25 giugno 2021
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Biografia di Paolo Maldini
Paolo Maldini, nato a Milano il 26 giugno 1968 (53 anni). Ex calciatore. Difensore Tutta la carriera nel Milan, squadra con la quale ha esordito in Serie A a 16 anni e 208 giorni e con la quale ha vinto sette scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999, 2004), tre coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994), due Champions League (2003, 2007), due coppe Intercontinentali (1989, 1990), un Mondiale per club (2007) ecc. Ultima partita da professionista il 31 maggio 2009 (Fiorentina-Milan 0-2), dopo 647 presenze, allora record assoluto per la massima serie, poi superato da Gianluigi Buffon. Con la Nazionale è stato vicecampione del mondo nel ’94, terzo nel ’90 (ha partecipato ai Mondiali anche nel ’98 e nel 2002), vicecampione d’Europa nel 2000. Terzo in assoluto per presenze in azzurro (126, con 7 reti) dopo Buffon e Fabio Cannavaro. Terzo nella classifica del Pallone d’oro ’94 e 2003, sesto nel 2005, settimo nel ’95 e nel ’93, decimo nel 2000, 14° nel ’92, 22° nel ’96, 23° nell’89, 28° nel 2004, nomination anche nel ’99 e nel 2002. Dal giugno 2019 è direttore tecnico del Milan. «Se avessi dovuto immaginare la mia vita, l’avrei voluta esattamente così».
Vita Quarto figlio del calciatore e poi allenatore Cesare (1932-2016) e di Marisa. Arrivò dopo tre sorelle. «Ero il maschio, quando succedeva qualcosa in casa era sempre colpa di Paolo. Le ho prese sino ai quattordici anni, due anni dopo esordivo in Serie A. Mia madre dice che sono diventato veloce per sfuggirle» • Come aveva accolto Cesare la prospettiva di un figlio calciatore? «Come un padre all’antica. Giochi solo se vai bene a scuola, altrimenti smetti. Io ero il primo dei maschi e quindi il primo a provarci. Erano nate Monica, Donatella che ha giocato a basket in A2, Valentina. Dopo di me Alessandro, che ha giocato a basket nelle giovanili della Tracer, e Piercesare, passato per le giovanili del Milan e poi calciatore a Pavia, a Viareggio. Dalla squadra dell’oratorio di piazza San Pio X sono passato a quella del Milan. All’oratorio il campo era di cemento e io da piccolo avevo la fissa di giocare in porta. Mi tuffavo e mi conciavo di brutto. Per me era un gioco, non pensavo alla fama di mio padre. A casa, nel piano sotto al nostro un mio compagno di scuola aveva un grande terrazzo: giocavamo uno contro uno, anche due contro due. Ho scoperto casualmente che mio padre, quand’era a casa, e non succedeva spesso, ci guardava dal nostro balcone. Riandando a quegli anni, ho scoperto un’altra cosa: che mi allenavo da solo, contro un muro, a un tocco, a due tocchi. E tornando da scuola scendevo due fermate prima e correndo facevo la gara contro il tram. Ecco, credo che la mia competitività sia nata allora» (a Gianni Mura) • «Partirei dal settembre 1978, dal mio primo giorno di Milan. Avevo 10 anni e la mia unica esperienza era il campetto dell’oratorio. Arrivo al campo di Linate accompagnato da mio padre e mi chiedono da quale squadra vengo. Nessuna, rispondo. Allora in che ruolo giochi? Nessuno, ripeto. La mia carriera è cominciata proprio così» (a Enrico Currò) • Prima partita in Serie A il 20 gennaio 1985 a Udine: «Ha sedici anni e Liedholm decide di farlo esordire. Si allena a Milanello con le scarpe prestate da un compagno, perché quelle giuste per quel gelo le aveva lasciate a casa, erano di due numeri più piccole e il giorno dopo, quando si mise a sedere in panchina, sentì che qualcosa non andava benissimo. Ma ha una soglia del dolore molto alta, e quella piccola sofferenza era nulla. “Appena entrai in campo mi passò tutto”» (Alessandra Bocci) • «Avrei voluto finire la scuola, ma avendo esordito in Serie A a 16 anni era veramente un casino! C’era allenamento tre volte al mattino e tre volte al pomeriggio ogni settimana, e a volte si tornava dalle trasferte di domenica a notte fonda, era durissima andare al liceo scientifico Volta, il lunedì mattina. Ho provato anche qualche mese di scuola privata, allo Studium, poi ho mollato» • «Quando Nils Liedholm lo fa esordire in A, è ancora un difensore tuttofare, diviso tra l’impiego come stopper e quello di marcatore-incursore di fascia. D’altronde, non ha punti deboli, se non forse ancora il tiro a rete. Perfetto nel calciare, eccelle nel tackle in scivolata, che porta con naturale tempismo, e negli interventi in acrobazia. Prodigioso il recupero, grazie allo scatto, ma soprattutto alla velocità in progressione. Nella stagione successiva è già titolare, e a diciannove anni, il 31 marzo 88, esordisce in Nazionale con Vicini ct, a Spalato contro la Jugoslavia (1-1). Si stabilizza come terzino sinistro, eccellendo a livello mondiale. Difficile trovare un altro difensore ugualmente completo. Atleticamente perfetto (1,86 per 83 chili), scattante e snodato