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 2021  maggio 24 Lunedì calendario

Biografia di Stefano Baldini

Stefano Baldini, nato a Castelnovo di Sotto (Reggio Emilia) il 25 maggio 1971 (50 anni). Ex maratoneta. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene (2004), due volte campione d’Europa (1998, 2006), due volte terzo ai Mondiali (2001, 2003). Primatista italiano (2 ore 7’22” il 23 aprile 2006 a Londra). Dopo aver chiuso la carriera con il 12° posto alle Olimpiadi di Pechino (2008), nel 2010 annunciò il ritorno e la partecipazione ai campionati europei di atletica leggera: fermatosi al ventitreesimo chilometro della maratona («Il tempo e i chilometri percorsi in più di vent’anni di carriera mi hanno presentato il conto»), si è ritirato definitivamente dalle competizioni. Dal 2010 al 2018 è stato direttore tecnico del settore giovanile della Fidal, la federazione italiana di atletica. Ora fa l’allenatore, tra gli altri di Valeria Straneo, Lorenzo e Samuele Dini e Pietro Riva. «Vengo da una famiglia di contadini dove la fatica è nella nostra cultura».
Vita «Sono l’ottavo di 11 fratelli, 6 maschi e 5 femmine, nati fra il 1959 e il 1977. Mio padre è originario di Viadana, nel mantovano, e ha varcato il Po per venire nel reggiano dove la terra, essendo allora zona depressa, costava poco. Ha comperato la fattoria e il terreno a Castelnovo di Sotto. Adesso tutto il terreno è coltivato a foraggio per dar da mangiare alle 250 mucche che forniscono il latte per produrre il Parmigiano Reggiano. La mia famiglia mi ha dato il gusto della competizione. Quando ero piccolo, correvano già i miei fratelli maggiori, Pietro, Giuseppe e Marco e io volevo andare ad allenarmi con loro. Avevo 11 anni e loro via, a 3’40’’ al chilometro. Ho cominciato resistendo al loro ritmo poche centinaia di metri, poi un chilometro, poi tutto l’allenamento, sino a diventare il più forte dei Baldini. Ma loro mi hanno anche aiutato a diventare quello che sono. In campagna tutti lavorano, ma loro mi hanno permesso di dedicare il mio tempo all’allenamento. Tanta gente mi ha dato una mano, come i proprietari della Calcestruzzi Corradini di Rubiera. Sino al 1999 ho lavorato part-time nell’ufficio amministrativo» (Dell’Arti Parrini, Catalogo dei viventi 2009) • A proposito del successo olimpico del 2004: «Solo a giugno Baldini confidava al suo allenatore-confessore Luciano Ghigliotti: “Sono un uomo finito, non correrò mai più, mi manca la volontà, non riesco a dormire, non trovo la forza dentro”. Erano le conseguenze della crisi familiare che l’ha indotto a chiedere il divorzio dalla moglie Virna e costretto a negoziare le ore mensili da trascorrere assieme alla figlia, l’amatissima Alessia. Poi però resuscitava, sino a trarre slancio e determinazione proprio da quella crisi. “Sono riuscito a trasformare una situazione negativa in energia positiva”. Fu il miracolo del 29 agosto nello stadio della prima Olimpiade. Impossibile dimenticare quel suo urlo al traguardo, rabbioso, liberatorio, esplosivo. Molti, anche i suoi compagni di corsa che si sono visti tante volte quella scena alla moviola, hanno letto dalle sue labbra un poderoso “vaffa... Virna”» (Lorenzo Cremonesi) • Il padre festeggiò l’oro olimpico «chiudendosi nella stalla a mungere le sue 200 frisone, il vero tesoro di famiglia» • Conserva la medaglia d’oro in banca, in una cassetta di sicurezza • «Cosa le passò per la testa negli ultimi chilometri? “Dopo il corpo a corpo con De Lima gli ultimi quattro li corsi in perfetta solitudine”. Cosa ricorda? “Ho ricordi belli, quei quattro chilometri furono lunghissimi e troppo brevi, improvvisamente mi trovai faccia a faccia con la mia storia d’atleta. Pensai a quello che avevo fatto per arrivare fino a lì, alle prime campestri, alle gare scolastiche, ai Giochi della Gioventù. Nel 2004 ad Atene avevo 33 anni, ma venti di quelli li avevo già spesi correndo”» (a Elio Pirari) • Sul successo olimpico c’è una piccola ombra, l’intervento del prete spretato Neil Horan che fermò il brasiliano in testa alla corsa, seppure braccato dall’azzurro (l’avrebbe raggiunto e superato lo stesso?): «Vanderlei Cordeiro Lima corre verso l’oro della maratona. Ma a cinque chilometri dal traguardo viene travolto