28 maggio 2021
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Biografia di Helmut Berger (Helmut Steinberger)
Helmut Berger (Helmut Steinberger), nato a Bad Ischl (Austria) il 29 maggio 1944 (77 anni). Attore. Modello. Un tempo considerato «l’uomo più bello del mondo». Fu amante e musa di Luchino Visconti, che lo definì «un giovane puledro pieno di estro». Tra i suoi film: La caduta degli dei (Luchino Visconti, 1969), Il giardino dei Finzi Contini (Vittorio De Sica, 1970), Ludwig (Luchino Visconti, 1973), La colonna infame (Nelo Risi, 1973), Gruppo di famiglia in un interno (Luchino Visconti, 1974), Una romantica donna inglese (Joseph Losey, 1975), Salon Kitty (Tinto Brass, 1976), La lunga notte di Entebbe (Marvin J. Chomsky, 1976), Le rose di Danzica (Alberto Bevilacqua, 1979), Il padrino – Parte III (Francis Ford Coppola, 1990). Ha recitato anche in una stagione della serie americana Dynasty (1981) • «Dotato di una seduttiva bellezza fisica, ha interpretato personaggi crudeli, maledetti, corrotti, segnati da una disarmante ambiguità psicologica e sessuale» (Treccani) • «Una vita movimentata e travagliata, dovuta a un carattere instabile e nevrotico» (Corriere d’Informazione, 14/3/1977) • «Invecchiato malissimo, patetico, rabbioso e poverissimo. Vive in una casa disordinata e sporca, con una domestica a ore che fa quel che può» (Paola Jacobbi, Vanity Fair, 11/9/2015) • «Un ragazzo a cui volevo molto bene. Ha esagerato: bevendo, con le droghe. Forse per costruire un “personaggio”. Ricordo litigate furiose, scenate, urla…» (Marina Cicogna Volpi di Misurata) • «Oggi, a parte Helmut Berger, non ci sono più donne interessanti» (Billy Wilder) • «Quentin Tarantino l’ha definita uno dei più grandi attori viventi. Si è sbagliato per eccesso o per difetto? “L’aveva detto anche Andy Warhol. Non possono essersi sbagliati entrambi”» (Fabrizio Accatino, La Stampa, 28/4/2019).
Titoli di testa La volta che Helmut Berger passò ore in una boutique a scegliere vestiti mentre Visconti lo attendeva. «Ci vuole pazienza con i figli», disse il proprietario del negozio. Al che Berger rispose: «Questo non è mio padre, questo è un vecchio frocio italiano».
Vita Nato a Bad Ischl, a cinquanta chilometri da Salisburgo, dove Francesco Giuseppe, promesso dalla risoluta madre a Nené Wittelsbach, ebbe il coraggio di ribellarsi e seguire il suo cuore, che lo portava invece alla sorella più giovane, Sissi • Figlio unico. Famiglia benestante. Helmut per anni vive solo con la madre, visto che il padre, soldato in Russia, era rimasto a lungo prigioniero oltrecortina. «A parte sciare come la maggior parte degli austriaci, non sapevo fare molto» • Il ragazzo è ribelle e scansafatiche. La madre lo vizia e lo protegge. Il padre lo vorrebbe direttore nell’albergo di famiglia, per dargli un’educazione adeguata lo manda prima in un collegio francescano a Feldkirch (dove è costretto a confessarsi due volte a settimana), poi in un istituto alberghiero a Bad Hofgastein. Quando Helmut gli confida che vorrebbe fare l’artista, Herr Steinberger non esita ad alzare le mani su di lui. «La mia vita è sempre stata una battaglia» • A diciotto anni Helmut va a Londra per frequentare la Century Dramatic Art School. Nella capitale inglese fa il modello, si ricorda la pubblicità di uno sherry. Conosce David Bailey, Twiggy, Cat Stevens: «Ci facevamo le canne e ci abbracciavamo. Eravamo tutti fratelli e sorelle. Erano gli anni della liberazione sessuale, leggeri e spensierati» (alla Arlettaz) • «Mi sono iscritto all’Università di Perugia. Un giorno per caso mi sono trovato a Volterra dove Visconti girava con Claudia Cardinale il film Vaghe stelle dell’Orsa. Scendeva la notte, l’assistente di