • «Leggere Dan è come andare sulle montagne russe. Emozione pura» (Ken Follet) • «L’uomo dei misteri e delle cospirazioni (Gabriele Romagnoli, Robinson, 29/8/2020) • «La critica lo ha paragonato spesso a Umberto Eco per la ricerca dei particolari nell’ambientare gli eventi in singole situazioni storiche» (Maurizio Molinari, La Stampa, 21/9/2004) • Famoso per essere riuscito, con i suoi romanzi, a far arrabbiare la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa, i luterani, i battisti, i metodisti, gli indù e i musulmani. «Nel Codice da Vinci, Brown confondeva le idee dei lettori affermando che la figura alla destra di Gesù, nell’Ultima cena, non era Giovanni, bensì Maria Maddalena, la quale aveva sposato Gesù, dandogli anche una figlia. Con una gigantesca campagna di mistificazione, la Chiesa aveva nascosto la verità sulla relazione fra la Maddalena e Gesù... Solo l’elezione di un nuovo Papa, finalmente progressista, avrebbe permesso di farla riemergere...» (Paolo Perazzolo, Famiglia Cristiana, 27/5/2013) • «Le divinità a cui è votato Dan Brown, noto strozzapapi, si chiamano Ignoranza e Frustrazione. Solo i frustrati leggono i romanzi di Dan Brown. Perché? Perché quando uno arriva a casa la sera, frollato nella frustrazione – non faccio la vita che vorrei, mi pagano troppo poco, non riesco neanche a chiavare, è sotto chiave pure l’arnese, sfrattato dall’erezione per colpa della frustrazione – non hai voglia del Doctor Faustus di Thomas Mann né del Faust di Goethe – due libri, appuntate, che vi spiegano molto, quasi tutto, sull’uomo, il mondo, il capitale, il demonio, dio, l’altra vita, l’oltre vita etc. Fieramente frustrato, il nostro eroe ha voglia di svagarsi. Che tradotto in letteratura significa: ha voglia di cazzate» (Davide Brullo, Linkiesta, 3/11/2017).
Titoli di testa Nonostante, grazie ai suoi libri, sia diventato ricco, le recensioni negative riescono ancora a rovinargli le giornate. «Non ha ancora imparato a non leggerle? “È che ti ferisce, vuoi che tutti ti amino, è la natura umana. Alla fine ho capito che non può andare così, non è realistico, ho imparato a scrivere i libri che vorrei leggere e basta così. Però una volta un critico si è spinto a dire che non mi dovrebbe essere permesso scrivere. Ma vai a leggere qualcos’altro, no? E fa male, perché quell’uno per cento che ti odia ti rimane in mente, è la sindrome dell’impostore, ti chiedi se abbia ragione lui”» (Ferdinando Cotugno, Vanity Fair, 13/10/2016).
Vita Figlio di Richard e Constance Brown. Due fratelli più piccoli: Valerie (n. 1968) e Gregory (n. 1974). Suo padre è un professore di matematica all’università. «Ha scritto tredici libri di testo, best seller nel suo campo. Quasi tutti hanno studiato matematica sul Brown. Da lui ho imparato l’umiltà. E la gentilezza. Sono due cose fondamentali» • «“I miei genitori mi insegnarono molto presto a leggere e ascoltare la musica. Non avevamo la televisione, per scelta. Mia madre suonava l’organo in chiesa, era molto religiosa. Già all’età di tre anni alla sera mi portavano ai concerti di musica classica”. E a cinque ha scritto il primo libro... “L’ho dettato, per la verità. A mia madre. La calligrafia era la sua, la storia però era mia”. Titolo: La giraffa, il maiale e i pantaloni in fiamme. Di che cosa parlava? “Di una giraffa, di un maiale e di un paio di pantaloni in fiamme. Che, per qualche strana ragione, erano amici. Non aveva alcun senso, lo ammetto, ma a mia discolpa: avevo solo cinque anni”» (Gabriele Romagnoli, Robinson, 29/8/2020) • Fin da piccolo, Dan si diverte con anagrammi e parole crociate • Viene cresciuto come un episcopaliano. La madre gli dà un’educazione religiosa, il padre invece gli insegna l’astronomia, la cosmologia, l’origine dell’universo. «Ora capite da che viene il mio interesse per la lotta tra ragione e fede (ride). Ho avuto un’infanzia schizofrenica». «Lo scrittore ha con sé due targhe, le mostra al pubblico. Sono le targhe personalizzate delle rispettive automobili della madre e del padre. In una c’è scritto sopra “Kyrie”, che in greco significa Signore, nell’altra “Metrical”. Scherza: “Non sapevo mai quale targa mi avrebbe accompagnato a scuola”. “A nove anni ero confuso. Da una parte mi parlavano della Bibbia