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 2021  maggio 04 Martedì calendario

Biografia di Serse Cosmi

Serse Cosmi, nato il 5 maggio 1958 a Ponte San Giovanni (Perugia). Allenatore di calcio. Dal primo di marzo 2021 del Crotone, appena retrocesso in Serie B. Maggiori successi con il Perugia, che ha guidato per quattro stagioni dal 2000 al 2004, arrivando fino ai sedicesimi di finale di Coppa Uefa. Con l’Udinese, nella stagione 2005-2006, ha disputato la Champions League, unica volta per lui in carriera. Nell’ultimo decennio ha collezionato soprattutto brevi esperienze ed esoneri tra Serie A (Palermo, Lecce, Siena) e Serie B (Pescara, Ascoli, Venezia, Perugia), con l’eccezione del Trapani, allenato da marzo 2015 al novembre 2016 e che ha condotto prima a un’insperata salvezza in Serie B e poi ai playoff per la A. «Guardatemi e sperate. Se ce l’ho fatta io, ce la possono fare tutti».
Vita Il padre Antonio, soprannominato “Pajetta”, lo chiamò così in onore del fratello di Fausto Coppi • «Ho fatto tutte le categorie e tutte le competizioni europee, l’Intertoto, l’Uefa, i preliminari e la Champions. Ma una cosa mi manca. Mi manca mio padre, se n’è andato quando avevo 14 anni, ma mi manca ancora. Se avessi avuto l’occasione di parlare ancora con lui certe cose sarebbero andate in modo diverso» (a Giampiero Timossi) • «Dopo la morte di mio padre sono rimasto a vivere con quattro donne: due sorelle, mia madre e mia zia. Famiglia tradizionale: loro avevano bisogno di servire un uomo, lo facevano con piacere, un gusto direi antico» (ad Agostino Gramigna) • «Babbo era dirigente del Pontevecchio. A tre anni mi portò con sé. Mi è piaciuto subito lo spogliatoio, per me è un posto magico. Un mio idolo era un certo Moscatelli: gran giocatore, fumava quaranta sigarette al giorno. A 16 anni esordii con i grandi della Promozione; avevo il 10, ero magrolino, capelli lunghi e biondi, buon dribbling» (a Raffaella Griggi) • Diplomato Isef, istruttore di attività motorie per disabili, dopo aver giocato in formazioni dilettanti dell’Umbria divenne responsabile del settore giovanile dell’Ellera • «Alla bella età di 21 anni, mi siedo per la prima volta sulla panchina di una squadra di calcio. Sono il mister. C’è chi comincia dal Real Madrid o dal Milan, a me è toccato il Bar Bruna» (dall’autobiografia L’uomo del fiume, scritta con Enzo Bucchioni, Baldini&Castoldi 2002) • Cinque stagioni (1990/95) alla guida del Ponte San Giovanni, ottenne tre promozioni (dalla prima categoria al Serie D). Altre due promozioni con l’Arezzo (dalla D alla C1), nel 2000/2001 arrivò in Serie A, ingaggiato dal Perugia di Luciano Gaucci, che tenne in A per quattro stagioni (nel 2002 prendeva 300 mila euro), portandolo fino al terzo turno di Coppa Uefa, dopo aver vinto l’Intertoto senza subire nemmeno un gol. In campionato si piazzò undicesimo (2001), ottavo (2002), nono (2003) e quindicesimo (2004) • «Mi comunicarono due mesi prima dell’ufficializzazione che sarei diventato il tecnico del Perugia ma non avrei dovuto dire niente fino alla conferenza stampa. Credo che mantenere quel segreto perfino con mia moglie e i miei figli sia stata la cosa più difficile che ho fatto. Avrei voluto andare subito in piazza IV Novembre e gridarlo a tutti, ma aspettai» • Sui primi due mesi da allenatore del Perugia: «Andavo a Madonna Alta, nel quartiere residenziale di Perugia, dove Alessandro Gaucci mi aspettava a casa sua con