Anteprima, 19 maggio 2021
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Biografia di Franco Battiato
Franco Battiato (1945-2021). Cantante. Autore. Regista. «Il successo non mi convince». Inizi commerciali (con Bella ragazza partecipò a Un disco per l’estate 1969), passò poi alla sperimentazione (Fetus, 1971; Sulle corde di Aries, 1973). Nel 1979 l’album L’era del cinghiale bianco gli valse una larga popolarità, ampliata dai successivi Patriots (1980, con Prospettiva Nevski), La voce del padrone (1981, un milione di copie vendute, con Bandiera bianca, Centro di gravità permanente, Cuccurucucu), L’Arca di Noè (1982), Orizzonti perduti (1983), Mondi lontanissimi 1985) ecc. Nel novembre 2015 l’«antologia definitiva» Le nostre anime (uscita in due versioni: una minore da tre cd e una maggiore da sei cd, quattro dvd, due libri e due poster), ideata per celebrare i primi 50 anni di carriera musicale. Ultimo album nel 2019, Torneremo ancora. «Ho scritto canzonette dai buoni testi e cose più serie. A volte scrivi per divertirti, altre ti interroghi sulla spiritualità. La verità è che certe canzoni, penso a Sentimiento nuevo che cantavo con Alice, erano un po’ delle cazzate. Cazzate divertenti e tendenti all’alto, ma pur sempre cazzate» (a Malcom Pagani) • Famiglia di pescatori. Dopo la morte del padre Turi – camionista e scaricatore di porto a New York – finì a Milano. Aveva 19 anni: «Allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il Club 64, dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, Felice Andreasi, Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: vienimi a trovare. Andai il giorno dopo. Diventammo amici anche con Ombretta Colli, fui io a convincerla a cantare». A quei tempi risale la prima, infausta canzone, L’amore è partito (1965), pubblicata con il nome di Francesco Battiato. «All’epoca facevo il chitarrista di Ombretta Colli in tour. Ma quella canzone non era mia, era una cover: mi disgustò» (a Leonardo Iannacci) • «Mi ricordo di un meraviglioso pianoforte che mi regalarono le suore all’età di 16 anni. Una mia amica mi disse che, dovendo liberare un convento, lo vendevano a basso prezzo. Mi presentai e la madre superiora me lo sbolognò senza pretendere una lira. Pensava fosse rotto e invece era solo scordato. Mi sentii felice» (a Pagani) • «È sempre stato inclassificabile, nei ’70 entrava in scena, accendeva uno stereo con musica assurda e se ne andava. Il pubblico lo rincorreva inferocito» (Riccardo Bertoncelli) • «Dopo l’uscita di L’era del cinghiale bianco, a 35 anni, realizzai che qualcosa era definitivamente cambiato. A un concerto a San Giovanni Valdarno vennero in 20 mila. Sentii uno strano boato. Con il successo vennero i fan: una notte in albergo mi svegliai e trovai che avevano fatto entrare gente nella mia stanza per vedermi dormire. Volevo smettere» • «Lo so cosa dicono: “Battiato è stato Battiato solo fino al 1975”. Ho chiesto molto in questi anni a quelli che mi seguono. Per me l’unica cosa che conta nella vita è la parte esistenziale, quella che ti mette alla prova. Non mi interessano le conferme, essere rassicurante per chi ti viene a vedere, dargli quello che vuole» • «Nel 1980, alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto: “I tuoi testi non mi piacciono”. E io risposi: “E a me che cazzo me ne frega?”. Eravamo sullo stesso piano, a quel punto. Ma non mi ritengo intoccabile, anzi. Se mi avesse criticato in un’altra maniera avrei anche apprezzato. È sempre il modo. Si può essere critici senza essere brutali» (a Pagani) • Nel 1989 suonò in Vaticano per Giovanni Paolo II: «Mi chiamò un dirigente della Emi, Di Lernia: “A Battia’, te vole er Papa”. Era Giovanni Paolo II, andai volentieri» • Del 17 settembre 2017 il suo ultimo concerto, al Teatro romano di Catania: le ultime quattro date del tour vengono annullate per motivi di salute • A ottobre 2019 il manager Francesco Cattini, in occasione della promozione dell’ultimo album, ne annuncia il ritiro dalle scene. In un’intervista a Giammarco Aimi il suo storico collaboratore rivela: «Franco non lo sento più da un anno, perché purtroppo non riesce a capire quello che gli si dice» • Ha esordito nella regia cinematografica con Perduto amor, poi Musikanten (omaggio a Beethoven) e Niente è come sembra (stesso titolo di una canzone de Il vuoto), sceneggiato dal filosofo Manlio Sgalambro. Per qualche anno ha lavorato a un progetto cinematografico sul musicista Georg Friedrich Händel, per il cui ruolo aveva scelto l’attore tedesco Johannes Brandrup. Film che poi non ha girato • Altra passione di Battiato, la pittura: «Nella pittura vedo tutti i miei difetti, e mi interessa migliorare. Ne sono ingordo e non vedo l’ora di mettermi a lavorare» • Alla vigilia delle politiche 2006 fece sapere che avrebbe votato per la Rosa nel Pugno e ha poi aderito alla manifestazione dell’Orgoglio laico del 12 maggio 2007 • Assessore al Turismo della regione Sicilia da novembre 2012 a marzo 2013. Ha dovuto lasciare (sostituito nel giro di un giorno da Michela Stancheris, segretaria particolare del governatore Rosario Crocetta) per la frase pronunciata a Bruxelles a marzo e ritagliata a margine di un lungo ragionamento sui percorsi culturali: «Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa, dovrebbero aprire un casino» • Siccome da venticinque anni non si avevano notizie di sue storie d’amore, molti hanno sospettato che fosse omosessuale: «Ne dicono di tutti i colori. Possono dire quello che vogliono. Il rapporto più lungo che ho avuto è stato con una donna sposata, quindi era molto comodo per me mantenere la segretezza. Omosessuale? Io sono al di là di questi schemi, di queste categorie. Ho superato certe definizioni». «Una volta con una ragazza pensai anche: “Questa è quella giusta”. E poi cosa accadde? Uscii presto, comprai tre yoghurt, li misi in cucina e poi andai a fare una doccia. Una volta lavato, gli yoghurt non c’erano più. Li aveva mangiati tutti lei? Tutti e tre. Ora dico, se ne avesse lasciato almeno uno, avremmo parlato di altro. Ma li aveva fatti fuori tutti. Un saggio di egoismo, non solo simbolico. Tra noi la storia non poteva funzionare e infatti si arenò» (a Pagani) • È morto nella sua casa, Villa Grazia, a Milo, ai piedi dell’Etna. Lunedì aveva ricevuto l’estrema unzione dall’amico Orazio Barbarino, arciprete di Lingualossa • L’annuncio della morte è arrivato dalla famiglia. I funerali si terranno oggi in forma privata nella cappella della villa. Il corpo sarà cremato.