12 maggio 2021
Tags : Romelu Lukaku
Biografia di Romelu Lukaku
Romelu Lukaku, nato ad Anversa (Belgio) il 13 maggio 1993 (28 anni). Calciatore. Attaccante. Dal 2019 all’Inter, con cui ha vinto il campionato italiano 2020-21. Dal 2009 al 2011 all’Anderlecht, con cui ha vinto un campionato belga; nella stagione 2011-2012 al Chelsea, con cui ha conquistato una Coppa d’Inghilterra; nel 2012-2013 al West Bromwich, dal 2013 al 2017 all’Everton, quindi un biennio con il Manchester United. Finora 91 presenze e 59 reti con la nazionale belga. «Life is too short for the stress and the drama».
Vita Genitori di origini congolesi, Adolphine e Roger. Si trasferirono in Belgio nel 1997 perché il padre, calciatore, attaccante, era stato ingaggiato dal club del Malines • «Mio padre era stato un calciatore professionista, ma era a fine carriera e i soldi se ne erano andati. La prima cosa a sparire fu la Tv via cavo. Poi capitava di tornare a casa e la luce non c’era più, niente elettricità per due o tre settimane per volta» (a The Players’ Tribune) • «Poche cose sono davvero impossibili nella vita, ma tra queste c’è il volere male a Lukaku. Specialmente se avete letto uno dei pezzi più straordinari mai firmati da un calciatore in prima persona, quello pubblicato sul sito The Players’ Tribune all’inizio del Mondiale 2018. L’incipit è folgorante: “Ricordo l’attimo esatto in cui capii che eravamo sul lastrico”. Prosegue con la descrizione della scoperta della povertà, avvenuta a sei anni nel momento in cui si accorge che sua madre sta allungando di nascosto il latte con l’acqua. La povertà è un concetto scandaloso, al limite del pornografico per i calciatori di oggi, educati all’ostentazione della ricchezza come l’unica normalità possibile: ma Lukaku ricorda la sua povertà di bambino in modo lucido, antiretorico e persino umoristico, come quando racconta che passarono due settimane prima che riuscisse ad ammirare il favoloso gol di Zidane in finale di Champions al Bayer Leverkusen, perché a casa mancava anche la corrente elettrica» (Giuseppe Pastore) • «Ho fatto una promessa a me stesso, sapevo esattamente cosa dovevo fare e cosa avrei fatto. Un giorno tornai a casa da scuola e trovai mia mamma in lacrime. Così alla fine le dissi: “Mamma, vedrai che cambierà. Giocherò a calcio nell’Anderlecht e succederà presto. Staremo bene. Non dovrai più preoccuparti’. Avevo sei anni”» (a The Players’ Tribune) • «A 16 anni Lukaku firma il suo primo contratto da professionista con l’Anderlecht, che lo inserisce nelle giovanili. L’impatto con il calcio che conta però non è facile. L’allenatore lo relega spesso in panchina e allora, durante un allenamento a settembre, il giovane attaccante decide di sfidarlo apertamente: se mi farai giocare, gli dice, farò 25 gol entro dicembre. Sfida accettata: “Fu la scommessa più sciocca che un uomo avesse mai fatto. Raggiunsi 25 gol a novembre. Che serva da lezione: mai scherzare con un ragazzo affamato!”. Poi la promozione in prima squadra, della quale diventa ben presto titolare inamovibile. Con ben 41 gol in 98 match tra il 2009 e il 2011 Lukaku attira le attenzioni dei club di mezza Europa. Il più lesto ad aggiudicarselo è il Chelsea» (Gabriele D’Angelo) • «Ai tempi dell’Anderlecht, quando le cose andavano bene, scrivevano che ero il centravanti belga, mentre quando andavano male, scrivevano che ero il centravanti belga di origini congolesi» (a The Players’ Tribune) • «La storia di Lukaku con il Chelsea era iniziata nel 2011 quando il club londinese lo aveva acquistato dall’Anderlecht