e dall’altra del Big Bang. Un giorno chiesi a un prete: qual è la storia vera? Ma lui mi rispose: i bravi ragazzi non fanno questo genere di domande”» (Raffaella De Santis, la Repubblica, 2/11/2017) • «Dopo i suoi studi all’Amherst College e la laurea conseguita alla Phillips Exeter Academy, si è trasferito in California per tentare la carriera di pianista, autore e cantante» (Treccani) • «I quattro cd che realizzò sul mercato sono oramai introvabili, ma una delle sue canzoni, Peace in Our Time, la pace nel nostro tempo, venne suonata durante i Giochi Olimpici di Atlanta del 1996. Come pianista fece alcuni spettacoli tanto negli Stati Uniti quanto in Europa» (Molinari) • «Ero un compositore alla Elton John. Ma sa chi avrei voluto davvero essere, chi era il mio modello? Lucio Dalla. Il migliore. E comunque ho capito poi una cosa, su di me. La vita da scrittore mi si addice più di quella da musicista, perché sono un solitario. Se fai musica devi avere per forza a che fare con un sacco di gente. Così suono il piano, la sera, da solo. Scrivo musica, ma per me […] E poi con i libri mi è andata meglio, anche se i primi tre non hanno avuto successo, all’inizio» (Romagnoli). Nel 1993, lasciate da parte le velleità musicali, torna alla Phillips Eceter Academy, che lo assume come prof di inglese inglese. Dal 1996 si dedica interamente alla scrittura. «Il suo primo libro, scritto a quattro mani con la moglie nel 1995, in realtà fu un flop, si intitolava 187 uomini da evitare, guida alle donne romantiche frustrate» (Molinari). Poi decide di dedicarsi ai thriller. «A chi gli chiede perché ha deciso di scrivere romanzi di questo tipo, Brown risponde raccontando che tutto s’iniziò nel 1994 quando, in vacanza in un’isola del Pacifico, si trovò a leggere sulla spiaggia Doomsday Conspiracy di Sydney Sheldon, appassionandosi al racconto fino a convincersi di poterlo scrivere lui stesso. Cosa che poi ha puntualmente fatto» (Molinari).
Giudizi «Sesso e chiesa? I Borgia se la cavano meglio, facendoti pure invidiare quegli splendidi, torbidi abiti damascati, scuri come il peccato. I preti sessuofobi-repressi? Uno si strugge di nostalgia per la grottesca sarabanda di Notre-Dame di Hugo e il suo arcidiacono Frollo, e Philip Pullman nella sua trilogia atea Queste oscure materie aveva toccato il sublime: un gruppo segreto di sacerdoti che fanno penitenza preventiva per disporre di una “riserva di assoluzione” per compiere dei delitti su commissione vescovile. L’idea di digiunare il giorno prima per poi dare dello stronzo al capo ha del geniale. Qui invece non occorre neppure più dimostrare che la Chiesa cattolica falsifichi la storia o tema la scienza; ci si limita alle battutine, tanto siamo tutti adulti e vaccinati: “Chi meglio di un gruppetto di ottuagenari celibi può spiegare al mondo come si fa sesso?”» (Edoardo Rialti, Il Foglio, 7/6/2013) • «Io conosco autori italiani di thrilling neri o misteriosofici, un nome per tutti Leonardo Gori, che sono molto più bravi di Dan Brown per riferimenti culturali, linguaggio e qualità di scrittura. Vendono le loro 4-5mila copie ed è già un grandissimo successo. Qualitativamente sono molto migliori di Brown ma non rientrano nel grande gioco editoriale che non è ingenuo: ha l’obiettivo non solo di vendere ma di seminare e diffondere idee ben precise» (lo storico Franco Cardini a Antonio Sanfrancesco, Famiglia Cristiana , 27/05/2013) • «Putroppo anche i lettori italiani, abituati a una narrativa che non è narrativa, da un lato guardano a questi prodotti con spocchiosità, dall’altro lato però, se sono sinceri, anche con un po’ di invidia. Io un po’ di invidia per queste persone che riescono a tenere la tensione del lettore per centinaia di pagine sul nulla – perché è vero che il libro di Dan Brown è costruito sul nulla – ce l’ho: è una dote e va riconosciuta» (Marco Santagata, docente all’università di Pisa, a Elisa Chiari, Famiglia Cristiana, 27/05/2013) • «Se la gioiosa macchina da guerra del marketing culturale di Manhattan può aiutarci dove non riesce lo Stato italiano, cioè nel ravvivare il flusso di turismo straniero nelle nostre città d’arte, allora ben venga un autore da 200 milioni di copie» (Federico Rampini, D, la Repubblica 1/6/2013).