Luchino mi portò un lungo scialle di cachemire grigio. Ne ricordo ancora il profumo, potrei riconoscerlo tra mille» • Quando Visconti si accorge di quel ragazzo che assiste alle riprese, giovane, un metro e 78, occhi azzurri, capelli biondo-cenere, comincia a ricoprirlo di regali. «Io all’inizio ho resistito, l’ho considerato un gioco, solo più tardi mi sono innamorato» (Paolo Valentino, Corriere della Sera, 14/08/1998) • Helmut ha poco più di vent’anni. Luchino ha già passato i sessanta. «Lui era l’uomo, quello che nel rapporto prendeva sempre l’iniziativa sessuale mentre io facevo la parte della donna riluttante, la diva capricciosa». «Visconti “amava i preliminari raffinati. Sotto le sue mani, uno conosceva la pura lussuria”. Ma l’attore si lamenta che “lui non fosse mai affettuoso in presenza del personale perché trovava impossibile mostrare in pubblico il nostro matrimonio”. La gelosia fu parte integrante del rapporto andato avanti per dodici anni, fino alla morte del regista. Berger ricorda la scenata di Visconti, quando lo sorprese a flirtare al telefono con Rudolf Nureyev, uno dei suoi amanti occasionali: “Tagliò il filo e mi lanciò addosso una lampada”. E quella sua, di fronte all’ennesima lettera di Alain Delon che pregava il suo antico mentore di dargli ancora un ruolo in un suo film. “Se giri con quel tipo da marciapiede, ti lascio”, urlò Helmut» (Valentino) • «Per i viaggi, Luchino mi aveva fatto fare una specie di cestino da picnic in cui aveva messo una coperta, un piatto e un bicchiere, il tutto con lo stemma della famiglia Visconti» (Arlettaz) • «Luchino mi ha anche guastato perché, da ricco aristocratico, non aveva alcun senso del denaro. E anch’io trovavo assolutamente normale farmi fare dieci vestiti o farmi regalare una Maserati invece di mettere dei soldi in banca» (a Valentino) • Il regista gli offre una parte nell’episodio La strega bruciata viva di Le streghe (1967) ‒ gli altri episodi sono diretti da Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Franco Rossi e Vittorio De Sica. Helmut tocca il vertice della popolarità con Ludwig, dove interpreta il sofferto e sensibile re di Baviera Ludwig II, simbolo dell’estetismo tardoromantico. «Ludovico II di Baviera - passato alla storia come folle e scialacquatore - diceva di sé: “Voglio rimanere un eterno enigma, per me e per gli altri”. Ludwig è la sua autobiografia? “Lui era un re, io no. Però è vero, il personaggio me lo sono sentito mio. Lavoravamo soltanto di notte, con orari impossibili. Visconti girò 16 ore di film e io per sei mesi non vidi la luce del giorno. Per riprendere normali ritmi di vita dovetti farmi curare in una clinica. Lo stesso capitò a Romy Schneider. E anche Luchino alla fine delle riprese ebbe un ictus e rimase paralizzato. Abbiamo pagato tutti quella fatica, ma il film resta straordinario”. Come Gruppo di famiglia in un interno. “Un altro film splendido. Tutto quello che Luchino toccava diventava un capolavoro”» (Accatino) • «È stato il mio maestro, di vita e di cultura. Era un uomo che non ha fatto solo cinema ma anche teatro e opera, con dive come Mirella Freni e Maria Callas. Un uomo indimenticabile. Siamo stati insieme per molti anni, ci siamo scambiati tutto. Quand’è morto mi è crollato il mondo addosso».
Ira Visconti sapeva anche essere irascibile. Durante le riprese della Caduta degli dei, gli gridò: «Tornatene a casa tua! Tornatene in Austria! Va’ a scuola! Sei un merdoso!… Ti voglio decadente! Volgare!».
Capelli Se li faceva più biondi con lo shampoo alla camomilla (Lina Sotis, Corriere della Sera, 14/3/1977).
Sport A St. Moritz frequentava i fratelli Agnelli e approfittava del loro elicottero per raggiungere la cima delle piste.