il videoregistratore acceso e una pila di cassette da guardare [...] Si trattava di individuare giocatori di talento di qualsiasi nazionalità, in qualsiasi campionato, giovani o già avanti con gli anni non aveva alcuna importanza. L’importante era solo pagarli poco. Da quelle cassette sono usciti il coreano Jung Hwan Ahn, ma anche l’argentino Pablo Horacio Guinazù e Claudio Martin Paris. Abbiamo visto e preso anche il cinese Ming Yu Ma, i miracoli però non riescono neanche al Perugia» (L’uomo del fiume, cit.) • Nel 2004/2005 vinse col Genoa il campionato di Serie B (promozione poi annullata per gli illeciti del presidente Preziosi). Nel 2005/2006 condusse l’Udinese in Champions League, ma fu esonerato all’inizio del girone di ritorno • Da mister dell’Udinese, nel 2005 fece esordire in A contro l’Inter Piermario Morosini, il centrocampista bergamasco del Livorno morto in campo nel 2012 a 25 anni, a Pescara: «Mi aveva colpito per la sua maturità, aveva sopportato così tante cose» (ad Alessandra Retico) • Dopo quattro anni, nell’ottobre 2009 il ritorno in Serie A, sulla panchina del Livorno. Confidò che saputo del nuovo ingaggio la moglie s’era messa a piangere e che era arrivato a ricevere in un giorno «quaranta telefonate, mentre per un anno e mezzo non m’ha chiamato nessuno» (a Paolo Rossi) • «Io ero un “mazzoniano”, un allenatore duro e puro. Il tecnico fa il tecnico, il presidente il presidente. Niente compromessi. Poi, ho capito che non funziona così. I presidenti vogliono sapere, essere coinvolti. Io chiamo ogni giorno Spinelli e gli racconto le cose dell’allenamento» (a Luca Calamai) • A Trapani ha vissuto una stagione e mezza esaltante, con la promozione in Serie A sfiorata e la cittadinanza onoraria ricevuta dal sindaco Vito Damiano. Ma nell’ottobre 2016, con la squadra ultima in classifica, gli andò a fuoco l’automobile. Indagò la Digos, pensando a un gesto intimidatorio. Cosmi lasciò la città per qualche settimana e se ne tornò a Perugia, poi il 28 novembre fu esonerato • Negativo il ritorno a Perugia in Serie B, a 16 anni dalla prima esperienza: ingaggiato nel gennaio 2020, esonerato dopo sei mesi, dopo 16 partite (quattro vittorie, tre pareggi e nove sconfitte) e la squadra al sedicesimo posto • Il 1° marzo 2021 ha preso la guida del Crotone, con un contratto fino a fine stagione, tornando ad allenare in Serie A a distanza di otto anni dall’ultime esperienza, con il Siena. «Non nego che ho sofferto questo accantonamento momentaneo dalla Serie A e ringrazio la società per avermi dato questa possibilità». Siede in panchina con la squadra ultima in classifica e non riesce a impedire la retrocessione, arrivata matematicamente il 1° maggio con la sconfitta subita dall’Inter • «Mi sono detto di voler aspettare la fine del campionato per decidere il mio futuro, non voglio di certo fare un campionato per consentire l’eutanasia ad una squadra» • Nel 2007 ha fatto il doppiatore per il film d’animazione della Disney I Robinson. «Fui chiamato per fare la parte di un professore, diciamo un coach. Dovevo fare questo personaggio pelato, con il fischietto, con la pancia grossa. Sembrava che fossi la persona giusta. Poi invece andando a fare il doppiatore, che è un mestiere difficilissimo, mi capitava di cambiare voce, ma senza volerlo. I responsabili di quel doppiaggio rimasero piacevolmente colpiti» • Nel 2009, prima di tornare ad allenare, ha fatto il commentatore per la Rai.