nei movimenti, si esprime al meglio sia nelle chiusure difensive sia nelle fughe sulla fascia, concluse con appropriati cross. La sua resistenza fisica è proverbiale, la vicinanza di un fuoriclasse come Franco Baresi una formidabile scuola per migliorarsi continuamente» (Carlo F. Chiesa) • «Deve molto alla mente di Arrigo Sacchi. È stato in quel Milan che Paolo è diventato il più forte di tutti: da destra, Sacchi lo spostò a sinistra. E lì esplose: mai un errore, mai una sbavatura. Poteva incontrare qualunque attaccante: non era un problema suo. Lui prendeva e partiva. Punto. Emilio Butragueño allora era uno degli attaccanti più forti d’Europa. È sua la battuta più felice che descrive Maldini. È uno dei 62 protagonisti del documentario Paolo Maldini - il film. Butragueño è fermo, deve parlare dell’ex avversario. Allora gli dicono che Paolo ha esordito il 20 gennaio del 1985, lui sgrana gli occhi ed emette un sibilo. Ammirazione. Non apre neppure la bocca, perché non c’è bisogno di parole. È questo che ha reso Maldini un Generale di corpo d’Armata: il rispetto indiscusso dei colleghi, che fossero compagni o avversari. Ogni anno, nel periodo del Pallone d’oro, i calciatori dicono che il premio dovrebbe andare a lui. Diego Armando Maradona dice sempre che il difensore più bravo degli ultimi trent’anni è stato Paolo. Il complimento è ricambiato: “Diego è stata la persona più leale in campo. Prendeva un sacco di botte e non fiatava mai”» (Il Foglio) • «Maldini è un uomo chiave nella conquista delle due Coppe dei Campioni di Sacchi; le assenze di Baresi e Costacurta lo spostano al centro nella finale “impossibile” del ’94 col Barcellona, e lui domina la scena. Alla fine le Champions vinte sono cinque e altre tre le perde in finale, soltanto Gento ha fatto di meglio (6-2). Ma soprattutto Maldini è un’icona riconosciuta nel mondo di talento, pulizia e sportività, il sogno proibito (e confessato) di Ferguson» (Paolo Condò) • All’ultima partita a San Siro, il 24 maggio 2009 (Milan-Roma 2-3), durante il giro di campo finale è stato contestato da una parte della Curva Sud, che ha intonato cori a favore di Franco Baresi ed esposto alcuni striscioni polemici verso Maldini, in relazione ad alcune considerazioni del capitano milanista sul tifo organizzato. «Amareggiato? “È stata una domenica surreale. Così bella all’inizio, con lo stadio pieno. Davvero stupendo. Poi però c’è stata quella bravata di 100-200 persone che non va sopravvalutata ma che non deve neppure passare sotto silenzio. Io ho sbagliato, ho offeso i contestatori con un gesto istintivo e tante parolacce. Me ne assumo la responsabilità. Però l’ho fatto per reagire contro una cosa organizzata, preparata e pensata senza che io potessi rispondere. Purtroppo, questo è il calcio in Italia”. Lei non ha un grande feeling con gli ultrà. “È vero. Non ho mai cercato un rapporto con loro ma non l’ho fatto per snobismo. che ho sempre puntato sulle mie forze, cercando di meritarmi tutto sul campo: il rispetto dei miei tifosi e quello del mondo del calcio. Per il cognome che porto mi sono sempre dovuto fare un mazzo così. Nessuno mi ha mai regalato niente”» (ad Alberto Costa) • Dopo il ritiro dal calcio giocato a lungo si è parlato di un suo ingresso nel Milan come dirigente, ingresso che non s’è mai concretizzato finché Silvio Berlusconi è rimasto presidente. Con la nuova proprietà cinese, nel 2016, gli è stato offerto un ruolo nell’area tecnica, accanto a Massimiliano Mirabelli e sotto la supervisione dell’ad Marco Fassone, ma lui rifiutò, motivando così la decisione: «Ci sono due ostacoli evidenti: la mancanza di una responsabilità diretta nell’area tecnica e la scarsa chiarezza sul ruolo [… ] A mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo («con il mio parigrado» Mirabelli, che non cita) mi è stato detto dal signor Fassone che avrebbe deciso lui. Detto questo, non credo ci fossero le premesse per un team vincente» (ad Alessandra Gozzini) • Nel 2003 insieme a Christian Vieri ha fondato la marca d’abbigliamento Sweet Years • Nel maggio 2015 insieme all’imprenditore Riccardo Silva ha fondato il Miami Fc, primo club di calcio professionista di Miami, che nel 2016 ha debuttato nella North American Soccer League • Nel giugno 2017, a 49 anni, ha debuttato nel circuito Atp di Tennis, partecipando al torneo Challenger dell’Harbour di Milano. In coppia con il maestro ed ex professionista Stefano Landonio, ha perso 6-1 6-1 in 42’ contro il polacco Tomasz Bednarek e l’olandese David Pel • Nel marzo 2020 ha avuto il coronavirus, insieme al figlio Daniel. «È stata come un’influenza un po’ più brutta. Ma non è una normale influenza. Guardi, io conosco il mio corpo. Un atleta conosce sé stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto… È un virus nuovo. Il fisico combatte contro un nemico che non conosce» (ad Aldo Cazzullo).