Frecciatine «“Il Vaticano mi odia”, afferma a un certo punto di Inferno la direttrice dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Anche lei? Pensavo di essere l’unico”, risponde Robert Langdon, il professore di Simbologia di Harvard, protagonista di questo e dei precedenti romanzi, qui - ne siamo certi - alter ego dell’autore» (Perazzolo).
Soldi Secondo Forbes è arrivato a guadagnare 28 milioni di dollari all’anno.
Grane Nel 2006 due inglesi, Michael Baigent e Richard Leigh, autori di The Holy Blood and the Holy Grail, in cui si raccontava dell’amore tra Gesù Cristo e la Maddalena con discendenti finiti in Francia e protetti dai templari, gli fecero causa per plagio. Brown ammise di aver letto il loro libro, ma il giudice di Londra Peter Smith accolse la tesi che l’essersi documentato e magari anche ispirato non è di per sé «plagio». I due querelanti dovettero pagare alla Random House un milione di sterline di rimborso delle spese legali • Nel 2007 la Procura di Civitavecchia aprì un fascicolo sul film Codice da Vinci. L’accusa di Civitavecchia riguardava dieci persone compreso Dan Brown. Si ipotizzava il reato di oscenità.
Amori Nel dicembre 2019, dopo 21 anni di matrimonio, divorziò dalla moglie Blythe Newlon. «Quando la incontrò, Dan era un cantautore alle prime armi. Lei, di dodici anni più grande, era ai vertici della National Academy for Songwriters di Los Angeles. Il suo primo contratto discografico si deve a lei, che alla stampa specializzata lo paragonò a Paul Simon. Fu sempre lei, nel 1993, a convincerlo a cambiare mestiere e a dedicarsi alla scrittura, lei ad aiutarlo a scrivere il primo libro e poi tutti gli altri, lei a ripetergli instancabilmente che aveva “talento e creatività infiniti” e che con un po’ di disciplina e applicazione avrebbe potuto arrivare ovunque» (Paola De Carolis, Corriere della Sera, 1 luglio 2020). Nel 2006 lui l’aveva descritta così: «la mia ricercatrice, la mia editor, la mia musa. Non credo che avrei scritto il Codice Da Vinci senza di lei». Erano sue la passione per Leonardo Da Vinci, suo l’interesse per il trattamento delle donne nella Chiesa cattolica, sua la determinazione a inserire nel romanzo la possibilità che la linea sanguinea di Gesù fosse sopravvissuta alla crocifissione. «A me all’inizio era sembrata un’idea eccessiva, ma mi ha convinto». Lei, invece, intervistata dal Guardian nel 2004, lo aveva descritto come un uomo abitudinario, una noia, non esattamente «un’esplosione di edonismo». Dopo la separazione, lei gli fece causa, accusandolo di aver mentito sull’entità della sua ricchezza, di avere una relazione con la sua istruttrice di equitazione e di avver attinto al loro patrimonio comune per regalarle un cavallo da 300 mila dollari. I giornali di pettegolezzi parlarono anche di storie tra lui e una parrucchiera e lui e una personal trainer. Il suo editore era felicissimo: «Stai scherzando? Tutti pensano che tu sia l’uomo più noioso della terra e invece hai varie relazioni con belle donne, finalmente abbiamo una storia!».
Politica È ambientalista e anti-Trump («Totalmente inaffidabile. Il mio presidente dice e fa cose prive di senso. La mia fiducia la ripongo nel Paese»).
