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 2021  maggio 05 Mercoledì calendario

Biografia di Tony Blair (Anthony Charles Lynton Blair)

Tony Blair (Anthony Charles Lynton Blair), nato a Edimburgo (Gran Bretagna) il 6 maggio 1953 (68 anni). Primo ministro britannico dal 1997 al 2007 • «Il premier britannico più criticato (e per certi versi odiato) degli ultimi anni» (Alessandro Carlini, Ansa, 14/12/2020) • «Re Tony» (Salman Rushdie, la Repubblica, 26/4/2005) • Eletto segretario del Partito laburista nel 1994. Primo leader laburista a vincere tre elezioni politiche consecutive (1997, 2001, 2005). Primo premier a essere nato durante il regno di Elisabetta II • Dal 2007 al 2015 è stato inviato speciale per il Medio Oriente del «quartetto» formato da Usa, Ue, Russia e Onu. Dal 2016, presidente esecutivo del Tony Blair Institute for Global Change • «È stato un grande leader. Nel bene e nel male. Nel bene quando ha trascinato i laburisti nel campo del riformismo, fuori dalle secche della demagogia. Nel male quando ha fatto da tappetino a Washington nella guerra in Iraq cedendo alla suggestione di un intervento che è stato anche causa delle distruzioni di oggi e quando si è innamorato di un modernismo incapace di frenare le scorribande finanziarie e bancarie all’origine della crisi economica. Ha prima unito e creato speranze all’indomani della stagione della Lady di ferro Margaret Thatcher, poi ha diviso, cadendo nel lucroso mondo delle consulenze a fior di milioni per governi e regimi di ogni specie. Resta pur sempre un personaggio, per storia e acume, le cui mosse vanno pesate con attenzione» (Fabio Cavalera, Corriere della Sera, 18/2/2017).
Titoli di testa «La storia di come un uomo sia potuto passare da amante della pace, hippy dai capelli lunghi e aspirante pop star a multimilionario guerrafondaio in appena un paio di decenni» (dalla presentazione del musical Il roboante Tony, scritto da Harry Hill e Steve Brown, con la regia di Peter Rowe).
Vita Secondo figlio di Leo e Hazel Blair. Un fratello più grande, William, e una sorella più piccola, Sarah. Il padre Leo, figlio illegittimo di una coppia di artisti dello spettacolo, è stato adottato dalla famiglia di James Blair, operaio in un cantiere navale di Glasgow, è riuscito a laurearsi in legge all’università di Edimburgo, ed è diventato professore di diritto • Dal 1954 al 1958, per via del lavoro del padre, i Blair sono ad Adelaide, in Australia, poi rientrano in Gran Bretagna e si stabiliscono a Durham, in Inghilterra • Tony studia al Fettes College, poi al St John’s College di Oxford, e diventa avvocato anche lui. Per un periodo, canta e suona la chitarra in una rock band, gli Uglu Rumours. Porta i capelli lunghi. Il suo idolo è Mick Jagger • Primo credo politico, da ragazzo: il trozkismo. Poi si avvicina ai laburisti. Non ha mai dimenticato che le politiche del partito hanno permesso al padre, nato povero, di studiare • «Quando Blair entrò alla Camera dei Comuni come il più giovane parlamentare laburista, nel 1983, il partito aveva appena perso rovinosamente con una piattaforma elettorale descritta come “il più lungo biglietto di suicidio” della Storia» (Corriere della Sera, 17/8/2004) • Alla fine dell’era Thatcher, comincia a dare la scalata al partito. «A metà degli anni Novanta, Blair era percepito come un leader spontaneo, dinamico, propositivo. Un quarantenne di cui aver fiducia. Qualità innate ma che Blair ha avuto l’intelligenza di affinare fino alla perfezione affidandosi ai consigli e spesso alla guida di due straordinari specialisti della comunicazione. Uno navigato, Peter Mandelson, la cui spregiudicatezza nel gestire l’immagine del leader e i rapporti con i giornali gli valse, anni dopo, l’appellativo di “principe delle tenebre”. L’altro, invece, era Alastair Campbell, un giornalista del quotidiano popolare Daily Mirror, incaricato tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta di seguire i leader laburisti, in particolare Neil Kinnock e Tony Blair. E fu proprio Blair ad ingaggiarlo nel 1994 – tre anni prima delle elezioni – come portavoce ufficiale. Furono loro due, assieme a Philip Gould – la mente politica – a recarsi negli Stati Uniti per un corso di aggiornamento con gli strateghi della comunicazione di Clinton. Quando tornarono in Gran Bretagna coniarono lo slogan “New Labour”, convinsero Blair che un’accurata comunicazione pubblica era decisiva nel successo di un uomo politico» (Marcello Foa, Gli stregoni della notizia. Atto secondo. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi, Guerini e Associati, 2018) • Blair si propone come il campione del cambiamento. Vuole modernizzare il partito. «Addio lotta di classe, addio difesa acritica di quel tanto di Stato sociale lasciato in piedi da Margaret Thatcher. Equità e impresa “devono andare mano nella mano”, dove c’è un diritto deve esserci un’assunzione di responsabilità. A molti, in Inghilterra e fuori […] riesce difficile comprendere dove, come e perché il riformismo blairista si differenzi dal liberismo. Ma è molto più nutrita la schiera degli ammiratori, i libri dell’ideologo di Blair, Anthony Giddens, teorico della “terza via”, diventano grandi successi editoriali» (Paolo Franchi, Corriere della Sera, 21/7/2003) • Nonostante l’opposizione dell’ala sinistra dei suoi compagni, fa abolire la clausola IV dello statuto, che impegna il partito alla nazionalizzazione delle industrie. Taglia i rapporti con il sindacato. Promette di essere fedele al libero mercato e all’Unione europea • I suoi eroi sono i grandi liberali: Gladstone, Lloyd George e Beveridge. La sua filosofia politica viene dal Communitarianism del teologo scozzese John Macmurray. I suoi slogan: «Il lavoro ti fa bene», «Più impari, più guadagni», «O ci modernizziamo o moriamo», «Gli elettori moderni non sono né indulgenti né pazienti. Non abbiamo un diritto divino a governare. Se non riusciremo a cambiare, saremo spazzati via. Giustamente», «Il tempo delle parole è finito. È ora di fare» • Lo chiamano «Bambi con i denti d’acciaio». Denis Healey, vecchio laburista navigato, lo definisce «la Principessa Diana della politica». James Callaghan, l’ultimo primo ministro laburista prima dei 18 anni di egemonia parlamentare e ideologica dei conservatori, dice: «Non so che cosa sia quel giovanotto, ma di certo non è un laburista» • «Delle radici antiche Blair mantiene la linfa del “bene-male”, non esitando a schierarsi nella lotta alla criminalità: perché se nelle metropoli i ricchi hanno sempre il modo di proteggersi, sono i poveri, i lavoratori, a trovarsi esposti alla violenza urbana. Contro un cliché di sinistra simpatizzante – alla Fabrizio De André – con i piccoli malfattori, Blair intuisce che interi quartieri e generazioni, donne e anziani, hanno paura e tocca alla sinistra ripresentare la sicurezza come diritto civile. Il “New Labour” di Tony Blair e del suo compagno-rivale e cervello economico Gordon Brown realizza prima di tutte le altre sinistre europee e con una profondità pareggiata solo da Bill Clinton, che il crollo del Muro di Berlino e la fine delle ideologie non seppelliscono solo il comunismo, ma incrinano anche il liberalismo classico e la socialdemocrazia» (Gianni Riotta, Corriere della Sera, 26/8/2005) • Durante la campagna elettorale, approfitta delle divisioni dei conservatori per tirare a sé i delusi dell’era Thatcher. Il giorno delle elezioni ottiene 13 milioni e mezzo di voti, il 43 per cento del totale. «Terminati i conteggi, il Partito conservatore si ritrovò con meno di metà dei seggi che aveva fino al giorno prima» (Il Post, 27/6/2017)
Governo «Vinte le elezioni, decisivo fu il ruolo del brillante, spregiudicato Alastair Campbell, capace nella prima campagna elettorale di ridicolizzare John Major, diffondendo la leggenda secondo cui l’ex premier aveva l’abitudine di infilare la camicia dentro le mutande. E che suggerì a Blair il commovente, geniale commiato a Diana, poche ore dopo l’incidente mortale a Parigi, culminato nella definizione “Era la principessa della gente”, che fece salire a livelli altissimi la popolarità del premier, autentico referente istituzionale in un momento di grave imbarazzo della Casa Reale» (Foa) • «Blair ha “rubato” ai conservatori la moralità (legge e ordine), il risparmio (economia) e l’autonomia (difesa) per dirigere un Paese dove il crimine è in calo, l’economia è la più in crescita nel G8, e che intraprende a ripetizione e con