Amori Sposato dal dicembre 1994 con la venezuelana Adriana Fossa, ex modella che vide la sua prima partita il 22 novembre 1987 (Milan-Avellino 3-0): «Lo avevo appena conosciuto: mi ha invitato a San Siro lasciandomi due biglietti arancio. Io ero in Italia da due settimane, non conoscevo Milano, non avevo idea di cosa fosse il calcio qui. Vado allo stadio con un’amica, ci arriviamo in taxi e all’uscita pensiamo di fare altrettanto. Ovviamente non è stato possibile: tram, tram sbagliato, altro tram... insomma per una partita cominciata alle 14.30 siamo tornate a casa di sera. Comunque quella domenica Paolo segnò, cosa che non capita spesso. E la mia amica vedendo lo striscione “Fossa dei leoni” mi diceva: “Guarda che carino, ha scritto il tuo nome”. Questo per dire, quanto capivamo» • L’esclusiva delle foto delle nozze «venne lautamente pagata da un noto rotocalco e fu difesa al prezzo di una megarissa tra bodyguard e giornalisti concorrenti» (Alberto Piccinini) • Due figli, Christian (14 giugno 1996, gioca nelle giovanili del Milan) e Daniel (12 ottobre 2001), entrambi calciatori e cresciuti nelle giovanili del Milan. Christian, anche lui difensore, gioca per la Pro Sesto; Daniel, centrocampista offensivo, ha esordito in Serie A con la maglia rossonera il 2 febbraio 2020, seguendo le orme del padre e del nonno. Il 6 gennaio 2021 la sesta partita di Daniel ha coinciso con la millesima gara disputata in Serie A con il Milan dai membri della famiglia Maldini, aggiungendosi alle 347 di Cesare ed alle 647 di Paolo • «Io credo nella felicità, so che esiste e che si può perpetuare. Sono stato molte volte felice, una in particolare, quando sullo schermo dell’ecografo ho visto il mio primo bambino nella pancia di Adriana, mia moglie. Ti giuro che aveva la mia stessa testa, mi assomigliava in modo pazzesco. Era la mia fotografia di quando avevo sei mesi. Se devo definire l’amore, ritorno con il ricordo a quel pomeriggio in uno studio medico, a quell’immagine, a quell’emozione» (a Dario Cresto-Dina).
Processi Imputato per corruzione di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, nel 2013 è stato assolto, per non aver commesso il fatto. «“Tre anni e mezzo non facili”. Così, col solito fair play che lo ha contraddistinto dentro e fuori dal campo, Maldini ha descritto il lungo periodo che lo ho visto prima indagato e poi imputato per un’accusa pesante» (Rep).
Religione «Sono un credente, i miei figli frequentano una scuola cattolica, ma vado poco, pochissimo, in chiesa. Mi sforzo di tenere Dio dentro. Prego, e non di rado. Per carità, non recito il padre nostro, l’ave maria, parlo con il Signore con le parole che conosco. Ho persone da proteggere, ma prego anche per la pace. Prego per chi soffre lontano da me, lontano da qui, lontano da noi».
Politica Berlusconiano.
Frasi «Mi piaceva tanto la Nazionale del 1978 ed erano tutti juventini. Per due anni ho tifato per la Juve» • «Da chi ho imparato di più? Liedholm: i suoi insegnamenti sono stati preziosi. Anche Vicini, Sacchi e Capello mi hanno dato molto. Poi, con l’esperienza e l’età, anch’io ho cominciato a dare qualcosa» • «Sono al contempo uno dei giocatori più vincenti e perdenti della storia. Ho avuto la fortuna di vincere tanti trofei, ma altrettanti ne ho lasciati per strada» • «Mi chiedono spesso se non mi arrabbio per non avere mai vinto il Pallone d’oro. Io rispondo che massimo mi può dispiacere di non avere mai vinto il Mondiale» • «Mi piacerebbe vedere mille partite dei miei figli: vanno bene anche 500 a testa...».