per 22 milioni di euro. Otto presenze con i Blues nella prima stagione, poi due anni in prestito, prima al West Bromwich, poi all’Everton, con un bilancio complessivo di 32 gol in 66 giornate. Nell’estate del 2014 sembrava che Lukaku potesse finalmente far parte della rosa dei Blues, invece un po’ a sorpresa il Chelsea accettò l’offerta dell’Everton che lo riscattò per 35 milioni di euro. “Voleva garanzie del posto da titolare”, rivelò Mourinho, allora manager del Chelsea, con un pizzico di veleno» (Davide Longo) • Nel luglio del 2017 passa al Manchester United per 85 milioni di euro, dopo una lunga trattativa con il Chelsea saltata all’ultimo momento • Sulla decisione di lasciare l’Everton è circolata anche una storia legata ai riti voodoo della madre Adolphine. «Di Lukaku e dei riti voodoo se ne parlò in una riunione degli azionisti dell’Everton quando decise di non rinnovare. Il proprietario Farhad Moshiri raccontò ai soci di minoranza che l’attaccante se n’era andato per il messaggio voodoo arrivato a Romelu dalla madre (congolese) mentre era in pellegrinaggio in Africa. Le parole: “Gli abbiamo offerto un accordo migliore del Chelsea e il suo agente è venuto a Finch Farm per firmare il contratto. Era lì, tutto era a posto, c’erano alcuni giornalisti fuori, poi durante la riunione Rom ha chiamato sua madre. Ha detto che era in pellegrinaggio in Africa o da qualche parte e aveva un voodoo e ha ricevuto il messaggio che doveva andare al Chelsea”. Lukaku rispose alle insinuazioni con il comunicato di un portavoce: “Romelu è molto cattolico e il voodoo non fa parte della sua vita o delle sue convinzioni. Semplicemente non aveva fiducia nell’Everton e non aveva fiducia nel progetto di Moshiri. Ecco perché non ha voluto firmare”. In tanti chiesero le scuse di Moshiri, mai arrivate» (Stefano Boldrini) • La storia del voodoo sarà poi rievocata da Zlatan Ibrahimovic durante una furiosa lite nel derby Milan-Inter di Coppa Italia del 26 gennaio 2021 («Chiama tua mamma, vai a fare i tuoi riti voodoo di merda, piccolo asino», gli urlerà Ibrahimovic) • Nell’agosto 2019 il passaggio all’Inter per una cifra di circa 80 milioni di euro (65 più bonus). «Il prezzo di un desiderio rimasto tale nel 2017, quando lo United di José Mourinho fu più veloce del Chelsea di Antonio Conte nel convincere l’attaccante. Ma quando Conte ha firmato con l’Inter, gli garantirono i gol del belga, che per portare a termine il trasferimento ci ha messo anche del suo, quando ha forzato la mano disertando la convocazione a Manchester» (Giulio Cardone e Matteo Pinci) • «Conte ha detto tante volte: “Non sapete cosa ho dovuto fare per portare Lukaku all’Inter”. Come l’ha convinta? “Subito. Il giorno che il mister ha firmato per l’Inter gli ho mandato un messaggio: Arrivo. Per me giocare per l’Inter in serie A è sempre stato un sogno. Quando ero in Inghilterra volevo giocare per il Chelsea, poi solo per l’Inter. Ho realizzato un sogno. Ora sono con l’allenatore che, per me, è il più forte. In campo non abbiamo mai sorprese, siamo preparati a tutto. Abbiamo vinto al secondo anno, il primo ci siamo andati vicini. Noi e Conte abbiamo vissuto il 2° posto in serie A e in Europa League come una sconfitta, l’abbiamo trasformata in motivazione» (a Daniele Dallera e Guido De Carolis) • «Lo scudetto chiude un cerchio. Lukaku lo aveva vinto soltanto in Belgio, con l’Anderlecht, proprio nell’anno in cui l’Inter centrava il triplete targato Mourinho. Non solo. Una delle partite più sfortunate del centravanti, nella sua avventura interista, è stata