Sesso Il sesso di Nureyev scorticato da una cerniera lampo aperta troppo in fretta per soddisfare i loro desideri.
Scherzi A Richard Burton, che indossava pantaloni bianchi, e che lo infastidiva, mise tartufi al cioccolato sotto il sedere.
Imbarazzo Nel 1971, invitato da Ranieri di Monaco al Ballo della Croce Rossa a Monte Carlo. La principessa Carolina gli chiedeva di ballare, ma lui rifiutò. «Avevo appena tirato della cattiva cocaina. Volevo petare lievemente, ma non mi trattenni e il mio smoking bianco si colorò di marrone. Rispettai però l’etichetta e, nonostante la puzza, rimasi seduto fino alle quattro del mattino. Un inferno».
Feste Festeggiò il proprio 30° compleanno con «un party in cui era d’obbligo vestire nel modo più sciatto e, possibilmente, di cattivo gusto». Per l’occasione si tinse i capelli di rosso, e indossò pantaloncini da spiaggia, cinturone a borchie da teppista, stivaletti con tacco alto e calzini arancione.
Alcool Beveva solo champagne.
Cocaina Si fece fare da Bulgari una cannuccia d’oro da portare al collo per sniffare cocaina.
Vizi «Dannato? Non sono mica Mickey Rourke. Non ho alcun istinto di autodistruzione. Ho solo provato di tutto, droghe, alcol e poi ho smesso quando ho capito che non portavano a nulla».
Risse «Ha un carattere ribelle che lo porta a litigare quasi sempre con tutti. Famosa rimase la scazzottata brasiliana con la contessa Marina Cicogna, da cui usci “knock out”, per non parlare poi degli schiaffi pubblici, ai tempi della droga, affibbiati a Paolo Vasallo, a Roma, oppure la rissa clamorosa al Mau Mau club di Marbella dove, per Christina Onassis, trasformò in un campo di battaglia il ristorante più chic della costa» (Sotis).
Oltraggio «Io lavoro per i paparazzi, hanno famiglia, e se non fanno foto scandalose i loro bambini non mangiano, allora tiro fuori il cazzo volentieri e piscio sul poliziotto, lo faccio per loro».
Multe Nel marzo 1974, a Cortina per girare il film Mercoledì delle Ceneri, con Elizabeth Taylor e Henry Fonda si presentò verso le due di notte in albergo chiedendo di poter salire nella stanza di un amico. Al rifiuto oppostogli dal portiere, lo aggredì, ingaggiando una rissa e svegliando tutti i clienti. Fu condannato a pagare una multa di 160 mila lire per ubriachezza e molestie.
Carcere «Sono anche stato in prigione: a Roma dicono che se non sei mai stato in prigione non sei romano. Quando c’erano le Brigate Rosse, ho insultato un siciliano, poliziotto, e mi hanno fatto passare un bel weekend in prigione. Ne ho approfittato per leggere Marcel Proust, perché Luchino voleva farci un film, ma io non avevo voglia di studiare».
Suicidio «Dopo la morte di Visconti tutto il mondo mi ha fatto le condoglianze tranne i grandi amici di Luchino, come Adriana Asti o Umberto Orsini. Persone che invitavo sempre a mangiare con noi e che invece mi hanno tradito. Sono venuti nella nostra villa a Ischia, hanno goduto della mia bontà, mentre alle mie spalle la Asti portava altri omosessuali (l’ultimo era un polacco) per buttare fuori me.. Ho tentato di suicidarmi con whisky e pillole: mi hanno trovato a terra con la schiuma alla bocca. Mi hanno rinchiuso in manicomio. Mi chiamavano Romy Schneider e Marisa Mell. Così, dopo due notti, ho deciso di scappare: sono andato a ballare al night e sono tornato alle sei, con le flebo...» (a Michele Deroma, Libero, 16/11/2014).
America Disse di aver recitato in Dynasty e nel Padrino solo per i soldi. «Sono un europeo e odio tutto quello che viene dall’America, anche se ora c’è un presidente di colore, cosa che trovo niente male. Prima o poi avremo anche un Papa di colore, che sarebbe ancora meglio, e per chiudere vi sarà poi pure una papessa di colore» (alla Frankfurter Allgemeine, nel 2009).
