Anteprima, 26 aprile 2021
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Biografia di Milva
Milva (Maria Ilva Biolcati) (1939-2021). Cantante. Attrice • «Per molti è stata la Pantera di Goro, provincia ferrarese, ai tempi in cui cantava a Sanremo col capello ribelle e il vestito di mammà Il mare nel cassetto testi di Marotta, arrivando terza e diventando pure la terza voce della nuova trinità con Mina e Vanoni; per altri è stata l’attrice il cui gene vocale fu modificato da Strehler, Pigmalione che la lanciò nell’universo di Brecht, del teatro impegnato di Weiss; per altri ancora resta la partner di Piazzolla in alcune indimenticabili serate di Tango, ma la si può identificare anche come prima donna di musical, quando passeggiava con Gino Bramieri in Angeli in bandiera di Garinei e Giovannini, 1969. Di sicuro Maria Ilva Biolcati, è stata caparbia e ribelle, non si è mai negata nulla, in tv neanche il Cantatutto con Villa e Arigliano nel 63-64, neanche Milva club, arrivando fino all’Olympia di Parigi, alla Scala con La vera storia di Berio-Calvino nell’82 e al Regio di Torino in Orfeo all’inferno di Offenbach. Un coraggio ripagato dal successo internazionale specie in Germania, grazie alla padronanza della lingua, dove nel 62 incide Liebelei» [Maurizio Porro, CdS] • Famiglia di modeste condizioni sociali, madre sarta. «A 7 anni già a Goro insistevano con mia madre di farmi cantare, e lei minimizzava» • A vent’anni vinse un paio di concorsi per voci nuove indetti dalla Rai. Nel 1961 al Festival di Sanremo con Il mare nel cassetto, poi Bella ciao (1963), gli album Canzoni del tabarin, Canzoni da cortile e Canti della libertà, nel 1965 il primo recital al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Strehler, Ma cos’è questa crisi?, cui fece seguito Milva canta Bertolt Brecht. Nel 1973 fu la volta de L’opera da tre soldi, seguirono incisioni d’autori di prestigio (Theodorakis, Jannacci, Battiato), qualche film (Wherever you are, Zanussi 1988), un ruolo da protagonista nell’opera di Luciano Berio La vera storia (nell’82 alla Scala) ecc. Nel 2010, dopo aver pubblicato l’album Non conosco nessun Patrizio, prodotto da Franco Battiato, aveva annunciato l’addio alle scene • Con oltre ottanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo, rimane ad oggi l’artista italiana con il maggior numero di album realizzati, 173 tra studio, live e raccolte • «Da bambino, forse per la potenza della voce, credevo fosse un donnone, era invece mingherlina, anche fragile, ma con una energia artistica spaventosa – i suoi bassi affioravano dal profondo, erano underground come il fiato dei vulcani. Milva è stata una donna di sinistra per doppia via: perché era del popolo (spesso, in quegli anni, di sinistra) e perché incontrò Strehler e la Milano del Piccolo Teatro, che oggi sarebbe detto, cretinamente, radical chic, ma fu semplicemente un glorioso avamposto della migliore cultura europea, che sì, per coincidenza astrale, in quegli anni era piuttosto di sinistra, abbiate pazienza. Cantò con la stessa voce Kurt Weill e la fatica e il coraggio delle mondariso» [Michele Serra, Rep] • «Le sue storie sentimentali sono state appassionate ma spesso finite male, forse proprio perché vissute in palcoscenico, davanti alla curiosità morbosa del pubblico. A cominciare dall’unico che ha sposato, Maurizio Corgnati, il suo Pigmalione “che non ho saputo amare abbastanza, che ho fatto tanto soffrire”. Si incontrano negli studi Rai di Torino, lei è una ragazzina scalza con i capelli rossi, lui un intellettuale di 22 anni più vecchio: si sposano nel 1961 e nel 1963 nasce la figlia Martina. Nel frattempo, Milva diventa una stella. Nel 1969 morde il freno, è giovane, non è pronta a fare la signora borghese e si innamora di un altro: Domenico Serughetti, in arte Mario Piave. Lascia immediatamente Corgnati: “Se ne andò una notte e si portò via anche la nostra bambina”, dirà poi lui. Un grande amore di cui poi Milva si pentirà: “Ebbero ragione a criticarmi. È stata la più grande cavolata della mia vita. Ero giovane, avevo 28 anni, fui attratta da un mio coetaneo”. La storia dura solo quattro anni, tra litigi continui e i tentativi di suicidio di lui. Nel 1979 Mario Piave viene trovato morto, ucciso da cinque colpi di pistola, nella sua auto alle porte di Roma. Una fine rimasta avvolta nel mistero. Nei primi anni ’70 l’incontro con il filosofo Massimo Gallerani- “Bello, intelligente, speciale”. Il rapporto dura 15 anni intensi anche se i due non convivono mai. Ma nel 1989 lui la lascia per una donna più giovane. “Un lutto, una morte, la scomparsa di una persona cara”, commenterà Milva che cade in una profonda depressione. Intanto la carriera continua: sul palcoscenico, uniti dal comune amore per Bertold Brecht, incontra l’attore Luigi Pistilli: “Sono molto innamorato, ho nella testa Milva da molto tempo, ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo – dirà lui –. Poi, una sera a cena del gennaio ‘91, finito di recitare insieme la Lulù di Wedekind, le feci una dichiarazione come si usava una volta”. Anche questa storia però è destinata a non finire bene. Forse anche per colpa del lavoro, che ha una battuta d’arresto con una sfortunata rappresentazione di Tosca. Nel 1996 Pistilli rilascia un’intervista a Oggi: “Milva non ama gli uomini, lei li mastica, le fanno comodo”. Un mese dopo si suicida, impiccandosi nella sua casa di via Mozart a Milano. Lasciando un biglietto: “Ho sbagliato tutto, scusa per l’articolo su Oggi. È infame”. Quando lo viene a sapere Milva è in camerino, pronta per l’ultima rappresentazione di “Tosca”: la sua reazione è un urlo disperato» [Silipo, Sta] • «Dopo l’annuncio del ritiro dalle scene, nel 2010, da anni non usciva più. Nella sua casa di via Serbelloni a Milano, stava come in un’attesa spaesata, ma non incosciente. C’è stato ancora Sanremo nel 2018 quando Claudio Baglioni le assegnò la targa alla carriera. E poi nel silenzio, di tanto in tanto, col tramite della fida Edith, amica-segretaria, postava qualche suo pensiero» [Bandettini, Rep] • È morta nella sua casa di via Serbelloni, in pieno centro a Milano, con accanto la segretaria Edith e la figlia Martina Corgnati, critica d’arte • «Mia madre Milva non è morta per Covid, ma di una malattia neurologica e degenerativa che non era però Alzheimer. Una patologia forse legata alla vita intensa e ricca di impegni e sfide artistiche continue, a una specie di stanchezza antica e profonda. Nonostante i numerosi problemi di varia natura riusciva comunque a capire e a gioire» (la figlia Martina Corgnati) [a Mario Luzzatto Fegiz, CdS].