l’ultima della scorsa annata, la finale di Europa League contro il Siviglia. Lukaku, quella notte a Colonia, aveva firmato dal dischetto la trentacinquesima rete stagionale. Ma sul 2-2, nel momento cruciale, aveva sbagliato il contropiede decisivo prima di deviare nella porta di Handanovic il 3-2 definitivo degli andalusi» (Alessandro Bocci) • «È già entrato nell’olimpo degli attaccanti nerazzurri, come da eloquente statistica, che non include Ronaldo il Fenomeno soltanto per via dei noti infortuni. Prima di Lukaku erano stati appena sei i giocatori in grado di segnare più di 20 gol in campionato per due stagioni di seguito, e i nomi dicono parecchio: Meazza, Amadei, Boninsegna, Nyers, Vieri, Icardi. Di quest’ultimo il gigante di Anversa, 1,90 per 94 chili, è stato capace di recidere in breve tempo la nostalgia. Gli strappi nello spogliatoio il campione unificante li ha saputi ricucire innanzitutto col gioco. Segna e fa assist, detta il passaggio e lo raccoglie, attira gli avversari o se li scrolla di dosso sempre con lo stesso obiettivo: smarcare i compagni. Poi, certo, è anche questione di carattere e di capacità di entrare in sintonia con gli altri: perfino vedendolo di spalle alla finestra con vista sullo stadio virtuale del traffico di Porta Nuova, nel video subito virale, mentre dal grattacielo della sede intonava un coro da stadio reale, se ne evinceva lo sforzo di italianizzazione. Lo ha in effetti suggerito anche a Eriksen, quando il danese stentava a integrarsi: “Bisogna imparare la lingua, così tutto diventa più facile”» (Enrico Currò) • Ha raggiunto i 300 gol in carriera tra squadre di club e nazionale il 14 febbraio 2021, con la doppietta realizzata in Inter-Lazio 3-1. «Un traguardo alla portata di pochissimi, raggiunto a 27 anni come Cristiano Ronaldo. Per dire, Lewandowski ci è arrivato a 28 anni, Zlatan a 31. Solo Messi ci è riuscito prima, a 25, ma Messi è un caso a parte in tutte le statistiche» (Daniele Manusia)
Famiglia Il fratello minore Jordan (1994), è anche lui calciatore, terzino, di proprietà della Lazio, in prestito all’Anversa. Gioca a calcio anche il cugino Boli Bolingoli-Mbombo, difensore del Celtic, in prestito al Başakşehir.
Amori Ha un figlio, Romeo Emmanuel, nato nel 2018. Non si conosce l’identità della madre. Romeo vive a Milano con la nonna Adolphine • «La paternità mi tranquillizza. Quando torno da una sessione di allenamento, è lì, tutto eccitato. Totalmente eccitato. Vuole giocare con il papà. È divertente. Quando c’è una partita in televisione, mi riconosce e inizia a gridate: “Papà, papà”» (a Sky Sport Uk).
Curiosità Parla otto lingue: fiammingo, francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, italiano e lingala, la lingua bantu parlata nella zona del Congo da cui vengono i genitori • «L’italiano lo parla proprio bene: talento o studio? “Da giovane guardavo le partite della Serie A su Sky, con la telecronaca in italiano. Sognavo di giocare per l’Inter. A Manchester c’era Matteo Darmian, gli dicevo: ‘Andrò all’Inter, vedrai. Tu devi parlare con me solo in italiano e io ti rispondo in inglese’. Sono arrivato qui e già conoscevo abbastanza bene la lingua”» (a Dallera e De Carolis) • È stato il primo giocatore della Premier League a legarsi all’agenzia creata dal rapper Jay-Z, la Roc Nation Sports • «L’agiografia si è nel tempo arricchita di aneddoti: dalla dieta – petto di pollo, pesce e insalata, ma carboidrati prima della partita sotto forma di gnocchi – all’arte del beatboxing, riprodurre con la bocca il suono della batteria» (Currò).