Imitazione Pelato, pizzetto, in testa sempre il berretto da baseball. Deve parte della popolarità iniziale alle imitazioni di Maurizio Crozza a Mai dire gol • «Il cappellino (come le imitazioni di Crozza) lo ha aiutato a costruirsi un personaggio e a guadagnare popolarità, ma con il passare del tempo l’accessorio ha smesso di essere tale, è stato percepito da tutti come una parte essenziale di Cosmi che è diventato definitivamente e inevitabilmente “il tecnico del cappellino”. Serse ha cominciato ad accusarne il peso e a soffrire una fastidiosa sensazione: che la gente lo vedesse come una caricatura, che i suoi meriti professionali fossero fagocitati dall’esubero di immagine e che anche i suoi programmi di lavoro suonassero velleitari come tanti cimenti dannunziani. Già nel 2007, presentandosi al Brescia, provò a reagire: “Sono l’allenatore con il cappellino, ma anche quello che ha trasformato Grosso in terzino”. Cosmi ha regalato a Lippi anche il bomber della finale di Berlino, Materazzi. Le tre salvezze con quel Perugia Brancaleone, portato addirittura in Uefa, valgono altrettanti scudetti» (Luigi Garlando) • «Ero stato ucciso dal mio personaggio. Le imitazioni di Crozza, quel “ti spezzo le gambe”. Lo avevo previsto: ai primi risultati negativi avrei pagato tutto. Ma non capivo perché nel giudicarmi tutti guardavano il bicchiere mezzo vuoto. Non voglio dire che ci fosse un complotto, ma il dubbio l’ho avuto» (a Luca Calamai) • Sulle imitazioni tra allenatori: «Sono sempre più convinto che il “guardiolismo” alla lunga possa fare più danni del “sacchismo”. L’imitazione, anche nel calcio, è sempre nettamente inferiore all’originale» (a Massimiliano Castellani).
Modelli «Non avendo giocato da professionista non ho avuto maestri. Quando ho cominciato ad allenare tutti guardavano a Sacchi, così come oggi molti si ispirano a Guardiola. I grandi, però, fanno cose irripetibili, copiarli non avrebbe senso. Zeman, Mazzone, Guidolin possono avermi fatto capire quali strumenti usare, ma se proprio devo cercarmi un modello io penso a Carlo Ancelotti. Lui ha qualità di carattere tecnico e di carattere umano in perfetto equilibrio» (ad Adalberto Scemma).
Tifo Tifoso del Perugia, da ragazzo montava gli striscioni in curva • Era allo stadio durante Perugia-Juventus del 30 ottobre 1977, quando Renato Curi morì in campo per un arresto cardiaco • Anche romanista • «Mio padre aveva sempre in tasca la foto di Coppi, io ho tenuto la figurina di Totti nel portafoglio per tanti anni: deve essere una malattia di famiglia» • Per il Natale del 2001 ha ricevuto da Francesco Totti una maglietta della Roma con la dedica «Al tifoso romanista Serse» • In un Lazio-Perugia (3-1) del 23 novembre 2003, espulso dell’arbitro, al momento di imboccare l’ingresso per gli spogliatoi, tra i fischi dei tifosi biancoceleste, urlò «Forza Roma!»
Amori Sposato con Rosa. Hanno due figli: Giorgia (1989) ed Edoardo (1992) • «Nel 1987, quando decise di sposarsi, il principale problema di Serse Cosmi era “la casa che non avevamo e un affitto che non potevamo permetterci di pagare. Però da qualche parte spunta sempre fuori una zia Teresa: ce l’avevo anch’io. E la zia aveva un appartamento libero: cinquanta metri quadri da rimettere a nuovo. Detto e fatto. Sembrava facile, ma non fu. Quelle maledette mattonelle non venivano mai via dal muro, avevi voglia a martellare”» (L’uomo del fiume, cit.) • «Ebbene sì: ho peccato. E con me hanno peccato le mie squadre. Ai giocatori della Pontevecchio ho fatto vedere filmini pornografici, quelli dell’Arezzo li ho portati in discoteca dove tre belle figliole si sono spogliate solo per noi. E, se devo dire, ha funzionato. Il sesso funziona sempre» (ibidem).
Politica Simpatie per la sinistra. Nel 2001 ha fatto sapere di avere votato per l’Ulivo.
Vizi Superstizioso. «Tanto. Come diceva Totò? Non costa nulla, no? C’era un periodo che mettevo qualcosa di nuovo sempre. Mi cambiavo le mutande o i calzini anche durante la partita» (a Raffaella Riggi).