successo interventi militari “morali”» (Corriere della Sera, 17/8/2004) • Sono i giorni inebrianti della cool Britannia. «Attorno al numero 10 di Downing Street aleggiava un fascino da tabloid, un’aura da terzo millennio. L’aura da pop star funzionava anche all’estero: quando Blair andò in visita a Mosca nel 1997 e fece un tragitto in metropolitana le ragazzine russe strillavano come le fan dei Beatles negli anni ”60. L’Economist in un reportage sul primo congresso post elettorale del partito citava la frase di un anonimo osservatore: “Potrebbe proclamare la strage degli innocenti e otterrebbe una standing ovation”» (Salman Rushdie, la Repubblica, 26/4/2005) • «La strategia funziona brillantemente per i primi anni. Blair ha le idee chiare, è un politico brillante. E il suo Ufficio comunicazione magistrale nell’evidenziarne i meriti. Anche quando non ne ha. Per esempio, tre mesi e mezzo dopo le elezioni del 1997, Peter Mandelson diede una particolare conferenza stampa per illustrare i cento risultati ottenuti dal governo nei primi cento giorni al potere. L’annuncio fece sensazione, ma pochi reporter si accorsero che i progetti di legge erano in realtà ben pochi, meno di dieci. Gli altri novanta risultarono essere semplici slogan» (Foa) • In politica interna: nell’aprile 1998, conclude gli accordi del venerdì santo con il Sinn Féin, partito indipendentista nord-irlandese considerato il braccio politico dell’IRA; privatizza la sanità e i trasporti, riforma la Camera dei Lord, abolendo i pari ereditari; istituisce la Corte Suprema del Regno Unito; concede la devolution alla Scozia e al Galles. Apre al multiculturalismo e all’immigrazione. In economia: con l’aiuto di Gordon Brown, cerca di continuare a cavalcare la crescita innescata dalla Thatcher, aumenta la spesa pubblica anche a costo di indebitare lo Stato, concede alla Banca d’Inghilterra il potere di decidere autonomamente il tasso d’interesse. In politica estera: interviene in Kosovo (1999) e in Sierra Leone (2000), dopo l’11 settembre, si allinea sulle posizioni di Bush, e si unisce a lui nell’attacco all’Afghanistan • «Blair […] era convinto che la Gran Bretagna sarebbe stata tanto più ammirata e rispettata dai suoi partner al di là della Manica, quanto più avesse dimostrato di essere il solo alleato in cui gli Stati Uniti potevano riporre la loro fiducia. Il messaggio del 28 luglio 2002, con cui il Primo ministro laburista scrisse a Bush “Sarò con te, qualsiasi cosa accada”, era il prezzo da pagare per garantire al Regno Unito uno statuto particolare, diverso da quello di qualsiasi altro Stato occidentale» (Sergio Romano, Corriere della Sera, 9/7/2016) • «Ma l’opinione pubblica inglese, che tradizionalmente, memore dell’antica grandezza dell’impero britannico, saluta con favore le missioni internazionali all’estero, questa volta è perplessa. Non è marcatamente ostile, come la maggior parte degli europei, ma nemmeno acriticamente favorevole, come l’opinione pubblica americana; oscilla. Tony Blair sollecita Campbell affinché faccia il possibile per convincere gli elettori, affidandogli prerogative inimmaginabili: a Campbell, che in teoria è solo il responsabile della Comunicazione, viene consentito di partecipare a riunioni di gabinetto ristrette e persino a quelle, riservatissime, con i servizi segreti. Da buon spin doctor, Campbell fabbrica informazioni “su misura”: accentua, esagera, talvolta inventa. Ma la propaganda non convince i media, ormai prevenuti, che individuano le incongruenze e rintuzzano le critiche. Ne nasce una guerra informativa. Blair è sempre più determinato a dimostrare di avere ragione, la maggior parte dei giornali e la BBC sempre più decisi a chiedere prove concrete. Lo scontro è durissimo» (Foa) • «Nel luglio 2003, A. Gilligan, esperto militare della BBC, affermava che il dossier governativo riguardante i presunti arsenali iracheni aveva subito manipolazioni aventi lo scopo di esagerarne la pericolosità e, quindi, di legittimare la decisione del governo di attaccare militarmente il Paese mediorientale al fianco degli Stati Uniti. Il 19 luglio D. Kelly, scienziato del Ministero della Difesa e fonte delle informazioni divulgate dall’emittente inglese, veniva ritrovato