dall’irlandese in costume che sbuca come un genio perfido delle brughiere per togliergli ogni speranza di vittoria» (Giancarlo Galavotti) • Dopo l’oro olimpico, nel 2004 ha interpretato uno spot per Ip: «È stato durissimo girarlo, nel deserto del Kalahari in Namibia. Cinque giorni di lavorazione, tempeste di sabbia, una volta sono stato impegnato dodici ore. Mi portavano in elicottero sulle dune e mi lasciavano da solo: cominciavo a correre, mentre mi riprendevano dall’alto. Ero sporco, ma a loro piaceva così» (a Mattia Chiusano) • «Dopo Atene il mondo è cambiato, sono rimasto impressionato dalla popolarità. Mi ha condizionato in tutto, sono riuscito a contenere l’onda d’urto di 5-6 mesi di stress solo perché avevo 33 anni. Ecco, questo è il segreto: se gli anni fossero stati 23 non ce l’avrei fatta. É uno stress che auguro a tutti, ma è meglio vincere quando sei più vecchio» (a Riccardo Signori) • «Ogni tanto mi chiedono impegni anche di rappresentanza. Volevano che corressi un pezzo di maratona con Romano Prodi a Reggio Emilia. A me non andava di essere poi etichettato, avrei avuto lo stesso problema anche con un candidato dell’altro schieramento. Però quello che mi ha fatto decidere per il no è stata l’idea di andare così piano. L’ultima volta che l’ho fatto è stato per la Deejay running, correvo con Linus, ma i dilettanti vanno a zig zag e tengono un ritmo troppo basso, mi si imballano le gambe» • Nel 2014 è stato sentito due volte dalla Procura di Bolzano nell’inchiesta penale sulla positività all’Epo di Alex Schwazer. «Sono stato ascoltato come persona informata dei fatti come accaduto a tanti altri e a scanso di equivoci voglio ribadire la mia totale estraneità alla vicenda. Soprattutto dopo che alcuni titoli di quotidiani hanno dato adito a dubbie interpretazioni. La mia vita professionale è sempre stata trasparente e corretta» (a Eugenio Capodacqua) • Sulla nuova carriera da allenatore: «Seguo atleti di tutte le distanze, dagli 800 alla maratona, perché credo sia giusto mettersi alla prova su tutto e rimanere aggiornato a 360°. L’aspetto più complicato è quello di non fare riferimento a quello ho fatto io in passato. Con ogni atleta devo ripartire da zero e instaurare un nuovo rapporto, alla luce dell’unicità della persona che mi trovo davanti. Non ritroverò mai un altro Stefano Baldini tra i ragazzi che alleno, ma questo non perché non ci possono essere atleti più o meno forti di me, più semplicemente perché quel percorso che ho fatto io è stato e resterà unico, così come lo sarà il percorso del ragazzo o della ragazza che mi trovo ad allenare» (a Luca Tocco) • Dal 2012 è commentatore per Sky Sport (lo è stato anche per Fox Sports). Dal 2014 partecipa come ospite alla trasmissione radiofonica Deejay Training Center condotta da Linus su Radio Deejay • Ha pubblicato due libri, entrambi per Mondadori: Maratona per tutti e Quelli che corrono • Calcola di aver corso in carriera almeno 180 mila chilometri. «Ma a partire dal 1990, prima non ho contato» (a Signori).
Amori Sposato con Virna De Angeli, ex primatista italiana dei 400 (51’’31 nel 1997). Hanno tre figli, Alessia (nata nel giugno 2001), Laura (nata nel febbraio 2012) e Lorenzo (nato il 5 gennaio 2015). Tre mesi prima delle Olimpiadi di Atene 2004 la coppia s’era separata.
Calcio. Tifoso della Juventus • «Perché non ha pensato di fare il calciatore? “Ci ho provato ma non ero granché. Eppoi a me piace fare di testa mia, decidere da solo, gli sport di squadra non mi hanno mai suggestionato troppo”» (a Pirari).
Frasi «La maratona non la fai contro gli avversari, ma contro te stesso, è una cosa tua, è la tua capacità di conoscere ogni angolo del tuo serbatoio di energie» • «Ci penso almeno un minuto al giorno da Atene 2004» • «Il trucco è pensare il meno possibile alla gara per non bruciare energie nervose. Correre in una bella città, come Roma o Madrid, aiuta. L’arte, la buona architettura, ti allontanano i brutti pensieri» • «Guardate i calciatori: sono strapagati ma hanno un sorriso triste, non gioiscono fino in fondo di quello che fanno, perché probabilmente non ne sono soddisfatti. Succede quando il business supera il gioco. I maratoneti invece sono diversi, magari squattrinati, ma quando corrono sono felici».