Amanti Dice di averne avuti tremila, uomini e donne. Tra loro: Marisa Berenson, Liza Todd, Linda Blair, Marisa Mell, Ursula Andress e Britt Ekland. Rivelò una presunta storia a tre con Mick e Bianca Jagger.
Interventi «Mi sono sottoposto all’intervento per allungare il pene, funziona e non è doloroso».
Incendi Durante una notte d’aprile del 1993 il suo appartamento andò a fuoco. Lui fu tirato fuori dai pompieri, completamente ubriaco. Non si è mai capito come fosse scoppiato l’incendio.
Moglie Tale Francesca Guidato, Si conobbero in discoteca nel 1979, al Jackie O’. Lei, 17 anni, lui 34. «Ci siamo sposati nel 1994 nella Chiesa di San Felice martire, il sacerdote lo confessò per due ore e quindici minuti, gli invitati rimasero fuori in attesa» • «“Siamo rimasti sposati per più di due anni e mezzo. Dopodiché lui, al contrario di quello che dice, non ha chiesto nessun divorzio. Sono io che ho chiesto la separazione per colpa, che ha ostacolato in ogni forma. Sono stufa di leggere che vado a spillargli soldi o che il nostro matrimonio era valido solo sulla carta”. Perché “per colpa”? “Mio marito non mi tradiva con un uomo bello come Miguel Bosé ma con un mostro che era la sua domestica. Si sentiva come Martin, il ruolo del figlio succube della madre che interpretò ne La caduta degli dei. Faceva due vite parallele, doveva salvare la faccia”. Dice che tra voi non ci fu rapporto carnale. “Ma se lo era già prima delle nozze? Sono passati 30 anni e stiamo parlando ancora di noi, come Flora e Marcello Mastroianni”. Non le dava fastidio che fosse bisessuale? “Almeno io lo sapevo. Di questi tempi fa una gran differenza. Mick Jagger era il suo idolo”. Andò a letto con Jagger e con l’ex moglie Bianca? “Non sarebbe stata la prima volta che faceva cose di quel tipo. Sto scrivendo un libro su Helmut. Si intitola Ho sposato la vedova di Visconti. Se essere vedovi è portare un dolore, lo fu realmente”» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 9/6/2010).
Marito Nel 2015 a Ibiza sposò tale Florian Weiss, noto in Germania come «Botox boy», 37 anni meno di lui. La moglie lo denunciò per bigamia. «Helmut dice che la bigamia si confà di più a lui. Così l’ho denunciato per la seconda volta, dopo quella per diffamazione aggravata, visto che sui settimanali internazionali mi definisce quella tr... che mi vuole spillare soldi. Non ho mai avuto alimenti da lui, con gli interessi maturati dovrebbe corrispondermi una cifra attorno ai 550 mila euro. È l’ultima di mille menzogne» (a Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 6/10/2015).
Critiche «Non lo ricordo con affetto. Helmut ha quello che si merita. Sparì quando Luchino ebbe l’ictus. Gli doveva tutto. A Luchino piacevano i tipi diabolici. Alla proiezione per il restauro integrale di Ludwig protestava: "Dove sono i miei primi piani?". Cercò di deturpare lo schermo. Gli diedi uno schiaffo. Non lo trovavo così bello. Se gli piaceva qualcuno, uomo o donna, non si faceva scrupoli» (Dino Trappetti, della sartoria Tirelli, che ha vestito i film di Luchino) • «Non aveva nessuna cultura cinematografica, si sentiva protetto da Visconti che però non sopportava i suoi amici. Simpatico, ma quando avvicinava la bottiglia faceva paura» (il press-agent Enrico Lucherini) • «Non lo vedo da 20 anni. Era lui dottor Jekyll e Mr Hyde. Lo aiutai quando fu arrestato per una stupidaggine, una lite sotto casa sua, lui non c’entrava niente, prese di petto i poliziotti, se lo portarono via. Al carcere di Regina Coeli gli mandai una lettera in mezzo a un libro: stai tranquillo. Trovai l’avvocato che lo tirò fuori, lo portai a casa mia evitando i paparazzi. Amava la pittura e voleva imparare. Se non si fosse rovinato con l’alcol, sarebbe stato un grande attore» (Elsa Martinelli) • «C’è una parte di sé molto borghese che ha a che fare con l’educazione austriaca, il suo perfezionismo era quello di Visconti. Se vive in un bilocale a Salisburgo non vuol dire che stia morendo di fame; è un dissipatore, perse anche il letto di Luchino» (Francesca Guidato).