morto (forse suicida) nei pressi di Oxford. Respinte le accuse, B. disponeva un’inchiesta sul “caso Kelly”. Una volta concluse, nel gennaio 2004, le indagini accertarono la buona fede di B., ma la vicenda aveva ormai alimentato un clima di sospetto nei confronti dell’uso dell’intelligence nel periodo antecedente l’aggressione all’Irāq» (Treccani) • «In Gran Bretagna a metà del 2004 si assiste a un fenomeno senza precedenti: il rigetto della comunicazione pubblica, che viene associata alla menzogna. Quel che prima era seduzione ora è percepito come inganno» (Foa) • I giornali inglesi si divertono a pubblicare le sue foto prima e dopo l’arrivo a Downing Street, per dimostrare come stia invecchiando a vista d’occhio • «Oggi, più che la principessa Diana, Blair è il principe Carlo, scontroso, rigido, distante» (Rushdie) • «Nell’agosto 2004 Blair fu oggetto di una richiesta di impeachment avanzata da un esponente del partito gallese Plaid Cymru, A. Price, poi sottoscritta da 24 deputati della Camera dei comuni, per aver ingannato il Parlamento sulle vere ragioni dell’intervento in ̔Irāq» (Treccani) • «La sfiducia dilaga. Blair nel 2004 conosce un vero e proprio crollo di popolarità, che lo induce a considerare le dimissioni, un abisso dal quale si risolleverà grazie soprattutto all’incapacità dell’opposizione conservatrice di trovare un candidato alternativo credibile. Ma il danno resta: una parte dell’elettorato non lo voterà più. Era un primo ministro molto amato, idolatrato per la sua capacità di interpretare i bisogni della gente, durò altri tre anni solo per l’inconsistenza dell’alternativa conservatrice. Il settimanale Economist individuerà nello spin l’elemento decisivo nell’ascesa e nel declino di Blair» (Foa) • «Il 10 maggio del 2007 Blair annunciò che il mese successivo si sarebbe dimesso. Nel suo discorso finale, tenuto nella sede del partito di Trimdon, Blair parlò per 17 minuti. Chiese scusa per le sue mancanze da leader e per le speranze e le promesse suscitate e non mantenute. Disse che il popolo britannico era speciale e che il Regno Unito è il più grande paese del mondo. Alla fine del discorso disse: “Con la mano sul cuore, vi dico che ho sempre fatto quello che pensavo fosse giusto. Posso aver sbagliato, sarete voi a giudicarmi. Ma ho sempre fatto quello che ho ritenuto fosse il meglio per il nostro paese”». (Il Post, 27/6/2017) • Il suo posto alla guida del partito e del governo viene preso da Gordon Brown, cancelliere dello Schacchiere.
Amori Sposato con Cherie Booth, avvocato, cattolica, repubblicana. Quattro figli: Euan, Nicholas, Kathryn e Leo. Nella sua autobiografia ha scritto di averla desiderata «come un animale».
Religione Il 22 dicembre 2007 fu reso pubblico che anche lui, come la moglie, si era convertito al cattolicesimo. «Non è che vado in un angolo e chiedo a Dio: devo alzare il minimo salariale? La fede non ti aiuta a decidere cosa è giusto, ma ti dà la forza per decidere».
Curiosità Alto 1 metro e 83 • Tifoso del Newcastle • È apparso in un episodio dei Simpson e come giudice al Masterchef inglese • Non sa cucinare • Dice di aver mai lavato i piatti dal 1997 • Grande amico di Rupert Murdoch, fu padrino di battesimo alle sue due figlie più piccole • A differenza di quel che si vede in The Queen (Stephen Frears, 2006), in cui era interpretato da Michael Sheen, si è sempre rifiutato di fare il baciamano alla regina Elisabetta • Non si sa con esattezza a quanto ammonti il suo patrimonio. Secondo alcune stime: 100 milioni di sterline. Lui dice: non più di 20 milioni • È consulente di JP Morgan e Zurich Financial Services • Famoso per incassare moltissimo come conferenziere. Solo per tenere un discorso alla conferenza mondiale sulla Fame nel Mondo a Stoccolma nel 2015 chiese 330 mila sterline (non lo invitarono) • Per il suo libro di memorie ricevette un anticipo di 4,6 milioni di sterline, lui diede tutto in beneficienza • Al referendum sulla Brexit ha votato per il remain • La Bbc ha già pronto il suo coccodrillo • Anche se ha lasciato perdere molto presto le velleità artistiche, rimane sempre un grande appassionato di musica.
Titoli di coda Dopo di lui, i laburisti non sono più riusciti a vincere neanche un’elezione.