Religione «“La religione è una teoria del complotto. La più completa. Spiega l’inspiegabile e ti chiede di aderire a quella versione: veniamo da millenni di fondamentalismi”. Lei si è avventurato a profetizzare la fine di Dio, come lo conosciamo e viene da secoli tramandato. Un bel rischio: da "Dio è morto" a "Dio sta per morire"? “L’idea di Dio si evolverà, diventerà qualcosa di diverso. Perché cambia l’umanità. I giovani di oggi non hanno la stessa credulità delle generazioni che li hanno preceduti. Provi a raccontare la storia di Adamo e Eva a un bambino di sette anni e se ne renderà conto. Quello prenderà il cellulare, andrà su Google, controllerà e poi la guarderà storto perché quella versione risulterà dubitabile. O fantasiosa”. Lei ci arrivò a tredici anni... “Per uno di tredici anni oggi il miracolo è che il nuovo iPhone scatti foto perfettamente a fuoco nel buio”» (Romagnoli).
Lettori Giorgio Chiellini ha letto tutti i suoi libri.
Curiosità Vive solo nel New Hampshire con un gatto e un cane (un labrador giallo di nome Winston) • Molto schivo, rilascia pochissime interviste • Si sveglia tutti i giorni, compreso Natale, alle 4 del mattino e comincia a scrivere al computer. Sul tavolo tiene una clessidra antica che segna non l’ora, ma l’ora e 10. Quando cade l’ultimo granello di sabbia stacca e fa addominali, flessioni e stretching. Stefano Lorenzetto ha scritto: «Sono le 4.45 del mattino, e ho ripreso a lavorare, una sensazione euforizzante, mi sento quasi scemo quanto Dan Brown, che le sue puttanate le scrive prima dell’alba, “la parte migliore del giorno”, dice, “ti svegli in uno stato di sogno, in cui distingui appena fra realtà e finzione”. Ma prima di cominciare lui almeno si appende a testa in giù con gli “stivali della gravità”, in modo da far affluire alle meningi il sangue che deve irrorare le sue paranoie gnostiche» • All’università era membro della confraternita Psi Upsilon e giocava a squash • Non crede negli alieni • Frequenta la Bibliotheca Philosophica Hermetica di Amsterdam, alla quale ha donato 300 mila euro • Non gli dispiace di aver lasciato da parte la musica, ma ogni sera suona il pianoforte, improvvisando. Nel 2020 ha pubblicato A wild symphony (trad. it. La sinfonia degli animali, 2020), testo per ragazzi corredato dalla sua prima opera musicale. «Cambierebbe Il codice Da Vinci con, chessò, Imagine o Satisfaction? “No, no”» (Romagnoli) • «“Quando smetto di scrivere è come quando scendo dal tapis roulant: il movimento prosegue. Sento i loro dialoghi. Ma va bene così, mi tengono impegnato. Ogni nuovo romanzo è un universo, immagino trame, sviluppi, ambientazioni, poi per corroborarle studio: fisica, storia dell’arte. Scrivo un trattato di cento pagine e, solo dopo, comincio. Molto di quel che ho studiato resta fuori, è un lavoro enorme”. Non teme di essere prigioniero del metodo? “Sono evaso. Ho scritto un libro per bambini”.
Dopo tutti questi anni e questo lavoro, tra cacce al tesoro e codici segreti, ha decifrato l’enigma della vita? O almeno, della sua? “Non ci sono neppure andato vicino. Ma sa come si dice: se durante l’esistenza realizzi tutti i sogni che avevi, hai messo l’asticella troppo bassa”. In che cosa crede? “Nella legge di coscienza. Nel fatto che, a un certo punto, ci saranno risposte per tutti. Certo non credo al paradiso. E, al momento, neanche alla reincarnazione”. Al momento? “Beh, si cambia. Dieci anni fa non credevo a cose cui credo ora”. Tipo? “È stato troppo veloce a chiedermelo! Glielo dico un’altra volta... Capisce, il punto è: se scrivessi ora una lettera elencando le cose in cui credo, me la spedissi e l’aprissi tra dieci anni, leggendo direi ‘Mannò! Davvero! Come è stato possibile?’” Che cosa si augura? “Di vivere una lunga vita e di morire pensando di non averne avuta abbastanza”» (Romagnoli).
Titoli di coda «“Comunque, quel tizio un giorno l’ho conosciuto”. Avete fatto a botte? “Ci siamo incontrati per caso, lui non mi aveva visto, gli sono arrivato alle spalle e ho detto: ‘So che non sei un mio fan, ma volevo salutarti’. Lui è sbiancato, poi abbiamo chiacchierato per un quarto d’ora e alla fine mi ha detto: ‘Non avevo idea che fossi una persona così gentile, ma continuo a pensare che non dovrebbe esserti permesso scrivere’”» (Cotugno).