Curiosità Nel 2004 è tornato a vivere a Salisburgo dalla madre («Helmut passa l’aspirapolvere e lava i piatti, è una vera perla») • «Dopo aver girato 80 film vivo con la pensione italiana di 200 euro al mese» • Parla tedesco, francese e italiano • Adora la musica classica, la poesia, i saggi politici, il nuoto, lo sci, soprattutto «una bella dormita in un letto laminato d’oro» • Il suo accento austriaco è così marcato che veniva doppiato pure in Germania • In una scena di Jackie Brown (Quentin Tarantino, 1997) Robert De Niro guarda in televisione un film in cui compare lui, La Belva col mitra • Era molto amico dello stilista Egon von Fürstenberg • Molti suoi amici sono morti di Aids. «Si è mai sentito discriminato per aver dichiarato apertamente la sua bisessualità? “Mai. E pensi che sono stato il primo ad avere avuto il coraggio di dirlo apertamente. D’altronde che cosa avrei dovuto fare? Sono così e così rimango, piaccia o no. Ognuno ha diritto alla propria natura”» (Accatino) • Non gli piace la sua autobiografia, Ich (Ullstein Verl., 1998) scritto in realtà con la collaborazione di Holde Heuer. «Quel libro è pieno di cretinate. Ne esco come una checca deficiente. Non è farina del mio sacco» • Su di lui esiste anche un documentario, Helmut Berger, actor, dell’austriaco Andreas Horvath. «Un film che inizia con Helmut Berger a culo nudo e addosso solo una maglietta sporca di Emmanuelle a Saint Tropez e finisce con lui che si masturba di fronte alla foto di Luchino Visconti ("Aristocratico") e chiede al regista di tirarselo fuori e di farglielo toccare e quando viene si asciuga con la maglia di cachemere non può che essere un capolavoro» (Marco Giusti, Dagospia, 10/9/2015) • «Dopo la morte di Luchino la famiglia Visconti di Modrone ha fatto sparire il testamento, in cui lui aveva pensato a me. Ho trovato strano che nessuno si sia schierato dalla mia parte. Anche il cinema italiano mi ha voltato le spalle, nonostante il pubblico mi adorasse» • «L’incontro con Luchino Visconti? “È stata la mia fortuna, se no avrei trovato Pasolini a Termini, e sarei finito a Ostia. Avrei potuto finire addirittura con Zeffirelli... Per carità! Sono più un tipo da Elizabeth Taylor o Faye Dunaway, io”» (Deroma) • «Sta invecchiando come si sarebbe immaginato da giovane? “Non ho mai pensato alla vecchiaia, non ne ho avuto il tempo. Ho vissuto la mia vita giorno per giorno”. Come immagina che morirà? “Non lo so. Nel frattempo aspetto che mi arrivi una bella sceneggiatura”» (Accatino).
Titoli di coda «“Io sono un istrione / ma la genialità è nata insieme a me / nel teatro che vuoi / dove un altro cadrà / io mi surclasserò / io sono un istrione / ma la teatralità scorre dentro di me. / Quattro tavole in croce / e qualche spettatore / chi sono lo vedrai / lo vedrai” canta Charles Aznavour. Con lui, Helmut Berger ha girato un solo film, Il bel mostro, ma la canzone sembra composta per lui. Ora che gli anni sono passati, il corpo si è appesantito e le movenze e la gestualità sottolineano sempre più la sua omosessualità, a molti viene il sospetto (e il rammarico) che Berger sia rimasto prigioniero di uno dei personaggi che Visconti gli aveva scritto addosso: un dandy decadente in balia di una gloria passata» (Affaticati).